giovedì 18 giugno 2015
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Con animo commosso sono anch’io a condividere la memoria dei vent’anni dalla morte di Alex Langer, uomo vissuto a servizio non solo del suo Alto Adige, ma dell’Italia, dell’Europa, del mondo. Sì, Alex Langer è stato un eccezionale apostolo di verità e di giustizia, di libertà e di amore. L’ho conosciuto, l’ho apprezzato e talora mi pare ancora di sentire la sua voce al telefono, che mi invita ad andare con lui ed altri seminatori di pace a Sarajevo, in momenti ardui, difficili e contrastati. Sì, Alex è stato un uomo vissuto nel servizio: agli altri e in piedi. Permettetemi un piccolo ricordo personale che associo al ricordo di Langer, uomo in piedi. Rammento che nel 1933 andai a Roma, giovinetto ancora, nell’anno del giubileo straordinario della redenzione dell’umanità. Per l’occasione le ferrovie dello stato favorirono in tutti i modi il confluire laggiù per due celebrazioni: una religiosa, cioè l’anno della redenzione, e l’altra patriottica. Ragazzo entusiasta, io partii con un proposito: compiere quel pellegrinaggio in spirito di penitenza, e così, da Mestre a Roma viaggiai tutta la notte in piedi, pregando accanto il finestrino. E si può immaginare come arrivai affumicato a Roma, in luglio, con i treni a vapore. Giunto alla meta, feci le mie pratiche religiose ed ebbi la gioia di vedere Pio XI, Achille Ratti di Desio, e tanti monumenti della città eterna... Perché questo piccolo episodio? Perché esso mi fa pensare che, proprio in questo tempo, siamo entrati nell’epoca voluta da Dio, in cui dobbiamo stare tutti sempre “in piedi”, avanzando per la costruzione di un mondo nuovo, che corrisponda al messaggio evangelico. Ecco: Alexander Langer aveva nella mente e nel cuore la visione di un mondo pacificato e in collaborazione reciproca con tutti i cittadini. E questo me lo rende doppiamente caro. La lezione di Langer torna incoraggiante e beneaugurante dai cieli eterni. Non è tutto. Alexander Langer, “costruttore di ponti”, ci richiama la figura e l’opera del suo professore e poi amico Giorgio La Pira: cristiano, docente di diritto romano, sindaco di Firenze, innamorato di tutte le genti della terra, iniziatore di tentativi di contatti e di pace con tutto il mondo, pagando in prima persona le sue ardite iniziative. Chi conosce La Pira, gli applica volentieri la definizione che il libro di Giobbe dà di questo grande patriarca dell’Antico Testamento: «C’era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male». La Pira spese tutta la vita nel tentativo di risolvere i problemi religiosi e politici anzitutto del bacino mediterraneo, culla delle tre religioni monoteistiche. Si devono a lui le grandi giornate negli anni Cinquanta sulle civiltà e culture mediterranee e sul “ponte” lanciato in tutte le direzioni, quello che – ammirati e commossi – stiamo vedendo oggi da parte di Papa Francesco, che non perde occasione nel tentativo di riunire l’umanità intera sotto il vincolo dell’unico Padre creatore e del Vangelo. In un momento di grandi difficoltà, La Pira inviò un telegramma a Pio XII che, il 15 ottobre 1955, diceva: «Nome Firenze esprimovi sentimenti filiali gratitudine per vostro nuovo messaggio di pace stop. Vostro insegnamento circa trasformazione coesistenza timore et errore in coesistenza verità et carità est per noi lampada che fa luce nostri passi et nostro cammino stop. Con aiuto divina grazia et sotto guida Vostri luminosi documenti cerchiamo portare nostro apporto perché siano stabiliti fra popoli et città del mondo intiero rapporti pacifici et fraterni stop. Con filiale amore chiediamovi volere benedire questi sforzi sinceri affinché il Signore li renda fruttuosi per il bene di tutti». Anche queste parole di La Pira ci ricordano proprio l’impegno di Alexander Langer. E accendono in noi la ferma volontà di procedere tutti insieme sulle vie di pionieri come Alex Langer, convinti che, soltanto perseguendo un programma di pace universale, troveremo finalmente l’equilibro che conduce tutta l’umanità alla salvezza. Ho voluto citare Giorgio La Pira perché lui ha tradotto in migliaia di lettere, di corrispondenza col mondo intero, la frase scultorea e tanto bella di don Primo Mazzolari: «Pace, nostra ostinazione». Era il titolo anche della sua rubrica su Adesso,  dove rispose ai giovani che gli chiedevano come comportarsi di fronte alla logica degli eserciti e delle armi. Anche Alex Langer ha fatto la stessa cosa, come ci dimostra la rete delle sue relazioni. Anche Alex ha perseguito ostinatamente la pace, e, insieme, la custodia del creato. Ha inseguito con tenacia questi ideali. Ne ha fatto la sua passione e la sua vita.
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