giovedì 9 agosto 2012
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l giorno della verità per Alex Schwazer, stoppato prima della sua missione olimpica a Londra perché positivo all’Eritropoietina (Epo). «L’ho comprata in Turchia, ad Antalya, dove mi sono recato a settembre dell’anno scorso. Ho portato con me 1500 euro e le ho messe sul banco del farmacista che non ha fatto domande». Comincia così, tra lacrime e disperazione, la confessione fiume del marciatore.Tre giorni dopo la notizia della sua positività e le lacrime al Tg1, l’olimpionico di Pechino le sue verità le ha volute raccontare in una lunga e gremita conferenza stampa. «Ho tenuto l’Epo in frigo in un contenitore diverso. È stata dura dire a Carolina (la pattinatrice Kostner, sua fidanzata ndr.) che fosse vitamina B12...». La Kostner è una sportiva, sa come vanno certe cose, possibile che ci sia cascata? «No, lei non sapeva niente, ho fatto tutto da solo. Carolina è una persona speciale, mi è stata vicina in questi giorni. Quando l’ha saputo mi ha detto che non me l’ero meritato...», continua Schwazer, tenendo lo squardo basso. In serata, la Kostner dirà: «Non approvo quello che ha fatto, ma io voglio bene ad Alex e in questo momento non posso che stargli vicino».«La differenza fra me e Carolina - ammette il marciatore - è che a lei piace quel che fa. Io, invece, non ce la facevo più. C’erano dei giorni in cui mi svegliavo ed avevo la nausea, pensando alla giornata che mi aspettava. È dura vivere allenandosi 35 ore a settimana e avere sensi di colpa, quando vai a bere una birra la sera con un amico, perchè sai che la competizione è tale che non puoi sgarrare. Chi ha talento e ce la mette tutta, con passione, ce la può fare. Io l’ho dimostrato a Pechino, quando ero sereno e non così sotto pressione come ora e avevo valori ematici di un anemico».Riflessioni amare di un 27enne che adesso si sente «liberato» dal peso della menzogna che non riusciva più a sostenere. «Perchè io - dice - non so mentire. La mattina del 30 luglio, quando si sono presentati a casa mia per il controllo antidoping, non ho più avuto la forza di dire a mia madre di non aprire la porta. Non potevo e non volevo più mentire, volevo solo che tutto finisse... Ora vorrei solo poter fare una vita normale, tornare a casa la sera dopo il lavoro e trovare la mia fidanzata e poter vedere i miei genitori, non una volta al mese, ma quando voglio io». Dalle stelle alla polvere, con la voglia di ricominciare, ma con un rammarico verso il suo ieri: «Volevo tutto e ho perso tutto. Volevo a tutti costi - spiega - fare la 20 km e anche la 50. Sulla 50 sono convinto che al top della forma - anche senza doping - avrei vinto, ma la 20 km è diversa, lì devi essere veloce nel finale e se vuoi fare anche la 50 km qualche giorno dopo, non funziona. Uno deve fare solo quello che sa fare, altrimenti sbaglia». Intanto aleggia sempre l’ombra del dottor Ferrari.L’altoatesino giura di averlo incontrato «cinque, sei volte per parlare con lui di tabelle di allenamento. Così anche il 1° maggio 2010, quando lo incontrai in autostrada a Verona dopo una gara a Sesto San Giovanni. Dieci giorni dopo avevo la Coppa del mondo in Messico, perciò era importante parlare con lui degli allenamenti, nient’altro. Quando poi nel 2011 ho sentito delle accuse contro di lui, gli ho scritto una mail, dicendogli di voler interrompere ogni rapporto». Il dottor Ferrari, dal canto suo, puntualizza: «Non ho più avuto contatti con Alex Schwazer da circa 18 mesi. Non gli ho mai consigliato pratiche doping, nè lui me le ha mai richieste. Le informazioni diffuse in questi giorni non possono provenire dalle indagini giudiziarie in corso, sia perchè coperte dal segreto sia perchè la Magistratura sa bene che i miei contatti con Alex Schwazer risalgono al passato.Pertanto coloro che li accostano alla vicenda attuale diffondono notizie diffamatorie e calunniose che non potrò esimermi dal denunciare». Intanto i carabinieri di Bologna stamattina attendono il loro ex campione. «Devo andare a Bologna per restituire la pistola e il tesserino - dice Alex con grande commozione - . Io devo tutto all’Arma. Se ho avuto la possibilità di esercitare questo sport da professionista, lo devo ai carabinieri». L’ultimo messaggio è per i giovani: «A casa ho quattro medaglie, una olimpica, due mondiali e una degli europei, ma la vita è ben altro. La vita è quella normale, non quella estrema che ho condotto io negli ultimi anni. Ho deluso tanta gente che credeva in me e per questo chiedo scusa a tutti».
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