lunedì 11 marzo 2024
Grazie all'impiego degli animali nel lavoro agricolo, l'uomo cambio la sua dieta e l'idea culturale di residenzialità: il nuovo studio su "Nature"
Aratro dell'età del bronzo ritrovato nel sito archeologico di Lavagnone a Desenzano del Garda

Aratro dell'età del bronzo ritrovato nel sito archeologico di Lavagnone a Desenzano del Garda - Museo Rambotti

COMMENTA E CONDIVIDI

A quanto risale l'uso dell'aratro? Quando in età neolitica l'uomo si è trasformato per davvero da cacciatore ad agricoltore, modificando così la sua dieta e anche il concetto stesso di residenzialità e di cultura rurale? In risposta a queste domande negli ultimi quattro decenni, a livello internazionale, si è sviluppato un dibattito serrato intorno alla tesi della "Rivoluzione dei prodotti secondari", cioè lo sfruttamento delle risorse animali che non comporta l'uccisione dell'animale, come la produzione di latte e lana e l'utilizzo degli animali per il lavoro.

Secondo questo modello, l’uso della forza animale arrivò relativamente tardi in Europa, durante i cambiamenti socioeconomici del tardo Neolitico nel IV millennio a.C. I segni dell'aratro sono la prova diretta più convincente dell'uso della trazione animale. Tuttavia, se ne conservano pochi, il che li rende relativamente rari in tutta Europa e la loro datazione è difficile e spesso imprecisa. La rivista Nature ha recentemente pubblicato gli studi effettuati da un gruppo di scienziati e archeologi svizzeri e accreditati anche in altri Paesi europei (Samuel van Willigen, Sylvain Ozainne, Michel Guélat, Anne-Lyse Gentizon Haller e Marc Haller) presso il sito Anciens Arsenaux a Sion, nel Vallese, nella Confederazione Elvetica, che ha ribaltato la teoria prima proposta, svelando la presenza dei più antichi segni di aratro conosciuti in Europa, risalenti all'inizio del V millennio a.C, quindi molto prima. Essi testimoniano l'utilizzo della trazione animale in tempi molto più lontani nel passato rispetto a quanto per ora si era accertato e il tutto è coincidente nell'affermarsi dell'economia agropastorale nell'arco alpino.

Nel corso del VI millennio a.C. l'Europa continentale fu segnata da un'innovazione fondamentale nello sviluppo del modo di sussistenza produttivo. Basata sulla coltivazione dei cereali e sull'allevamento del bestiame, a questa “Rivoluzione Neolitica” seguirono una serie di importanti innovazioni tecniche, come la metallurgia del rame e l'introduzione della trazione animale. Di quest’ultima faceva parte di quella che Andrew Sherratt ha descritto come la “Rivoluzione dei prodotti secondari”, vale a dire lo sfruttamento delle risorse animali “rinnovabili” (forza fisica, latte, lana e letame) che non comportava l’uccisione dell’animale.

Dati archeologici provenienti da tutta Europa come incisioni parietali raffiguranti e carri imbrigliati, patologie ossee legate all'imbracatura o alla ripetuta trazione, e il ritrovamento di oggetti come ruote o elementi archeologici che, come i segni dell'aratro, hanno sempre presupposto l'uso della trazione animale. Ma la scoperta fatta dagli archeologici svizzeri data l'uso dell'aratro mosso dagli aninali molto prima. Infatti, la ricerca ha fornito un solido quadro cronologico per i primi segni di aratro conosciuti in Europa, datati tra il 5100 e il 4700 a.C. Questi resti dimostrano che l'uso della forza animale apparve ben presto dopo le prime testimonianze di un'economia produttiva nelle Alpi. I nuovi dati indicano che l’uso della trazione animale non si sviluppò durante una fase tarda del Neolitico in Europa ma fu probabilmente parte integrante dei processi iniziali di neolitizzazione del Continente.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: