domenica 3 ottobre 2021
Esce solo il 4, 5 e 6 ottobre nei cinema il toccante lavoro di Giorgio Verdelli sul musicista scomparso. Paola Severini Melograni: «Averlo portato all’Ariston fu una scommessa vinta»
Il grande musicista Ezio Bosso scomparso l'anno scorso

Il grande musicista Ezio Bosso scomparso l'anno scorso - Guido Harari

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Presentato fuori concorso alla 78ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il documentario Ezio Bosso, le cose che restano di Giorgio Verdelli esce nelle sale con Nexo Digital il 4, 5, 6 ottobre.

Ezio Bosso, che il 13 settembre scorso avrebbe compiuto 50 anni, è scomparso nel maggio del 2020 dopo una lunga lotta contro una malattia neurodegenerativa lasciando un vuoto enorme nel cuore del pubblico. «La scelta di raccontare l’incredibile vicenda professionale di un artista così originale e appassionato è motivata dalla volontà di ritrovare nelle parole degli intervistati una presenza, non un ricordo» ci spiega Verdelli. Dal regista e dai produttori di Paolo Conte - Via con me, arriva quindi un lavoro che aiuta ad avere un quadro completo dell'artista. Al centro per Ezio Bosso c’è sempre stato l’amore per l’arte, vissuta come disciplina e ragione di vita, come racconta lui stesso tra parole e musica. Il documentario, promosso, dalla fondazione che porta il suo nome, è ricco di aneddoti, curiosità, foto, materiale inedito e testimonianze di tanti amici fra cui Gabriele Salvatores, Paolo Fresu e Silvio Orlando.

«Bosso, l’ho scoperto man mano che vi lavoravo, è stata una sorpresa continua» ci spiega Verdelli. Si inizia dalle radici popolari di Ezio, cresciuto in un quartiere operaio della Torino anni 80 e dai ricordi commoventi dei fratelli Ivana e Fabio, per passare alla carriera di violoncellista internazionale, alle colonne sonore dei film, al successo come compositore e come direttore d’orchestra sino alla grande divulgazione musicale in Rai. Lo spartiacque è il Sanremo del 2016, ricordato da Carlo Conti e soprattutto da Paola Severini Melograni, direttrice di Angelipress.com. «Ezio aveva 45 anni quando, vincendo una delle più grandi scommesse della mia vita sui diritti fondamentali delle persone con disabilità, sono riuscita a ottenere che partecipasse al festival di Sanremo – spiega Paola Severini Melograni –. Grazie al docufilm di Giorgio Verdelli tutti potranno conoscere questa storia fatta di sfide, di coraggio e di passione che ha portato al cambiamento dell’immagine delle persone con disabilità nel nostro Paese e non solo. Anche grazie a questa vittoria la televisione pubblica ha fatto nascere il primo format sulla disabilità positiva, O anche no, da cui è nato lo spin off Stravinco per la vita dedicato alle Paralimpiadi, andato in onda su Rai 2. I diritti fondamentali non si acquisiscono una volta per sempre, ma bisogna combattere per tutelarli e mantenerli».

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