venerdì 23 luglio 2010
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Di prodotti televisivi e cinematografici per bambini se ne intende senza ombra di dubbio. E non solo perché è padre di cinque figli, di età compresa fra i 2 e i 13 anni. Ma anche perché con la Lux Vide, la società di produzione fondata dal padre Ettore, è da sempre impegnato nella realizzazione di film e fiction (e, recentemente, anche di cartoni animati) che, come dice lui stesso, «contribuiscano a portare acqua il più pulita possibile in quei grandi acquedotti che sono il cinema e la televisione». Probabilmente è per questo che Luca Bernabei è stato chiamato ad essere il presidente della giuria della terza edizione del Fiuggi Family Festival che si svolgerà da domani al 31 luglio. Bernabei, il tema di quest’anno è: «Progetto Famiglia, dal sogno alla realtà». Perché, sostengono gli organizzatori del Fiuggi Family Fest, nonostante il mutamento radicale del tessuto sociale delle abitudini e degli stili di vita, il sogno di realizzare il proprio desiderio di amare ed essere amati in una famiglia stabile e felice è sempre presente.Sono assolutamente d’accordo. Balza subito agli occhi che la famiglia interessa e riguarda tutti. Il cinema italiano di quest’anno ce lo ha ampiamente dimostrato. Purtroppo, della famiglia si fa spesso una rappresentazione triste, drammatica. È come se si cercasse di emanciparsi dalla famiglia definendola iperproblematica. Io credo, invece, che ci siano tante famiglie che vogliono vedersi rappresentate, al cinema e in tv. Non in modo melenso, intendiamoci, ma nelle sfide educative, relazionali ed economiche che affrontano ogni giorno.Insomma, sì ai film sulla famiglia ma niente atmosfere alla «mulino bianco»?Certo. Sarebbe assurdo pensare di raccontare la famiglia nascondendo i problemi. Glielo dico per esperienza personale: quando la sera torno a casa, non trovo certo tutto scintillante e perfetto. Ma una parola di mia moglie Paola, che fa la ricercatrice e lavora tutto il giorno come me, o un sorriso di uno dei nostri figli mi danno un sollievo enorme. Lo so che, dal punto di vista drammaturgico, è più difficile raccontare la normalità perché non fa rumore. Però serve anche a ridare la speranza senza, voglio sottolinearlo, giudicare chi non ce la fa.In questo senso possiamo dire che il Fiuggi Family Festival rappresenta un’occasione importante?Sì, perché attraverso i film la gente può comprendere che noi che crediamo nella famiglia non siamo degli ufo ma persone che ci provano ogni giorno e che, ogni giorno, reinventano la propria famiglia. Sono orgoglioso di questo incarico che mi è stato affidato dagli organizzatori del Fiuggi Family Festival. La manifestazione è solo alla terza edizione ma inizia già ad essere percepita come un appuntamento importante che ha una sua peculiarità rispetto agli altri festival. Perché offre l’occasione per aprire lo sguardo su ciò che il mondo del cinema offre per la famiglia. Chi ha figli sa quanto sia difficile per un genitore riuscire ad andare al cinema con loro se non per vedere un film che arriva dall’America. L’inverno passato sono andato con le mie due figlie più grandi a vedere Il Concerto di Radu Mihaileanu. All’uscita ne abbiamo discusso, abbiamo parlato. Mi piacerebbe poter avere più occasioni come quella.
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