martedì 1 giugno 2010
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Come la civetta per le allodole. Posizionare l’esca per bene, stuzzicare l’attenzione. E poi fare scattare la trappola. Un gioco che è riuscito alla perfezione a Mario Monicelli. Aveva fatto alzare più di un sopracciglio la notizia per cui il 95enne regista di Viareggio era tornato dietro la macchina da presa, dopo aver più volte ribadito l’abbandono definitivo del set dopo Le rose del deserto, realizzato quattro anni fa. E invece il ritorno in gran segreto per girare La nuova Armata Brancaleone, un mediometraggio di 50 minuti per riportare in auge, ambientata al presente, la scalcagnata compagnia di ventura allor acapitanata da Vittorio Gassman. Le informazioni c’erano tutte, fin nel dettaglio. Scritto insieme a Mimmo Calopresti, prodotto da Renzo Rosellini, musicato da Stefano Lentini. Davanti a l’obiettivo un cast di attori non professionisti e l’ausilio degli studenti dell’Istituto Rossellini per la lavorazione. La presentazione il 31 maggio, slittata poi, un po’ confusamente, al 3 giugno. Persino l’annunciata partecipazione al festival del cinema di San Sebastian, nei Paesi Baschi, dal 17 al 25 settembre. Per poi scoprire che è tutto un tiro, davvero ben congegnato, del vecchio toscanaccio. Quando Oscar Cosulich del Mattino di Napoli lo ha contattato per avere maggiori delucidazioni, Monicelli si è rivelato vago: «È un’idea nata dai ragazzi del Movimento Viola, che ho accettato subito, perché quando c’è da protestare sono sempre in prima linea. In realtà il film non è pronto, o forse sì: la vera Armata Brancaleone siamo noi». Ma allora il film c’è o non c’è? «Ci saranno solo i titoli di testa del film e niente più» ha confermato il regista Mimmo Calopresti. Il «seguito» della storica saga sceneggiata da Age e Scarpelli, che già tratteggiava in controluce un caustico ritratto di un’Italia allo sbando, si rivela una provocazione, dunque. A posteriori, se letto bene il plot diramato nei comunicati era in qualche modo rivelatore: «Uno spaccato dell’Italia di oggi, delle sue speranze, delle sue illusioni, dei suoi vizi, delle sue virtù e un’ipotesi su un futuro prossimo venturo. Tutto visto dall’occhio di chi l’Italia la capisce bene e non da oggi». Una mossa a sorpresa che spiazza molti e riporta l’attenzione sulla problematica del precariato giovanile e nella fattispecie a chi investe tempo e fatica nello studio delle discipline del cinema. «L’idea è nata per parlare dei problemi di questi ragazzi, trasformati in Armata Brancaleone dall’attuale situazione». Così Mimmo Calopresti spiega il "progetto" nato nell’ambito del «popolo viola» che fa capo all’Istituto di Stato per la Cinematografia e la Televisione Roberto Rossellini. «È un gioco nato da questi ragazzi a cui Mario è stato così generoso da aderire subito. In realtà è un modo per essere solidali con ragazzi che oggi fanno formazione professionale nel mondo del cinema e che, con i tagli e il clima che c’è, vivono l’impossibilità, come una vera Armata Brancaleone, di fare mai davvero un film». Confermato però l’incontro di giovedì alla Sala Cinema dell’istituto. «Monicelli sicuramente non mancherà – ha assicurato Calopresti – Lui è un vero barricadero».
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