sabato 8 febbraio 2020
Due giorni dopo l'ingresso a Milano, avvenuto il 10 febbraio 1980, l'arcivescovo interruppe il suo primo incontro con i sacerdoti per informare dell'assassinio: «Una notizia che ci sconvolge»
Vittorio Bachelet, ucciso il 12 febbraio del 1980 dalle Br

Vittorio Bachelet, ucciso il 12 febbraio del 1980 dalle Br - Ansa

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Appena due giorni dopo dal suo ingresso ufficiale il 10 febbraio del 1980 – di cui ricorre questo lunedì il quarantennale – l’allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini interruppe il suo primo incontro pubblico con i sacerdoti della diocesi ambrosiana all’università Cattolica di Milano per rievocare con una preghiera molto personale l’amico Vittorio Bachelet «che io ho conosciuto molto bene». Erano circa le 12.15 quando l’arcivescovo apprese la notizia della barbara uccisione del vice presidente del Csm da parte delle Brigate Rosse lungo le scale della Facoltà di Scienze Politiche all’Università “La Sapienza” di Roma . «Abbiamo appreso ora dalla radio di una notizia che ci sconvolge: il professor Bachelet – furono le parole commosse di Martini con cui interruppe il suo intervento ufficiale – è stato vittima di un assassinio». Il 1980 rappresentò per il neo arcivescovo il contatto diretto con il terrorismo nella sua città di adozione Milano: il 19 marzo venne ucciso il magistrato Guido Galli e il 28 maggio il giornalista del “Corriere della Sera” Walter Tobagi. Il legame del biblista Martini col giurista democristiano e presidente dell’Azione Cattolica aveva radici singolari e antiche dovute anche alla sua formazione ignaziana: due confratelli del futuro cardinale erano i fratelli di Vittorio Bachelet, i gesuiti romani Adolfo (1912-1995) e Paolo, classe 1922, che ora vive nella residenza San Pietro Canisio di Roma. Da quel 12 febbraio 1980 in particolare padre Adolfo dedicò il suo apostolato al cammino di conversione di detenuti ed exterroristi (tra questi anche Anna Laura Braghetti). E singolari, a questo proposito, furono le parole che l’altro fratello il gesuita Paolo Bachelet confidò proprio ad “Avvenire” a chi scrive il 7 maggio del 2012: «Mio fratello Adolfo spese buona parte della sua vecchiaia in questo cammino di ripensamento e di riflessione con molti di questi ex-terroristi appartenenti sia alle frange di destra e di sinistra. Ebbe contatti diretti con alcuni degli autori dell’attentato a suo fratello Vittorio. Quello che sorprese è che vi fu, spesso, un vero cammino di ravvedimento e di autocritica e in molti casi di riparazione per quanto era umanamente possibile e per alcuni, addirittura, di approdo alla fede religiosa».

Come carica di significato fu la preghiera finora inedita – a cui segui la recita dell’“Eterno Riposo” – che l’allora arcivescovo di Milano – il cui audio proviene per gentile concessione della Fondazione Carlo Maria Martini dagli archivi di “Radio Marconi” – proferì in quel drammatico frangente: «Eccoci di fronte a un nuovo episodio che ci turba e ci sconvolge, che ha colpito un amico nostro. Signore tu hai permesso che questo legame fosse spezzato. Signore noi non conosciamo ancora le circostanze né le condizioni, le situazioni in cui tutto ciò è avvenuto». E la preghiera del futuro cardinale continua così: «Sentiamo Signore però di essere di fronte a qualcosa che ci supera. Ti chiediamo, o Signore, di mettere nel nostro cuore e in quello di tutti coloro che vivono da vicino questi avvenimenti come Tu li senti Signore Gesù, Signore della Chiesa. E ci chiediamo: che cosa tu Signore leggi in tutto questo? Cosa vuoi che noi vediamo e leggiamo in queste drammatiche vicende?». E ancora: «O Signore opera Tu nel nostro silenzio e nella nostra incapacità di capire. Amen».

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