lunedì 1 settembre 2014
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​A Ravenna è la Chiesa locale a custodire gran parte dei suoi gioielli d’arte con i mosaici che portano il nome della città in giro per il mondo. “Con i soli biglietti d’ingresso – spiega l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, Lorenzo Ghizzoni – riusciamo a sostenere questa impresa. Tutto è sulle nostre spalle attraverso l’Opera di Religione da cui dipendono Sant’Apollinare Nuovo, il Museo arcivescovile, il Battistero Neoniano, Galla Placidia e San Vitale”.Eccellenza, l’arcidiocesi è il motore del volto nobile (e attrattivo) di Ravenna.“Con equilibrio, assieme alla Soprintendenza, abbiamo creato un’organizzazione che cura e restaura questi beni, certificati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Comunque il nostro impegno può contare su pochi stanziamenti pubblici e scarsi fondi dei privati. Però abbiamo decine di dipendenti molto preparati che si dedicano a questo”. Le radici cristiane di Ravenna sono ben visibili.“Tutto il nostro patrimonio è d’ispirazione religiosa. Certo, c’è bisogno di far scoprire l’impianto teologico dei nostri mosaici e offrire una corretta lettura del ricco apparato iconografico. Tutto ciò sfugge a chi viene da solo o anche a chi si affida a gruppi che spesso sono accompagnati da guide non consapevoli. La maggioranza dei turisti è attratta dai motivi estetici delle nostre chiese. La bellezza è, sì, un volano ma non si riesce ad andare a fondo. Sarei curioso di sapere chi comprende che i mosaici di San Vitale riprendono la prima Preghiera eucaristica oppure che i mosaici di Galla Placidia sono collegati ai temi della morte e della risurrezione. Per questo la diocesi è impegnata ad avere guide preparate e sostiene il progetto promosso dai gesuiti di formare giovani universitari capaci di spiegare i nostri gioielli d’arte. Del resto conosciamo poco la tradizione cristiana, la Sacra Scrittura, i testi liturgici: così diventa difficile decifrare i mosaici di Ravenna”. La candidatura a Capitale della cultura europea può aiutare?“L’amministrazione comunale ha lanciato l’iniziativa. E ci ha investito molto. Anche la Chiesa locale la sostiene. La città possiede un patrimonio straordinario. Sono gioielli che la comunità ecclesiale mette a disposizione della città e che attirano un notevole flusso di pellegrini e turisti. Di fatto sono il principale volano di Ravenna che comunque ha anche un buon ventaglio di iniziative culturali. Le istituzioni puntano su ‘Ravenna 2019’. Hanno favorito anche la partecipazione dei giovani e delle scuole. La città vive l’attesa del responso finale di questa competizione. Ravenna è fuori dalle grande via di comunicazione e avrebbe bisogno di un rilancio”. Come vede la città e la Chiesa locale?“Ravenna è segnata dalla cultura bizantina. Qui il vescovo aveva il titolo di esarca. Negli ultimi due secoli si sono avute forti tensioni legate al rapporto fra Stato e Chiesa. Qui ci sono stati moti anticlericali che hanno lasciato strascichi anche negli ultimi decenni. E ancora si avvertono le tensioni fra Stato e Chiesa. La nostra è una comunità ecclesiale in minoranza ma resta viva, attenta, propositiva e anche combattiva. E’ tutt’altro che una Chiesa in ritirata”.Ravenna è stata ponte fra Oriente ed Occidente. Come si vive oggi la sfida ecumenica?“Abbiamo ottimi rapporti con il mondo ortodosso. Nel 2007 Ravenna ha ospitato la decima sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa da cui è scaturito il noto “Documento di Ravenna” citato anche da papa Francesco nella sua intervista alla Civiltà Cattolica. Come comunità ecclesiale saremmo lieti di accogliere ulteriori passaggi di avvicinamento. Di fatto i fratelli ortodossi si riconoscono nelle nostre chiese e a San Vitale si sentono a casa. Quali impegni per l’arcidiocesi?Come arcidiocesi stiamo completando i lavori di sistemazione dell’Archivio storico diocesano e della Biblioteca diocesana. L’Archivio contiene documenti dal VI secolo e conta anche 14mila pergamene. Nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo è in corso una mostra dedicata proprio ai tesori del nostro Archivio diocesano che come Chiesa locale mettiamo a disposizione degli studiosi e dell'intera comunità.
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