venerdì 29 aprile 2022
Palazzo Pitti dedica la prima retrospettiva a uno dei protagonisti della pittura dell’Ottocento nel Granducato, attivo anche a Bologna, Roma e Milano e pronto a raccogliere i fermenti europei
Giovanni Bezzuoli, “Il ripudio di Agar”, 1844. Firenze, Gallerie degli Uffizi

Giovanni Bezzuoli, “Il ripudio di Agar”, 1844. Firenze, Gallerie degli Uffizi

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Per questa prima mostra monografica a Firenze su Giuseppe Bezzuoli, dove è nato e vissuto dal 1784 al 1855, l’ambientazione è perfetta. Infatti qui, alla Palazzina della Meridiana di Palazzo Pitti, dove sono ancora conservate tappezzerie e mobili d’epoca, l’artista ha affrescato lo studio privato del granduca Leopoldo II. Sono dieci Storie di Cesare a contorno della scena centrale sul soffitto con il generale che abbandona Cleopatra, di cui in mostra sono presenti alcuni cartoni preparatori. Opere che rappresentano una rara occasione in cui l’artista viene impegnato, nella sua maturità, in importanti dipinti di soggetto classico, quando ormai, siamo nel 1834, l’interesse di Bezzuoli è rivolto al versante romantico di cui fu uno dei protagonisti nella prima metà dell’Ottocento.

La mostra (catalogo Giunti), curata da Vanessa Gavioli, Elena Marconi ed Ettore Spalletti, presenta oltre centrotrenta opere tra dipinti, sculture e disegni per raccontare l’intero percorso creativo di Bezzuoli, caratterizzato da una straordinaria prolificità, a partire dagli esordi per giungere, attraverso nove sezioni tematiche, fino alle ultime opere, presentate insieme all’arte del suo tempo. La formazione del giovane Bezzuoli è segnata dall’insegnamento di maestri (Jean-Baptiste Desmarais, Pietro Benvenuti, Luigi Sabatelli), non allineati rispetto all’ortodossia neoclassica, che contribuirono a orientare la sue prime opere in direzione eccentrica e indipendente, quindi molto sensibile al rapido mutamento delle tendenze culturali in atto nella Firenze di primo Ottocento, quando erano attivi in città Jean-Auguste-Dominique Ingres, Thomas Cole, illustre esponente della Hudson River School, o scultori come Horatio Greenough e Hiram Powers.

Il secondo decennio del secolo è contrassegnato da una serie di viaggi di studio che portano Bezzuoli a toccare Bologna, Milano, Roma, luoghi che oltre a estendere i suoi contatti, arricchiscono la sua cultura figurativa alimentata dall’interesse per il romanticismo letterario. Ciò si manifesta ai massimi livelli in uno dei suoi quadri più significativi e celebri, Il battesimo di Clodoveo (1823), cui seguono altri lavori molto apprezzati sia da parte dell’ambiente culturale che da Leopoldo II, per il quale fra il 1827 e il 1829 esegue il grande dipinto storico dedicato all’Ingresso di Carlo VIII a Firenze, e da illustri personalità come il principe Anatolij Demidov che per la sua sfarzosa residenza fiorentina commissiona a Bezzuoli il Ritrovamento del corpo di Manfredi di cui la mostra presenta il bozzetto.

I buoni rapporti con l’aristocrazia cittadina aprono le porte all’artista degli ambienti borghesi di cui fornisce uno specchio fedele grazie ai numerosissimi ritratti dei più autorevoli esponenti dell’alta società, serenamente appagati del proprio ruolo sociale. Sono i protagonisti dell’economia e della cultura del tempo: famiglie intere, dame dalle complicate acconciature avvolte in vesti fruscianti, gentiluomini stretti nelle giacche gremite di decorazioni, intellettuali aggrondati e statisti compresi del loro ruolo. Ritratti che vanno da quello precoce di Guido Alberto della Gherardesca a quello di Elisabetta Ricasoli, raffinata ed elegante, nella sua stola di visone che le avvolge le spalle, a quello di Vincenzo Antinori insieme alla moglie e ai sei figli all’interno delle Cascine.

Ma Bezzuoli ha un ruolo di primo piano anche nella pittura di tema sacro, rappresentata in mostra da alcune grandi pale d’altare tra cui l’Assunzione della Vergine ora conservata a Firenze al Museo dell’Opera di Santa Croce, e da dipinti provenienti da collezioni private quali un precoce San Marco Evangelista del 1824 e un più tardo San Michele Arcangelo del 1844. Infine, a conclusione del percorso espositivo, la mostra si sofferma sull’attività grafica, tutt’altro che secondaria, di Bezzuoli la cui ispirazione fondamentale deriva dalle fonti storico-letterarie (Dante, Boccaccio, Manzoni, Ariosto), ma anche da studi di maestri antichi e dal paesaggio.

Firenze, Palazzo Pitti
Giuseppe Bezzuoli (1784-1855)
Un grande protagonista della pittura romantica
Fino al 5 giugno

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