giovedì 20 febbraio 2025
L'uscita al primo turno di tre italiane su quattro in Champions league certifica il livello del calcio italiano. Tanto più che le avversarie dei club eliminati erano tutt'altro che irresistibili
La delusione di Thuram centrocampista della Juventus

La delusione di Thuram centrocampista della Juventus - Ansa

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Anche l’Italia del calcio è allergica all’Europa. Tre su quattro, Juventus, Milan e Atalanta, sono già fuori agli ottavi. E attenzione, non sono uscite contro colossi come Real Madrid, Bayern Monaco o Liverpool, ma rispettivamente contro Psv Eindhoven, Feyenoord e Bruges. Due “olandesine” e una cenerentola belga. Non stiamo parlando dell’Olanda del calcio totale degli anni ’70, leggasi Ajax e il mitico Crujff, o dei belgi in carriera degli anni ’80 (Anderlecht e Malines) ma di un Psv dove nel secolo scorso era passato il Fenomeno Ronaldo agli albori e che adesso passa il turno umiliando la Juventus con tanto di gol dell’ex interista Perisic, 36 anni compiuti pochi giorni fa. E vogliamo parlare del Feyenoord che ha eliminato il Milan? La squadra di Rotterdam nel suo campionato, l’Eurodivisie è quarta a -14 dall’Ajax capolista e a -12 dal Psv. Eppure il suo argentino Julian Carranza, che lo scorso anno militava nel soccer americano, a Philadelphia, ha fatto il fenomeno a San Siro e con il suo gol ha cancellato quanto di buono aveva fatto fin qui mister Sergio Conceiçao. Una famiglia bocciata dall’Europa quella dei Conceiçao. Fuori dalla Champions il figlio Francisco che è scivolato sull’erba verde di Rotterdam e fuori anche papà Sergio che mastica amaro come quel sigaro fumato nella notte magica di Riad quando appena arrivato vinse a sorpresa la Supercoppa Italiana. Un sogno già sfumato, perché come alla Juventus in tanti ora pensano che il Thiago Motta formato Maifredi sia arrivato al capolinea, così al Milan stanno progettando un rimpastone ai vertici dirigenziali con annesso esonero a fine stagione di Conceiçao. Ma veniamo alla terza italiana declassata dall’Europa, l’Atalanta. L’unica squadra, quella bergamasca, ad aver vinto un titolo continentale la passata stagione, l’Europa League, dopo essere andata a pareggiare al Camp Nou contro i ragazzi terribili del Barcellona si è arresa al Bruges che nella Jupiler League, la serie A belga, è seconda dietro al Genk ma staccato di 8 punti. E anche a Bergamo alta cominciano a parlare di fine “ciclo Gasperini”. Il tecnico dopo un decennio da incorniciare in cui ha portato la Dea nell’olimpo del calcio europeo, ora comincia a perdere colpi e anche le staffe. Alla sperimentazione ortodossa del turnover, che gli ha fatto perdere la finale di Supercoppa e parecchi punti in campionato, ora si aggiunge il fine corsa in Champions con tanto di bocciatura plateale di Lookman. Il cecchino inglese che da eroe della finale di Europa League 2023-2024 ora è diventato l’asino dal dischetto: “Lookman è uno dei peggiori rigoristi che io abbia mai visto”, la sentenza del Gasp. I critici più cinici di casa nostra sentenziano a loro volta: le due olandesi valgono molto meno di una Fiorentina e addirittura pongono il Bruges alla stregua del Lecce. Bisognerebbe chiedere al mago del mercato dei salentini, Pantaleo Corvino se il paragone regge. Quello che sappiamo per certo è che i club italiani non reggono più l’impatto con la Champions. E questo già da un pezzo. La Coppa dalle grandi orecchie manca nelle bacheche delle società di casa nostra dal lontano 2010: l’anno del “triplete” dell’Inter. Da allora, a parte gli intermezzi tedeschi e inglesi, è stato un dominio assoluto spagnolo, con 8 Champions vinte tra Barcellona e Real e ben 5 conquistate dalle regine della Liga negli ultimi dieci anni. Senza il break atalantino dello scorso anno in Europa League, la sfida tra Spagna-Italia finirebbe come il set di un match tra Sinner e il decimo tennista spagnolo, Munar, 6-1. Siviglia, Villarreal e Atletico Madrid si sono portati a casa per sei volte l’Europa League. Parliamoci chiaro, il calcio italiano in Europa è di terzo livello, ovvero quello della Conference League. Torneo al limite del surreale, vinto nella prima edizione dalla Roma di Mourinho e sfiorato per due volte dalla Fiorentina che ha perso due finali di fila con altre due compagini di secondo piano nel ranking continentale, gli inglesi del West Ham e i greci dell’Olympiacos. Ranking che ora è tutto nelle mani, anzi nei piedi dei giocatori dell’Inter che domani, dai sorteggi Uefa sapranno se agli ottavi troveranno l’Arsenal o gli olandesi volanti del Psv. Allo stato attuale, due spettri al cospetto di un calcio italiano troppo debole per arrivare fino in fondo. Al momento, la finale di Champions del 31 maggio all’Allianz Arena di Monaco per noi rappresenta un miraggio.


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