giovedì 12 agosto 2021
La troppo sottovalutata disciplina è una miniera di risorse per leggere il presente, come mostrano i recenti lavori di Cepparrone sugli emigranti o di Lucchesi sull’Australia
La "Mappa Mundi" conservata nella cattedrale inglese di Hertford

La "Mappa Mundi" conservata nella cattedrale inglese di Hertford - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

La geografia è oggi una delle discipline più neglette. Alcuni anni fa alle superiori le è stata tolta l’autonomia oraria ed è stata unita alla storia, dando luogo a uno strano ircocervo, la “geostoria”. Risultato: la geografia non si studia più. Basterebbe fare qualche sondaggio presso gli studenti (compresi quelli universitari): si scoprirebbe che molti di loro (la maggior parte?) ignorano in quali regioni italiane siano collocate parecchie delle principali città capoluogo di provincia, in quali regioni scorrano i fiumi più importanti o si trovino i laghi più estesi. Cose che una volta bisognava necessariamente sapere per superare l’esame di quinta elementare... Eppure quando viaggiamo nel nostro Paese o all’estero, come accade in questo periodo di vacanze estive, possiamo constatare quanto la geografia sia importante. Mi rendo conto che poco fa ho fatto dei riferimenti molto tradizionali, cioè ho parlato della geografia in termini piuttosto convenzionali. Invece per ridare spazio e importanza a questa disciplina è utile guardare al suo recente sviluppo in àmbito scientifico. E allora ci si rende conto di come la geografia non sia più soltanto le vecchie cartine mute, quelle che un tempo venivano somministrate a scuola per verificare le nude conoscenze, i dati grezzi, ma che da questa visione nozionistica si è passati a una concezione molto più ampia, complessa, profonda e anche – diciamolo – interessante della materia. Basta sfogliare, per esempio, l’ultimo libro di uno dei più importanti geografi italiani, Flavio Lucchesi: Australia, gli antipodi vicini. Tasselli geografici (Pàtron, pagine 330, euro 34,00). Intanto è un libro che contiene notizie di prima mano, cioè è frutto di ricerche sul campo, poiché l’autore, che insegna alla Statale di Milano, da quarant’anni (cioè da quando era un giovane studente universitario) viaggia e trascorre lunghi periodi in Australia. Ma il volume è soprattutto un nitido esempio in termini metodologici: dopo una prima parte dedicata alle principali caratteristiche fisiche e antropiche di questa immensa isola-continente, troviamo una serie di saggi incentrati su particolari temi. Lucchesi presenta e discute i peculiari aspetti economici, politici, sociali, ambientali del continente e si concentra infine su alcune tematiche proprie della cosiddetta “geografia umanistica”, come le descrizioni dei viaggiatori o i nuovi apporti conoscitivi che possono derivare dal ricorso a fonti letterarie. L’immagine di geografia che emerge è quella di un sapere sempre più interdisciplinare e interessato alla dimensione umana, al ruolo dell’uomo rispetto al territorio e alle sue conseguenze. Uno dei punti affrontati dalla bella monografia di Lucchesi è quello della presenza dei nostri connazionali, che tanto hanno contribuito allo sviluppo economico e culturale dell’Australia. I flussi migratori sono infatti uno degli argomenti oggi più studiati dai geografi. Ma se i geografi si avvicinano ad altre discipline come la letteratura approfittando del sapere da esse offerto, anche gli studiosi di letteratura si interessano di questioni geografiche. Lo fa Luigi Cepparrone nel saggio In viaggio verso il moderno. Figure di emigranti nella letteratura italiana fra Otto e Novecento (Ets, pagine 188, euro 18,00). Cepparrone, che insegna Letteratura italiana all’Università di Bergamo, propone in queste pagine un incontro tra letteratura, antropologia e geografia (intesa nell’accezione antropica sopra ricordata), analizzando in tale prospettiva alcune opere letterarie, tra cui I promessi sposi e I Malavoglia fino a testi del ’900, in relazione alle figure di emigranti. Cepparrone individua la categoria dello spaesamento quale metafora della condizione umana contemporanea. In tal modo evidenzia come le migrazioni (interne ed esterne) abbiano costituito, in modi diversi nelle varie fasi della storia del nostro Paese, un momento decisivo nel passaggio da una società arcaica alla modernità. Sarebbe bene tenerlo a mente oggi, di fronte ai migranti che chiedono accoglienza e dignità.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: