sabato 25 novembre 2017
Al Teatro Lirico di Cagliari il debutto europeo dell'opera di Marco Tutino ispirata al romanzo di Moravia con una magnifica Anna Caterina Antonacci. Il maestro: «Omertà sulla violenza alle donne»
Anna Caterina Antonacci è "La ciociara" per Marco Tutino

Anna Caterina Antonacci è "La ciociara" per Marco Tutino

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Il primo scoppio dopo l’urlo delle sirene, mentre i muri delle case di Roma ricreate in digitale crollano tra fumo e fragore, Gisella e sua sorella Carla si stringono alla poltrona del teatro. «Avevo 6 anni quando bombardarono Cagliari, mi ricordo ancora il rumore degli aerei e le macerie che non riuscivo a scavalcare». Anche per questo il debutto europeo dell’opera di Marco Tutino La ciociara ieri sera al Teatro Lirico di Cagliari, la seconda città più bombardata durante la guerra dopo Napoli, mette un brivido in più nel pubblico. Come mette i brividi la terribile storia della popolana Cesira e della figlia sedicenne Rosetta, violentate come altre 7000 donne ciociare dai goumiers, i reparti di soldati marocchini del Corpo di spedizione francese, dopo la sanguinosa battaglia di Montecassino nel maggio del 1944.

«Un fatto misconosciuto e mai abbastanza raccontato su cui è calata una colpevole omertà storica» ci spiega il maestro Marco Tutino, uno dei compositori italiani più richiesti all’estero, grazie a opere tratte da grandi titolo come Pinocchio, La Lupa, La bella e la bestia. Troppo popolare per i puristi? «Io rivendico l’aspetto popolare dell’opera, che non si rivolge a un pubblico di nicchia, ma a un pubblico multimediale che ama il cinema, la musica, i libri. L’opera nuova – aggiunge il maestro – ha bisogno di parlare ai giovani attraverso temi conosciuti». Se poi i temi sono quelli della guerra e delle sue vittime, specie le donne, ben venga anche un’opera dall’anima pop. Punta quindi dritto al melodramma, con uno schema cinematografico efficace cui ha contribuito l’esperienza dello sceneggiatore Luca Rossi, questa Ciociara, nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari, dove resterà fino al 3 dicembre mentre sarà visibile su Rai5 il 14 dicembre alle 21.15 (e in replica il 16 e 17 dicembre).

Si tratta di una coproduzione con la San Francisco Opera che l’aveva commissionata a Tutino, prima commissione a un italiano negli States dopo Puccini per La fanciulla del West. Questa prima esecuzione assoluta in Europa, dopo il trionfo negli States, vuole rafforzare le sinergie musicali tra la Sardegna e i teatri d’Oltreoceano. Complice anche il libretto di Marco Tutino e Fabio Ceresa, che nei due atti enfatizzano il ruolo degli americani nella liberazione dell’Italia dal nazifascismo, con il ruolo chiave di un capitano dell’U.S Air Force in fuga e un gran finale tutto stelle e strisce con immagini d’epoca. I ruoli sono netti, buoni e cattivi, anzi, cattivissimi, mentre Cesira invece si evolve da bottegaia attaccata al denaro a donna maturata attraverso il dolore. Il romanzo di Moravia, si trasforma così in melodramma pucciniano fra lacrime, emozioni forti e colpi di scena. «Il romanzo adotta un tono cronachistico non del tutto congeniale al linguaggio dell’opera, per cui abbiamo costruito il ruolo di un antagonista che desse corpo al dramma, la figura di Giovanni che agisce per vendetta d’amore – aggiunge Tutino –. Inoltre aggiungiamo un barlume di speranza che nel romanzo verista non c’è». Ad accogliere, e superare brillantemente, il confronto con l’icona del premio Oscar Sophia Loren, immortalata dal film di Vittorio De Sica del 1960 (oggi RaiMovie lo trasmetterà alle 14.00), la volitiva Anna Caterina Antonacci. «Una grande attrice oltreché cantante, ho scritto il ruolo su di lei» aggiunge Tutino.


Prima che si alzi il sipario, scorrono sullo schermo le immagini del Duce e dell’avanzata degli alleati da sud fino ad arrivare al fronte di Montecassino. Uno stornello romano ci introduce nella bottega di Cesira, giovane vedova che nell’estate del ’43 fa affari con la borsa nera e si lascia sedurre, poco convinta, da Giovanni (il baritono Sebastian Catana), un amico del marito innamorato di lei. D’improvviso irrompe il dramma, con gli aerei americani che bombardano Roma, tra botti, fumi e armadi che cadono. Cesira così decide di tornare nella nativa Ciociaria con la figlia sedicenne Rosetta. Il dramma degli sfollati, tra fame, freddo e paura, chiude il primo atto su un toccante Padre nostro intonato dalla dolce Rosetta (un talento il soprano leggero Lavinia Bini) con il coro del Lirico in ginocchio che fa inumidire gli occhi a molti spettatori. Complice una scelta musicale di immediata presa, rivendicata da Tutino: «La percezione musicale è cambiata, noi siamo immersi in tanti di quegli stimoli sonori che non possiamo non tenerne conto nella scrittura dell’opera. Questa è la versione più evoluta del nostro melodramma, in cui su una base di ampio respiro primo novecentesca si innestano gli echi del musical, della canzone, delle colonne sonore». E prende proprio il ritmo accellerato del film d’avventura il secondo atto, dove la regia di Francesca Zambello e la direzione di Giuseppe Finzi alla guida dell’Orchestra del Lirico di Cagliari, seguono le indicazioni di Tutino e Rossi. E così, mentre Cesira si innamora dell’intellettuale antifascista Michele (il tenore Aquiles Machado), non tarderà la vendetta del geloso Giovanni, diventato uno squadrista, che lo denuncerà per avere aiutato un militare americano in fuga.

La fucilazione di Michele si alterna, su una musica incalzante che aumenta la tensione, con la scena clou della violenza subita dalle due donne sulla strada per tornare nella Roma liberata dagli alleati. Risolta con empatia e senza voyeurismi: Cesira e Rosetta, vengono circondate dai soldati marocchini e rapite dentro una chiesa diroccata. Basta un grido a evocare l’orrore. E l’uscita sommessa delle due donne (Two women il titolo americano) tremanti, stracciate, umiliate, fa male anche a noi. Soprattutto la perdita dell’innocenza di Rosetta, «figlia rovinata», ci impietosisce, per lei e tutte quelle come lei. Il trauma psicologico riuscirà a sciogliersi solo nell’abbraccio della madre, e in una ripartenza sulla strada della vita illuminata dalla luce al suono delle campane. «E all’Italia povera e ferita dalla guerra sarà ispirata anche la mia prossima opera, Miseria e nobiltà da Scarpetta, che ambiento durante il referendum Monarchia e Repubblica» anticipa Tutino. Il debutto il 23 febbraio al Carlo Felice di Genova.


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