venerdì 11 maggio 2012
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Ci sono in tutta Italia e anche all’estero scuole, istituti, oratori, statue  dedicate al giudice Falcone, ma il convitto nazionale «Giovanni Falcone» di Palermo lo è in maniera peculiare perché proprio qui, in questo istituto, il magistrato ha frequentato le elementari. Le sue pagelle, ritrovate nel 1998 negli archivi polverosi dalla studentessa Valeria Giarusso, oggi giornalista, evidenziano la sua passione per lo studio. Il Convitto, assieme alla Fondazione Falcone, in occasione del XX anniversario della strage di Capaci ha deciso di realizzare un cortometraggio di 30 minuti: «Convitto Falcone. La mia partita», tratto da un  racconto di Giuseppe Cadili, giornalista ed educatore dello stesso istituto «In questa storia – afferma l’autore – ho voluto focalizzare l’attenzione su alcuni valori importanti come la famiglia, la scuola, l’istruzione e i modelli veri da prendere come esempio: Falcone, Borsellino e tutte le vittime della mafia che hanno dato la vita per affermare la legalità. Ai ragazzi dico sempre: fate il vostro dovere. Basta mettere in pratica questa piccola regola per potere sperare in un’Italia migliore e sconfiggere la mafia». Pasquale Scimeca, siciliano di Alimusa, piccolo centro della provincia di Palermo, ha accettato con entusiasmo di dirigere il film, utile nel perpetuare non solo il ricordo ma anche l’insegnamento del giudice assassinato, come amava dire lo stesso Falcone rivolgendosi ai giovani: «Le nostre idee continueranno a camminare sulle vostre gambe». La sceneggiatura è dello stesso regista e di Francesco La Licata, scrittore, giornalista e amico del giudice ucciso a Capaci il 23 maggio 1992, autore della biografia Storia di Giovanni Falcone. La vicenda è ambientata ai nostri giorni, è «un racconto che vede protagonisti dei ragazzi che si trovano a confrontarsi con il senso della giustizia, anche attraverso gesti piccoli e quotidiani». Antonio, il protagonista, è un adolescente che, grazie a una borsa di studio, entra nel convitto dove studiò Falcone. Il luogo, il ricordo del magistrato e gli insegnamenti del suo educatore lo spingeranno a riflettere sui temi della legalità e della giustizia. «È un messaggio attuale, visto quello che succede oggi nel mondo del calcio – dice ancora Scimeca –; vorrebbe dire ai ragazzi che nella vita le scorciatoie non funzionano». Il cast vede attori che hanno già lavorato con Scimeca: David Coco, Marcello Mazzarella, Donatella Finocchiaro, Guja Jelo, Pietro D’Agostino, Enrico Lo Verso e Filippo Luna. Donatella Finocchiaro, nel ruolo della madre del protagonista, dice: «Il valore simbolico di quest’opera per me è molto forte, mi aspetto che sia una maniera per raccontare ai bambini le figure di eroi dei nostri tempi». Occorre non dimenticare, sottolinea David Coco, che aggiunge: «Falcone e Borsellino sono persone che hanno rifiutato di adeguarsi al contesto». Il padre del piccolo protagonista è interpretato da Enrico Lo Verso, mentre Filippo Luna è il portiere della scuola. Le musiche sono di Franco Battiato e il film sarà proiettato il 23 maggio alla presenza del capo dello Stato, e poi presentato al Festival del Cinema di Venezia. Dice ancora il regista: «Anche questo film è rivolto principalmente ai giovani, a quei ragazzi che nel 1992 non erano ancora nati, nella speranza che le idee e l’esempio di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e di tutti quelli che hanno sacrificato le loro vite nella lotta alla mafia, possano soffiare come il vento e svegliare le nostre coscienze». Ripercorrendo il suo iter formativo, Scimeca ritorna alle origini contadine, agli insegnamenti di suo nonno nel riconoscere i tempi della natura, la sua bellezza e l’importanza  di rispettarla: «L’istruzione è fondamentale e nel mondo non tutti i bambini hanno questa fortuna, anzi molti sono costretti sin da piccoli ad andare a lavorare». Racconta con emozione il suo desiderio di diventare missionario «per aiutare chi si trova in difficoltà». Poi la laurea in lettere a Firenze, alcuni anni di insegnamento e l’approdo al cinema nel 1989, sua scelta di vita. Film come La passione di Giosuè l’ebreo, Placido Rizzotto e Rosso Malpelo, Malavoglia, solo per citarne alcuni. Premi, riconoscimenti e soprattutto impegno perché il cinema, il suo cinema sia un servizio appassionato alla vita, all’arte, alla bellezza. «Giovanni Falcone è una delle figure più importanti della storia d’Italia – conclude Scimeca – ai ragazzi è importante trasmettere, non solo il ricordo, ma anche l’esempio; nel nome di Falcone si possono fare delle scelte. Giovanni Verga, Roberto Rossellini, sono i miei maestri per la letteratura e il cinema. Questo film per me è una novella che s’ispira a quel modello educativo, utilizzando la forza delle immagini».
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