martedì 3 maggio 2016
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Sempre a un passo dalla promozione matematica. Prima il pareggio a Olbia: con una Viterbese certamente superiore, ma contrastata da un grande Andrea Cossu, che giocava quasi da solo. Poi, l’incredibile pareggio interno col Cynthia, terzultima in classifica: dopo aver preso tre gol in 21 minuti. Infine la vittoria al novantesimo a Casal del Marmo, con un’Astrea già retrocessa da settimane, dopo aver subito altri due incredibili gol. La Viterbese, dunque, vince con un allenatore serio e rigoroso: Federico Nofri. La Viterbese di Cardarelli e Tecchi. E vince, con cinque punti di vantaggio, a una giornata dalla fine del campionato, col Grosseto di Bianciardi e Pampaloni. La squadra della Viterbo che Fellini immortalò nei Vitelloni, trasformandola in città di mare, contro la Maremma dei minatori che Bianciardi raccontò nel 1956 insieme a Cassola, prima di andarsene a Milano, a scopri- re e denunciare, ilare e incontenibile, gli splendori e le miserie dell’industria culturale. La Viterbo nera e incestuosa che viene fuori dall’ultimo romanzo fascista di Brancati, Singolare avventura di viaggio (1934), e da uno strepitoso film dell’altrettanto fascista Blasetti, Vecchia guardia, dello stesso anno, contro la Grosseto una volta rossa, ma oggi sempre meno in odor di Toscana, quella delle Coop. E dire che il Grosseto era arrivato quasi in A, proprio sotto la guida di Piero Camilli, poche parole e molti fatti, che ora ha affidato la Viterbese al figlio Vincenzo, risollevandola dall’Eccellenza: riaccendendo ora la passione intorpidita dei viterbesi che sognano magnifiche sorti e progressive. Tutto cambia: e non sempre in meglio. Una volta i tifosi apostrofavano il coloredManfredini, destinato a una grande carriera, col nome di “Naomi”, la famosa modella, per la sua felpata eleganza. Oggi, se il centravanti Invernizzi è diventato “mozzarella”, Mbaye è, per un istrionesco e inquieto tifoso, solo “ mazzafetica”: la celebre salsiccia nera viterbese. Anche gli ultrà ormai sanno aggirare il politicamente corretto. A domanda del perché quella salsiccia, una risposta strabiliante quanto innocente: «perché posso dargli del “nero” senza subire squalifiche». Però di grandi tifosi ce ne sono, eccome. E non dico solo la brigata Boccolini-Mecarini-Maccio-Currò, i più simpatici di sempre, o mio cugino Francesco e i suoi due figli, ma le meravigliose tre Grazie, che sanno di calcio come nessun altro: dico le due Paole e Eleonora Celestini, mia maestra di giornalismo sportivo, già autrice d’una memorabile rubrica, Tacchetti a spillo. E che dire della signora Emilia, abbonamento numero uno: che sembra uscita da un quadro di Lorenzo Lotto. Domenica è sempre domenica a Viterbo. Anche quando sto in Sardegna. C’è sempre la cronaca di Radio Verde: Claudio Petricca, Luca Tofani e Beatrice che, soavemente, mi telefona per il consueto commento tecnico. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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