martedì 30 ottobre 2018
La neuroscienziata si rivolge ai lettori per spiegare come incide sul cervello e sulla società. E indica la via: che non è un ritorno nostalgico al passato, ma l’educazione della mente al cambiamento
Il futuro è in una libreria digitale? (Epa)

Il futuro è in una libreria digitale? (Epa)

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Come cambia? È questa la domanda alla quale Maryanne Wolf, neuroscienziata cognitivista americana, già nota anche al pubblico italiano per Proust e il calamaro, risponde nel suo nuovo saggio Lettore, vieni a casa ( Vita e Pensiero, pagine 224, euro 20,00). Da studiosa dei meccanismi della mente e della lettura, la Wolf analizza i cambiamenti che già oggi si verificano, ma che si accentueranno sensibilmente con il passare delle generazioni nel modo di pensare e di vivere, immersi come siamo in questa transizione, «quasi completa », verso la cultura digitale, tanto radicale da non poter essere paragonata alle precedenti transizio- ni. La lettura, che già di per sé è un fenomeno di straordinaria complessità cerebrale, è destinata a mutare rapidamente di segno, e forse il lettore non si renderà neppure conto – per usare l’immagine dell’autrice – che si sta allontanando da quella «casa» che la lettura era un tempo per lui. Il problema è se l’immersione quotidiana, sempre più prolungata e intensa, nelle molteplici esperienze di natura digitale impediranno la formazione dei processi cognitivi più lenti, come il pensiero critico, la riflessione personale, l’immaginazione, l’empatia che definiscono e caratterizzano la lettura profonda. Se, in altre parole, l’uso e la dipendenza crescente dai mezzi digitali, specialmente da parte dei giovani, rappresenteranno una grande minaccia, oppure se, al contrario, le nuove tecnologie saranno un ponte verso forme di conoscenza e immaginazione sempre più sofisticate, senza peraltro pregiudicare i processi generativi della lettura tradizionale.

Sotto forma di nove lettere in cui parla direttamente al lettore, la Wolf esamina appunto scientificamente le modificazioni e, di riflesso, anche gli effetti e le implicazioni per la società del cervello sottoposto agli stimoli del mondo digitale: quello che guadagna e quello che perde. In un intreccio di concetti e relazioni, l’autrice fa emergere il nuovo mondo della lettura nei bambini e negli adulti, nelle sue positività ma anche nelle sue incertezze e nei suoi rischi; le distanze che si creano tra le vecchia e la nuova «casa». È interessante il modo in cui, di capitolo in capitolo, si è aiutati a capire le varie componenti in gioco e le differenze che si determinano.

Quale sarà il «buon lettore» di domani? Sarà quello che, riuscendo a conservare le «tre vite» di cui scrive Aristotele nell’Etica Nicomachea parlando della buona società (la vita della conoscenza e della produttività, la vita dello svago; la vita della contemplazione), avrà creato la base più sicura per respingere, resistere e insieme utilizzare al meglio le innovazioni cognitive ed emotive prodotte dall’era digitale. Alla fine, il lettore che torna a «casa » non è quello che si rituffa nella nostalgia del passato, ma che prende coscienza di come educare la propria mente, per evitare l’atrofia dei processi di pensiero più importanti, a conservare e ad accrescere quegli spazi di libertà e autonomia, di tranquillità e silenzio in cui l’analisi critica, la riflessione, la contemplazione restano la linfa sotterranea di una vita integra e felice. La sfida del cambiamento, affrontata con saggezza, è tutta qui. Ma naturalmente, nonostante la nostra volontà e la plasticità del nostro cervello ad adattarsi alle situazioni emergenti, è un traguardo tutt’altro che facile da raggiungere. La stazione di arrivo della lettura profonda è sempre quella, ma cambia il modo di arrivarci. La Wolf ha il merito di indicarci la via.


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