Giada Bollati, Ciclostorica La Francescana
Leggenda, ma nemmeno troppa, racconta che Gino Bartali nella sua lunga carriera avrebbe percorso circa 700mila chilometri in sella alla bicicletta. Ma di tutte le tappe vinte o perse, quella che gli sarebbe rimasta impressa, per sempre, sarebbe stata solo una: la Firenze-Assisi-Roma andata e ritorno. Una fuga per la vittoria vissuta in solitaria e a rischio della propria vita, coperta «almeno una quarantina di volte», tra l’ottobre del 1943 e il giugno del ’44. Una missione per conto di Dio, su richiesta dell’allora vescovo di Firenze, il cardinale Elia Dalla Costa, allo scopo di portare in salvo gli ebrei rifugiati nei conventi di Assisi e della Città Eterna. La storia dei documenti (falsi) salvifici trasportati dal Ginettaccio – celati nella canna e sotto il sellino – rivive costantemente nello spirito degli animatori della Ciclostorica La Francescana che si snoda sulle strade e i sentieri battuti ottocento anni fa dal Poverello d’Assisi. Lo scorso settembre si è svolta l’11ª edizione, quella della «ripartenza » dopo il Covid. Ma le maglie nere, come quella di Luigi Malabrocca, l’eterno ultimo del Giro d’Italia, con la scritta bianca al petto “La Francescana”, non si fermano mai. Pedalano nel segno della ciclopoesiaappresa da Tonino Guerra, che campeggia nel loro sito (lafrancescana. it): «Bisogna creare luoghi dove fermare la nostra fretta ed aspettare l’anima».
Il ciclismo come cura dell’anima, è uno degli aspetti fondanti de La Francescana, ideata dai fratelli Simone e Daniele Clementi, Giada Bollati e suo marito Luca Radi, figlio di quel Leonello Radi che da storico banchiere della Cassa di Risparmio di Foligno viveva l’economia in funzione degli insegnamenti appresi da Carlo Carretto che con i suoi Piccoli fratelli si stanziò nella vicina Spello. Ed è partendo da queste strade “semibianche” che i pellegrini umbri su due ruote sono arrivati fino a Roma. Traguardo finale: l’udienza di papa Francesco del 6 ottobre. «Abbiamo portato la maglia de La Francescana a papa Bergoglio. Una maglia speciale, immaginata soltanto per il Santo Padre e per quello che rappresenta (e perciò con il color bianco dominante e lo stemma papale impresso)» – racconta Giada – .Siamo partiti il 4 ottobre, giorno di san Francesco, qui da Assisi, con la benedizione speciale impartitaci dal nostro vescovo monsignor Domenico Sorrentino, dalla cappella che fu di Gino Bartali, oggi conservata nel Museo della Memoria, presso il Vescovado».
Da qui Bartali, dopo la preghiera, correva alla volta di Roma con i documenti falsificati dalla tipografia di Luigi e Trento Brizi. E lo stesso ha fatto la minicarovana de La Francescana – con Gioia Bartali, nipote di Ginettaccio, al seguito – . «Partenza da Assisi all’alba pedalando per la “fascia olivata” candidata a diventare Patrimonio dell’Umanità: Spello, e poi Foligno – dove il poverello di Assisi vendette le stoffe pregiate per ricavare i denari per riparare la piccola chiesa di San Damiano in rovina –, quindi Trevi, Campello sul Clitunno e Spoleto. Da lì, in direzione Terni, e poi Narni, seguendo la storica direttrice della valle del Tevere fino all’Urbe». Oltre alla maglia, un messaggio speciale recapitato al Papa: «Siamo La Francescana – sta scritto sulla pergamena – viviamo nei luoghi che ispirarono il Cantico delle Creature, l’antica poesia nata nel 1224 in questa terra, dedicata alla natura e alla bellezza del creato. Andiamo in bicicletta sulle colline, nelle campagne e tra i borghi che videro la nascita di questi versi ineguagliabili». In un tempo in cui si abusa del termine “sostenibilità” gli amateur de La Francescana rendono anche la vita più sostenibile attraverso il ciclismo, restando umili «come gocce d’acqua, ma nella goccia c’è la forza del tutto. Siamo certi che un giorno saremo fiume».