lunedì 29 gennaio 2024
L'Italia affascinata dalla semplicità del campione azzurro, che giovedì sarà ricevuto da Mattarella. La rimonta che gli ha permesso di vincere in Australia rivela una grande forza mentale
Sinner con il trofeo dell'Open d'Australia

Sinner con il trofeo dell'Open d'Australia - Fotogramma

COMMENTA E CONDIVIDI

Quando giovedì primo febbraio, Jannik Sinner si ritroverà di fronte il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale, non gli porterà solo la Coppa Davis vinta con la squadra azzurra a Malaga due mesi fa, ma anche e soprattutto il fresco trofeo di Melbourne. Quasi un segno premonitore l’aver rimandato l’appuntamento che in un primo momento era stato fissato per il 21 dicembre. Ora l’azzurro ha conquistato il suo primo Slam, prima volta di un italiano in Australia, e una vittoria che non è esagerato definire epica. Soprattutto per come si erano messe le cose nei due set iniziali vinti entrambi da Medvedev per 6-3. È un’affermazione, quella di domenica 28 gennaio, che va persino oltre il suo già grande valore intrinseco, in quanto apre nuovi scenari per l’Italtennis e per la carriera del giovane tennista azzurro.
Dopo aver dominato il numero uno del mondo Djokovic in semifinale, dopo aver superato il russo, che è pur sempre il numero tre dell’Atp nell’atto conclusivo del torneo, e per di più con una straordinaria rimonta (6-4 6-4 6-3 i parziali a suo favore), la domanda del momento è: dove potrà arrivare questo Sinner? Forse la risposta migliore l’ha fornita lui stesso, subito dopo la fine della partita. «Solitamente quando si perde, si impara. Ho vinto e ho comunque imparato qualcosa dai primi due set. Adesso so che devo ancora lavorare, devo andare in palestra e irrobustirmi. Il lavoro non è ancora finito, è appena cominciato. Nei primi due set non ho visto palla. È là che devo migliorare». Parole all’insegna di una profonda umiltà, che probabilmente è alla base degli straordinari miglioramenti di questi ultimi mesi. E che, unita alle doti tecniche e agli indubbi meriti del team, in futuro potrebbe non precludergli alcun traguardo.

Sinner in azione nella finale vinta contro Medvedev

Sinner in azione nella finale vinta contro Medvedev - Fotogramma

Che cosa ha detto di nuovo sul campione altoatesino lo Slam australiano? Per prima cosa che ormai le partite sui 5 set, fino a poco tempo fa più croce che delizia, hanno smesso di essere un problema. Alla fine, mentre Medvedev era sulle ginocchia, le gambe di Sinner reggevano alla grande. Secondo: che la tenuta mentale è sempre più solida. L’ace con cui ha annullato la palla break nel settimo game nel quarto set ne è la riprova. Terzo: che Jannik non soffre più i confronti con chi gli sta davanti in classifica e può guardare tutti dall’alto in basso. Anche se il ranking Atp non lo certifica ancora ufficialmente, non è fuori luogo affermare che in questo momento l’italiano sia di fatto il numero uno al mondo. Per lo meno su una superficie, del resto a lui sempre gradita, come il cemento. I prossimi tornei, pur meno prestigiosi di Melbourne, potranno confermarlo. Soprattutto i Masters 1000 di Indian Wells e Miami. In Florida l’anno scorso l’azzurro arrivò in finale, battuto proprio da Medvedev.
In primavera poi comincerà la stagione sulla terra, paradossalmente per lui che è italiano, l’incognita più grande. Ma i miglioramenti fisici, mentali e tecnici messi a punto con il suo staff negli ultimi tempi potrebbero rivelarsi determinanti per svoltare anche su questa superficie, che esaspera ancora di più la tenuta fisica e psicologica dei giocatori. Palle corte, seconde di servizio più lavorate, cambi di ritmo con il dritto – tutte soluzioni che abbiamo visto nel Sinner 2.0 d’Australia - potrebbero essere armi vincenti anche a Montecarlo, Roma (dove un italiano non vince dai tempi di un certo Panatta, 1976) e soprattutto nel prossimo Slam del Roland Garros. Naturalmente, Djokovic e Alcaraz permettendo, più eventuali sorprese. Sinner lo sa: «Gli avversari mi conoscono e prenderanno delle contromisure», ha detto ieri alla fine della partita. E il suo coach, Darren Cahill, proprio a proposito di Alcaraz, anche se un po’ in ombra negli ultimi tempi, ha aggiunto: «Carlos ha aperto la strada a molti giovani giocatori, aspiriamo a essere bravi come lui e speriamo un giorno di essere migliori di lui».
Vero o no che lo spagnolo sia ancora superiore, tutto lascia comunque presagire che, al termine dell’era Djokovic per evidenti ragioni anagrafiche (ma attenzione a dare il serbo già per finito), Sinner-Alcaraz potrebbe essere la riedizione dei mitici duelli del passato, ad esempio tra Borg e McEnroe, tra Sampras e Agassi e tra Nadal e Federer. Con l’italiano che ha dimostrato di saperci fare anche sull’erba di Wimbledon, dove l’anno scorso si arrese solo a Re Nole in semifinale. Ma non era ancora il Sinner di oggi. Anche se fare previsioni con così tanti mesi di anticipo è per lo meno imprudente, possiamo aspettarci un Jannik competitivo pure a Londra, come del resto sul cemento di New York.
Per Jannik e per l’Italtennis, insomma, la vittoria in Australia, sommata a quella nella Davis, può rappresentare un’autentica svolta. Sinner si candida a essere il campione italiano più forte di tutti i tempi nel tennis maschile, se già non lo è. Nei prossimi mesi partirà da favorito in tutti i tornei ai quali parteciperà. E chissà che quello con il presidente della Repubblica non possa diventare un appuntamento da ripetere più volte.



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: