Minuto 17 della ripresa. Mario Balotelli, nel tentativo di colpire di testa sotto misura, va a sbattere violentemente contro il palo. Si gira, si allontana ridendo come se niente fosse. Poco dopo si accascia sulla linea di centrocampo e deve uscire in barella. È un’immagine brutta, di quelle che sui campi di calcio spaventano. Ed è un’immagine che in qualche maniera rap- presenta la serata e tutto il momento molto particolare dell’Inter. Sulla testa dei nerazzurri, tanta pioggia: quella autentica di Genova, quella dei tre gol subìti in mezz’ora e stavolta non rimontati. E, non ultima, quelle delle polemiche che, a giudicare dal climax agonistico e nervoso (persino il gentiluomo Zanetti si lascia andare al fallaccio) un filo sopra le righe per una gara di questo tipo, stanno condizionando e condizioneranno le esibizioni dei nerazzurri. Verissimo che la coppa Italia è l’ultima di una fila che ad Appiano Gentile è guidata da campionato e Champions. Altrettanto vero che se l’Inter non corre certo il rischio di vincere “zero titoli”, per dirla alla Mourinho, perdere in simile maniera la partite piccole non aiuta a preparare gambe e testa per quelle grandi. Il tecnico portoghese ci ha messo abbondantemente del suo scegliendo Marassi per condurre una serie di esperimenti inediti e apparsi pericolosi fin dalla lettura del foglio delle formazioni. Difesa a tre costruita intorno all’arrugginito Materazzi, centrocampo muscolare con Zanetti, Vieira e Muntari, attacco tornato all’amato schema della punta centrale (Adriano) coadiuvato da due esterni, Mancini e Balotelli. Il tempo delle verifiche è scaduto molto alla svelta: Rivas ha consegnato palla a Cassano come nemmeno al torneo aziendale e l’Inter si è trovata a rincorrere (9’) con esiti poco meno che nulli. Assolutamente incapace di produrre gioco per Adriano e Balotelli, il centrocampo nerazzurro si è fatto schiaffeggiare da quello doriano. Ma i danni letali sono venuti dal trio Cordoba-Materazzi- Rivas, che ha consegnato chiavi in mano la doppietta all’implacabile Pazzini (30’ e 42’). Come con il Manchester e in altre occasioni, Mourinho ha cercato di correggere i suoi errori nell’intervallo (dentro Maicon). Gastaldello, che cede alle sottili provocazioni di Balotelli, dà una mano all’Inter facendosi espellere: le mani, invece, le usa benissimo il portiere doriano Castellazzi che, con i suoi in 10, sfodera una prestazione mai vista a Marassi e dintorni parando di tutto e di più. Suo principale rivale è Crespo, ancora una volta ripescato dalla panca nel momento del bisogno da Mourinho, l’uomo che lo lascerà giù dall’aereo per Manchester. Viaggio che, in attesa di Marassi parte seconda, sabato col Genoa, si annuncia per l’Inter disturbato da gol e cattivi pensieri.