giovedì 15 luglio 2010
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Il lettore «religioso» cresce più di quello «generalista». Il cliente che sceglie un libro di religione fa parte della categoria «significativa» dei cosiddetti «decision maker», cioè quella fascia di età tra i 20 e i 44 anni che comprende docenti universitari, operatori di aziende, insegnanti: insomma, quella categoria sociale che «fa opinione». Sono questi i due dati più significativi emersi ieri a Bergamo in occasione della presentazione del secondo report elaborato dall’Uelci (Unione degli editori e librai cattolici italiani) dal titolo «Il mercato dell’editoria cattolica e della libreria religiosa».«La crisi sta arrivando adesso nelle librerie – spiega Giorgio Raccis, presidente del Uelci –. Il primo semestre del 2010 segna, ahimè, una batosta». Sintetizzata da un dato che coinvolge l’intero settore, dunque non solo l’editoria cattolica. Se il primo trimestre dell’anno in corso ha fatto segnare un +3,7% nel fatturato (passato da 379 a 393 milioni di euro), nel complesso del primo semestre il 2010 fa registrare un «rosso» di 3,7%. Insomma, sono andati molto male i mesi di aprile, maggio e giugno. «Comunque la lettura sta continuando a crescere nel nostro Paese – ha spiegato Giovanni Peresson dell’Associazione italiana editori, curatore del dettagliatissimo rapporto – visto che dal 2000 gli italiani che dicevano di leggere un libro erano il 39,1% del totale mentre oggi sono il 45,1%». Crescono soprattutto i «lettori forti» (+47,5%), cioè coloro che leggono almeno un libro al mese, molto di più dei lettori medi (+11,3%) – che «consumano» almeno 4 libri – e di quelli deboli (+7,1%), i quali si fermano sotto la quota di 3 volumi all’anno. In complesso il mercato librario in Italia è andato bene nel 2009, con un 3,1% in più di fatturato dell’anno precedente. Con una caratteristica non indifferente: l’ultimo anno monitorato è stato maggiormente «pluralistico» dei precedenti in termini di vendite, visto che il 5% del mercato è stato assicurato da 24 titoli mentre nel 2009 ci si era fermati a 15 e nel 2008 a «soli» 9 libri.La Bibbia si conferma la superstar della classifica dei volumi a sfondo spirituale: l’Uelci, che aveva editato – 360 mila copie – la prima edizione della nuova traduzione CEI della Scrittura nel settembre 2008, è pronta a settembre – come spiega Raccis – «ad una seconda ristampa nel settembre prossimo, dopo la prima del febbraio dello scorso anno». Ma il settore spirituale va ancora meglio di tutto l’ambiente librario: «Il libro religioso è uno dei segmenti a più alta crescita – spiega Peresson – e anche gli editori laici se ne stanno accorgendo». Lo si evince anche da un semplice dato: nel 2000 gli italiani che dicevano di aver letto almeno un libro religioso erano 2 milioni 650 mila, saliti a 3 milioni 15 mila nel 2007 ed impennatisi a 3 milioni 320 mila l’anno scorso. Dieci anni fa quindi il mercato religioso «tirava» l’11,5% dell’intero comparto, oggi siamo saliti a quota 13%: in termini relativi, un boom del 25%. Si diceva dell’aspetto demografico. La ricerca Uelci indica che si conferma, anzi si rafforza, la quota dei 25-59enni che scelgono un volume «ispirato»: nel 2000 erano il 50,3%, oggi sono il 51,7%. E per chi si domanda quanti titoli religiosi vengono pubblicati ogni anno, il rapporto Uelci ha pronta la risposta: nel 2009 sono stati 4600 di cui 4215 editi da case editrici religiose. Capitolo librerie. Qui Peresson ha introdotto alcune novità affacciatesi negli ultimi tempi: «Mentre i negozi "laici" si sono rafforzati, così non è per quelle cattoliche», che fanno registrare un calo dell’1% di presenza nel Paese. Infine, il nodo dolente della distribuzione: «Gli editori cattolici, che sotto certi aspetti sono stati antesignani nel costruire una propria filiera di produzione, distribuzione, vendita, oggi si trovano in affanno – spiega Raccis –. Di qui il fatto che per alcuni di loro è all’ordine del giorno la possibilità di creare sinergie per far fronte ad un frazionamento che non ha più senso oggigiorno».
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