sabato 24 settembre 2022
Non si contano le reinterpretazioni dell’affresco della Sistina che sfruttano il valore iconico abbinato alle frontiere della AI. Molte le sfumature, tra spinte prometeiche e risvegli spirituali
La Creazione di Adamo di Michelangelo piegata all'Intelligenza Artificiale
COMMENTA E CONDIVIDI

Quale mistica essenza racchiuderà la Creazione di Adamo affrescata sulla volta della Cappella Sistina per rilasciare a ogni generazione la sua dose di potenza simbolica? Negli anni Novanta, ridondantemente lanciati dal presidente Bush come “il decennio del cervello” per l’impulso fornito alle neuroscienze, circolava con clamore l’interpretazione secondo cui il manto rossastro che fa da sfondo alla figura del Padre Creatore ha il profilo esatto della sezione sagittale di un encefalo umano, con tanto di dettaglio del lobo frontale, del giro del cingolo, della ghiandola pituitaria e quant’altro. L’articolo di Frank L. Meshberger del 1990, che lanciò la suggestione, sembrava aver cambiato per sempre la percezione dell’opera.

Successivamente, però, nel bel mezzo dell’esplosione della fecondazione assistita e ricerche similari, ecco spuntare, dall’intuizione di un gruppo di medici italiani, l’ipotesi che il manto da cui si staglia il Dio Creatore sia, in realtà, la figurazione di un utero post-partum con tutto il suo apparato ben distinto, dove il tronco encefalico dell’interpretazione precedente, ovvero il panneggiamento verde svolazzante in basso, diventa il disegno del cordone ombelicale. Tutto molto più in linea, si considerò, con il titolo dell’opera.

Oggi, in un’epoca in cui l’umanità ascolta, rapita e a bocca aperta, il mito dell’Intelligenza artificiale onnipotente e salvifica, quale icona campeggia, irrefrenabilmente, su libri o blog che trattano più o meno dell’argomento? Non c’è modo di non averla vista: è il dettaglio delle due mani della Creazione che si avvicinano, ove una delle due, però, si è fantascientificamente trasformata in una mano robotica.

Un remix memetico viene chiamato in gergo. L’artista turco-hawaiana Serife Wong, in Faith and Trust, ha omaggiato la versatilità di questa pervasiva effige tecno-michelangelesca con un collage di decine e decine di varianti scovate nel corso della sua ricerca sulle agenzie di etica tecnologica sparse nel mondo. L’impatto visivo è di grand’effetto. L’antropologa di Cambridge Beth Singler dedica addirittura un serrato studio a Il meme della Creazione dell’Intelligenza artificiale (2020), un’analisi comparata di 79 versioni del logo tra le centinaia rintracciate in siti di tecnologia, e-commerce, consulenza informatica… Il posto d’onore spetta al documento di nomina del gruppo di esperti di alto livello sull’Intelligenza artificiale da parte della Commissione europea del 2019: sulla copertina dell’atto è sempre la variante di Michelangelo a risaltare sullo sfondo di grafici in etereo “blu digitale”, la soluzione cromatica del nostro futuro ambiente di vita, così come il verde naturale era la cornice di ere ormai remote.

L’autrice cerca di decifrare il fenomeno. Si tratta solo di un caso di “mediatizzazione della religione”, secondo la teoria di H. Jarvald, con cui i registi della comunicazione tentano di ridurre il sacro a fonte d’intrattenimento, esorcizzando il suo cuore numinoso e inquietante? Oppure, come suggerisce il filosofo J. Josephson-Storm nel suo The myth of disenchantment (2017), il paradigma del disincantamento del mondo di weberiana memoria è stato sopravvalutato e da ogni pertugio della nostra società, solo nominalmente non credente, risbocciano virgulti di spiritualità, necessariamente adattati alle forme della cultura attuale? O forse è un ulteriore tratto di arroganza prometeica, o, perché no, una sorta di preghiera e invocazione di una Nuova Creazione?

Molto dipende dalla posizione dell’arto robotico nelle mille varianti. Quando, infatti, esso sostituisce la mano del Creatore, s’insinua neppure tanto larvatamente il sospetto che l’Intelligenza artificiale abbia assunto, nell’immaginario collettivo, il posto di Dio. Se però esso prende la posizione della creatura, allora a chi appartiene la mano da cui scocca la scintilla vitale? Forse all’essere umano che gioca a fare Dio, oppure – interpretazione teologica assai suggestiva – ancora allo stesso Dio Padre che, attraverso la mediazione dell’umano co-creatore, adotta tra le sue creature anche tutta la famiglia di androidi, cyborg, ologrammi e figure tecnologiche a venire, quali strumenti per il compimento del suo Disegno provvidenziale?

Neuroscienze, ingegneria genetica, Intelligenza artificiale: mentre le tecnoscienze si passano il testimone carico di promesse e speranze, i personaggi della Creazione di Adamo, dall’alto dei Musei Vaticani, sembrano guardare, imperturbabili, generazioni di esseri umani intenti nel loro “oggicentrismo”. Regalando loro, secolo dopo secolo, quella magnificenza simbolica che solo simili opere d’arte riescono a promanare inesauribilmente.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: