lunedì 31 ottobre 2016
La canzone popolare sta guadagnando nuovo spazio in maniera innovativa. Le voci dei siciliani Malanova e della piemontese Cristina Meschia
Il gruppo siciliano dei Malanova

Il gruppo siciliano dei Malanova

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Dopo il boom della musica folk in Italia negli anni 70, con artisti quali Maria Carta, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Gipo Farassino, Maria Monti e molti altri giunti persino alle ribalte di tv e hit parade, si era un po’ persa di vista la nostra tradizione. Tanto che pure il cantare nelle lingue locali era divenuto per pochi: lo stesso Jannacci aveva dovuto rinunciarvi. Una riscoperta del folk nostrano è però iniziata con l’inatteso successo del laghée del bravo Davide Van De Sfroos, dagli inizi del Duemila in poi; e ora sembra proprio che la canzone popolare, dialetti compresi, sia tornata agli onori dei critici (il Tenco ha assegnato al grande Otello Profazio un premio alla carriera) e agli oneri di provare davvero a raccontare la vita italiana di tutti i giorni: in modo più “nostro” e meno generazionale di quanto non sappia fare il rap, e provando strade inedite per non limitarsi a guardare il passato senza farne vivere davvero la lezione. Da queste constatazioni nasce un viaggio fra Nord e Sud della penisola: ed ecco due realtà ancora fuori dai grandi circuiti, ma in grado di rappresentare molto bene la nuova canzone popolare italiana. La prima, dalla Sicilia: Malanova, un gruppo di non professionisti che seguendo stilemi tradizionali parlano di argomenti del 2016; la seconda, piemontese: Cristina Meschia, una giovane interprete che tiene vive melodie e testi di ieri ma portandoli ai giovani nel jazz. Un folk che torna, finalmente, vivo.

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