giovedì 14 aprile 2022
«Pace e bene a tutti», era il saluto ai telespettatori di padre Mariano da Torino, primo frate predicatore della tv italiana
Padre Enzo Fortunato e Andrea Bocelli, in “Passione”

Padre Enzo Fortunato e Andrea Bocelli, in “Passione” - .

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«Pace e bene a tutti», era il saluto ai telespettatori di padre Mariano da Torino, primo frate predicatore della tv italiana, il Venerabile e patrono in pectore della televisione, di cui quest’anno si celebra il 50° della morte (avvenuta il 27 marzo 1972). Un accostamento che viene spontaneo quando si parla di padre Enzo Fortunato, il più mediatico tra i francescani. Il minore campano, ha appena lasciato la Basilica di San Francesco dove nell’anno del sisma dell’Umbria, 1997, era stano nominato direttore della sala stampa e successivamente del mensile

San Francesco

che, nel 2021, ha festeggiato i cento anni dalla sua prima pubblicazione.


Una palestra quella della comunicazione cartacea e on-line per padre Enzo, i cui messaggi di fratellanza francescana e di difesa della dignità dell’uomo sono diventati un format televisivo: il settimanale Tgi Dialogo e Con il Cuore. Nel nome di Francesco, l’annuale spettacolo di solidarietà condotto da Carlo Conti su Rai 1. All’organizzazione e la curatela della kermesse musicale giunta – arrivata alla 19ª stagione – che si tiene sul sagrato di San Francesco padre Enzo ha fatto seguire gli appuntamenti quotidiani del commento al Vangelo via Facebook, prima dalla Basilica e dai luoghi francescani di Assisi e ora da Roma. Con il suo «Buona sera brava gente!» si apre ogni sua diretta Facebook che raccoglie oltre 200mila fedelissimi connessi. Evangelizzare attraverso la comunicazione è uno dei precetti peculiari di padre Enzo che segue la linea tracciata dal Poverello di Assisi. «Tommaso da Celano scrive di san Francesco che egli non era un uomo che pregava, ma “un uomo fatto preghiera”.

Si potrebbe dunque parafrasare questa affermazione densa di spiritualità affermando che Francesco non era un uomo che comunicava, ma “un uomo fatto comunicazione”». E molti dei seguaci mediatici di padre Enzo attendono trepidanti lo speciale odierno Passione, in onda (alle ore 15.10) su Rai 3. Il progetto televisivo, sostenuto dall’Eni, Ferrovie dello Stato, Istituto Credito Sportivo e Italway, non è il primo di padre Enzo che, lo scorso anno, ha già avuto un grosso riscontro con i programmi Tu che scendi dalle stelle e Decimati (con Lucia Annunziata).

Con Simona Vanni firma questo reportage fortemente voluto dal direttore di Rai 3 Franco Di Mare e da quello di Ray Day Time Antonio Di Bella, dal profondo valore spirituale. «Il messaggio che intendiamo lanciare è che noi tutti ci troviamo sempre di fronte a una croce. Fin da bambini ci viene insegnato il segno della croce e l’Angelo di Dio. E questi primi insegnamenti cristiani ci accompagnano per tutta la vita. Ognuno ha una sua croce di riferimento, magari in una chiesetta sperduta di paese dove nei momenti di grande dolore ci siamo rifugiati a pregare e dove torniamo ancora, come faccio nella mia Scala». Parte da qui, dal paese d’origine di padre Enzo il viaggio in quattro tappe «alla ricerca del legno della croce»: nel piccolo borgo della Costiera Amalfitana dove è conservato il Santissimo Crocifisso «un’opera unica del 1200, esposta a Roma nel Giubileo del 2000 indetto dal Papa, san Giovanni Paolo II», spiega padre Enzo che a Scala ha portato con sé la cantante israeliana Noa.

«La pace è il motivo dominante della mia vita e continuerò a comunicare attraverso la musica questa tensione che appartiene ad ogni essere umano», il messaggio di Noa in Passione. La strada della pace conduce padre Enzo a Gerusalemme. Al Santo Sepolcro incontra il patriarca Pierbattista Pizzaballa e da lì si sposta a Betlemme assieme all’altro francescano padre Ibrahim Faltas, egiziano discreto della custodia di Terra Santa. «Passando per i ceck-point e il muro che separa i territori israeliani da quelli palestinesi, il patriarca Pizzaballa ha ricordato papa Giovanni Paolo II che gli confidò: “finché non ci sarà pace a Gerusalemme non potrà esserci pace nel resto nel mondo”. Mentre eravamo lì a Gerusalemme con la troupe della Rai, tre giovani israeliani sono rimasti uccisi in un attentato...», ricorda padre Enzo che. pregando e camminando è poi giunto a Parigi, in compagnia di Andrea Bocelli.

Alla chiesa di Saint Germain-l’Auxerrois sta la teca con la corona di spine di Gesù, e lì il cantante ha confessato la sua passione per la musica, nata come organista nella chiesa della sua parrocchia, a Lajatico. «Davanti alla corona di Gesù, Andrea Bocelli si è commosso, ed è accaduta una cosa non prevista, fuori copione: si è messo a cantare l’Ave Maria di Schubert... A quel punto ci siamo commossi tutti». Notre Dame, sotto restauro, si è illuminata d’immenso, donando quell’atmosfera cara a padre Enzo quando ricorda le parole della psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross: «Le persone sono come le vetrate. Scintillano e brillano quando c’è il sole, ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza solo se c’è una luce dentro».

La luce della storia è quella che illumina il medioevista Franco Cardini. «Il professor Cardini smentisce la leggenda che se mettiamo assieme tutti i pezzi della Croce avremmo diverse», dice padre Enzo, approdato alla fine del suo viaggio, a Roma, alla chiesa della Santa Croce di Gerusalemme in cui è conservata la scritta della croce di Gesù, “Inri”, e i chiodi che l’hanno crocifisso. Lì, il cantautore siciliano Giovanni Caccamo ha cantato il brano Eterno che padre Enzo considera «il frutto di una ricerca musicale originalissima.

Giovanni Caccamo con il suo tour nelle università parla ai giovani come lui e comunica la fede andando all’etimo delle singole parole che usa nelle canzoni. E alla fine di questo viaggio possiamo dire che l’ultima parola non è stata “morte”, perché incontrando la Passione si arriva all’eterna risurrezzione». Il viaggio televisivo di padre Enzo prosegue. A settembre tornerà su Rai3 con 4 puntate del nuovo programma Cammini. Intanto augura buona Pasqua a tutti e saluta: «Buona sera brava gente!».


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