domenica 8 gennaio 2023
Calcio in lutto ma già nel 2005 lo studio dell’ISS spiega il dottor Vanacore «aveva rilevato il doppio dei casi di morte tra i calciatori a causa del tumore al pancreas»
Il dottor Nicola Vanacore

Il dottor Nicola Vanacore - IMAGOECONOMICA

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Dopo il dolore per la morte prematura di Gianluca Vialli, ora è il giorno della rabbia. Sì, la rabbia e il dubbio, che, nel Paese dei sospetti, si insinua fin dentro l’area di rigore dei tanti misteri irrisolti. Dagli anni ’60 al 6 gennaio 2023, centinaia sono state le morti misteriose dei calciatori italiani. E Avvenire negli ultimi vent’anni quel velo di mistero ha provato a squarciarlo aprendo due filoni paralleli d’inchiesta giornalistica: quello delle “Morti bianche del calcio” (centinaia) e poi del “ Morbo del Pallone” (le circa 60 vittime della Sla-Sclerosi laterale amiotrofica).
Ripartiamo da «fuori il calcio dalle farmacie»
Tutto è cominciato dalla frase sibillina di Zdenek Zeman, allora tecnico della Roma che durante il ritiro precampionato dei giallorossi, stagione 1998-‘99, pronunciò quello che è diventato il j’accuse contro questo sistema pernicioso: «È ora che il calcio esca dalle farmacie». Un monito da rileggere con attenzione, specie in questi giorni di lutto stretto per il calcio italiano per la perdita di due campioni cinquantenni, Sinisa Mihajlovic (leucemia) e Gianluca Vialli (tumore al pancreas) che ha prepotentemente riaperto negli spogliatoi l’armadietto dei sospetti. Sulla scia emotiva degli ultimi scampoli di resistenza al cancro opposta da Vialli, il primo a forzare lo scrigno segreto dell’omertoso mondo del pallone italico è stato il presidente della Lazio Claudio Lotito che, a sorpresa, ed esente da ogni comizio elettorale, ha proclamato senatoriale: « Bisogna approfondire alcune malattie che potrebbero essere legate al tipo di stress e di cure che venivano fatte all’epoca ai calciatori, ai trattamenti che venivano fatti sui campi sportivi». Nel Paese dalla memoria corta, giova ricordare che quel tipo di indagine a tappeto, su ma-lattie, morti sospette, abuso di farmaci, sostanze dopanti e affini, venne eseguita agli inizi del millennio dall’ex giudice della Procura di Torino Raffaele Guariniello. il quale ebbe l’onore e l’onere di istruire il primo processo penale per doping nella storia del calcio, quello alla Juventus in cui aveva militato anche Gialuca Vialli. Da quel processo, terminato nel 2007 in Cassazione con la sentenza che per l’uso spropositato di farmaci c’era stata «frode sportiva», il dato più inquietante che rimbalza come un pallone sul terreno dell’attualità è l’indagine epidemiologica.
Dal 2005 l’allarme tumore al pancreas tra i calciatori
Il giudice Guariniello contestualmente al processo per doping, affidò all’Istituto Superiore di Sanità di Roma la ricerca che venne effettuata su un campione di 24mila calciatoridi Serie A, B e C (rintracciati mediante lo strumento fanciullesco dell’album delle figurine Panini) in attività tra il 1960 e il 1996. «Sto rileggendo proprio in queste ore quello studio, primo e unico, che pubblicammo nel 2005 e confesso che avverto un certo disagio, anche perchè credo sia tempo di aggiornarlo - dice il dott. Vanacore - Nella nostra ricerca che si chiuse con il riscontro di 350 calciatori morti per diverse patologie, il dato epidemiologico più significativo che emerse già allora fu che dei 4,99 casi attesi di calciatori morti di tumore al pancreas ne trovammo 9. Il doppio, e lo stesso, ma con una percentuale non giudicabile come “significativa” quanto quella del pancreas, valeva per i casi di carcinoma al fegato, 4.8 attesi e 9 trovati e la leucemia, casi attesi 5,08, trovati 9».
Vialli e la lotta alla Sla o Morbo del pallone
In quello studio dell’ISS di Roma inoltre per la prima volta si denunciava anche l’incidenza della Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) o “Morbo del pallone”, visto il dato epidemiologico allarmante tra i calciatori. Un male oscuro e quanto mai misterioso la Sla, per il quale Gianluca Vialli con Massimo Mauro aveva creato la Fondazione che reca i loro nomi al fine di finanziare la ricerca scientifica. Tasto dolente per il quale si batte da sempre il dott. Vanacore.« Nel 2005 l’incidenza delle morti di Sla nel calcio era 12 volte superiore, ma quel dato è stato aggiornato nel 2019 dal gruppo di ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano che arrivando fino al 2018 con un follow-up allargato rispetto al nostro studio ha riscontrato 32 casi di morte per Sla nella popolazione calcistica ed un rischio doppio rispetto alla popolazione generale. Ma ora - conclude il dott. Vanacore - occorre un contributo importante da parepidemiologica te delle istituzioni scientifiche, delle società calcistiche e della società civile tutta, perché venga finanziata una ricerca ad ampio spettro che consenta prima di aggiornare il dato epidemiologico per tutte le cause di morte e successivamente capire le cause del fenomeno».
Il “caso madre” rimane Bruno Beatrice
Siamo partiti dalle morti per tumore al pancreas nel calcio, come quella di Vialli e chiudiamo con quella che per noi da sempre rappresenta il “caso madre”: la morte del mediano della Fiorentina metà anni ‘70 Bruno Beatrice. Il mediano viola è stato “ucciso” da una serie killer di Raggi Roentgen per curare una pubalgia. Da perizia medico scientifica la Roetngen terapia causò la leucemia linfoblastica acuta che nel 1987, a 39 anni, portò Beatrice alla morte. L’inchiesta condotta dai Nas e dal pm di Firenze Bocciolini, appurò che in quella Fiorentina degli anni ’70 si fece «sperimentazione medica». Da qui, le possibili conseguenze letali per le morti premature degli ex viola e compagni di Beatrice: Nello Saltutti, Giuseppe Longoni, Ugo Ferrante, Massimo Mattolini, Giancarlo Galdiolo (oltre ai casi di Giancarlo Antognoni, infarto a 51 anni e Domenico Caso, tumore al fegato da cui è guarito). Bruno Beatrice è morto il 16 dicembre, come Mihajlovic, oltre alla leucemia forse una seconda coincidenza su cui fare luce una volta per tutte.

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