giovedì 20 luglio 2023
A Bolzano Danza il tema dell’immortalità è al centro di “Effetto Lazarus” di Fredy Franzutti. Il ciclo della vita è green con “Le sacre du printemps” di Teodora Castellucci
Il coreografo Fredy Franzutti con il suo Balletto del Sud a Bolzano Danza

Il coreografo Fredy Franzutti con il suo Balletto del Sud a Bolzano Danza - Giuseppe Di Stefano

COMMENTA E CONDIVIDI

La pandemia ha messo prepotentemente anche il mondo dell’arte di fronte al tema della morte, che la civiltà occidentale ha tentato in tutti i modi di rimuovere. Non fa eccezione il mondo della danza, in cui i frutti del lockdown si vedono oggi in una serie di nuovi lavori che affrontano apertamente, o rielaborano simbolicamente, il tema di morte, vita e rinascita. Tendenza che emerge anche all’interno del prestigioso festival di balletto contemporaneo Bolzano Danza, giunto alla sua 39ma edizione, in scena dal 14 al 28 luglio. Una serie di riflessioni sul tema si sono concentrate proprio in questo inizio settimana con i suggestivi lavori di tre compagnie italiane al Teatro Comunale. A partire da Cuma, assolo misterioso del coreografo Michele Ifigenia Colturi, protagonista lunedì una intensa Federica D’Aversa impegnata a dare corpo e volto ad inquietanti vaticini sui nostri destini. Anche Teodora Castellucci, che ha fondato insieme ai fratelli Agata e Demetrio (figli del regista Romeo Castellucci) la compagnia Dewey Dell, mette in scena misteriosi culti estatici in I’ll do ‘i’ll do ‘ll do. Ed è proprio dalla pandemia che è nata, ha spiegato lunedì la stessa coreografa Teodora Castellucci, la rivisitazione in versione “green” de Le sacre du printemps di Igor Stravinskij, dove il tema di morte e rinascita è applicato alla natura. Nella coreografia storica, ambientata in Russia si mette in scena il drammatico sacrificio dell’Eletta uccisa dalla comunità per garantire la fertilità della terra. Nel lavoro di Dewey Dell si punta maggiormente sul ciclo della vita che muore e rinasce trasformata partendo dal microcosmo del mondo degli insetti in una coreografia straniante, che gioca su colori, forme e luci, ma ricca di idee innovative.

'Le sacre du printemps' dei Dewey Dell a Bolzano Danza

"Le sacre du printemps" dei Dewey Dell a Bolzano Danza - Foto di Andrea Macchia

Ad affrontare di petto il tema della morte e della resurrezione, o perlomeno dell’immortalità, è il coreografo leccese Fredy Franzutti che colpisce con una breve ma fulminante coreografia, Effetto Lazarus, andata in scena martedì in dittico con Wassily b3, coreografia questa nata per celebrare l’anniversario dell Bauhaus che, prendendo spunto dall’innovativo design della celebre poltrona creata nel 1925 a Marcel Breuer, racconta l’evoluzione del genere umano dal Big Bang fino alla società operativa dove si spera vi sia la pace. Genere umano che invece vediamo ricomparire senza vita in un obitorio in Effetto Lazarus, balletto ispirato agli studi di Robert E. Cornish, il controverso scienziato che negli anni 30 voleva riportare in vita i morti con raccapriccianti tecniche di sua invenzione. La coreografia è creata per il gruppo dei danzatori della compagnia Balletto del Sud, una delle più attive compagnie italiane fondata da Franzutti nel 1995, un organico composto da 20 elementi di diverse nazionalità con un repertorio di oltre 60 coreografie, che propone in oltre 100 spettacoli all’anno. Franzutti con la sua compagnia, «libero da ogni schema e incasellamento » ci spiega, spazia dalla classica alla contemporanea, ed ha lavorato per i maggiori teatri del mondo dal Boshoi all’Opera di Roma rivendicando «l’orgoglio di un’arte integrata che affonda le sue radici nella Magna Grecia».

Effetto Lazarus è ambientato in un obitorio post-catastrofe dove dei corpi di giovani vittime vengono sottoposti al siero Lazarus del dottor Cornish con l’intento di riportarli in vita. Il tutto sulle note della celebre Danza Macabra di Saint-Saëns, eseguita al piano da Scipione Sangiovanni. «Questa innanzitutto è la rielaborazione coreografica del breve soggetto sinfonico - spiega il coreografo -. Già nel 1874 Saint-Saëns inventa un quadro in cui la morte entra in un cimitero e, suonando il violino, richiama alla vita i cadaveri, i quali danzano un grande valzer per rientrare nelle loro tombe alla prima luce dell’alba. E’ innovativo perché nell’800, il secolo del Romanticismo prevede il dialogo coi morti, vedi Pindemonte, Foscolo o, nel balletto, Giselle, ma si tratta di fantasmi, di spiriti. Il corpo di una persona che si rianima di Saint Saens è innovativo dell’epoca, inconsapevolmente anticipa le figure degli zombie che sono state create dal cinema horror degli anni ’60 con La notte dei morti viventi. Ma in questa coreografia parliamo di Effetto Lazarus perché, come sappiamo, Lazzaro risorge e ce la fa, in questo caso invece è solo una parentesi». Infatti neanche il novello Frankestein Cornish riuscì mai ad avere successo con gli esperimenti sui cadaveri, a parte riuscire per poche a rianimare ore due cani dichiarati clinicamente morti. Una parabola sull’arroganza dell’uomo? «Nonostante si senta un novello Prometeo, l’uomo che non è un Dio non può ridonare la vita – spiega Franzuti - Ho immaginato un luogo della morte comune, un obitorio, un luogo che dopo il Covid è diventato purtroppo familiare nel nostro immaginario. All’inizio c’è una landa di corpi di giovani coperti da un lenzuolo. Il Covid ci ha insegnato il concetto della diffusione epidemica, un concetto filosofico, etico: abbiamo imparato che si può morire tutti insieme, vecchi e giovani, per contagio. Questo è un futuro possibile».

Una scena di 'Effetto Lazarus' di Fredy Franzutti

Una scena di "Effetto Lazarus" di Fredy Franzutti - Foto di Francesco Sciolti

Immaginando che venga loro iniettato il siero Lazarus, ecco i giovani si rianimano, si ritrovano nudi, fragili, spaesati: una coppia danza la propria speranza di una nuova vita, altri invece si scatenano in un ballo iper energetico, aggressivi a causa del siero adrenalinico, finché al primo raggio di sole, man mano che la luce invade la stanza, tutti muoiono uno dopo l’altro. «Da salentino abbiamo una cultura contadina e sappiamo cosa è morte e resurrezione, il mito di Proserpina con 6 mesi di morte in inverno e 6 di rinascita in estate – aggiunge il coreografo - Io sono credente, cattolico praticante e queste tematiche per me hanno a che fare con la fede. Ma quella che porto in scena è un’altra cosa. L’uomo di oggi non vuole più la Resurrezione, vuole l’immortalità, il mito del secolo è l’eterna giovinezza».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: