sabato 17 ottobre 2015
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Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie, è nato il 20 novembre 1946 a San Pietroburgo. È riconosciuto come teologo di grande intellettualità e spiritualità non solo nella sua patria, ma in tutto il mondo. Essendo uno dei maggiori rappresentanti dell’ortodossia, egli ha un ruolo decisivo nel cammino verso l’unità dell’unica Chiesa, come Gesù, fondamento e fondatore di essa, ha voluto. Tutti noi confessiamo nel Credo niceno-costantinopolitano: «Credo unam Ecclesiam» [...].La vicinanza della dottrina sociale ortodossa con quella della Chiesa cattolica, anzi la piena compatibilità con essa, risulta dalla comune antropologia, sviluppata sulla base della Sacra Scrittura e della tradizione apostolica, nonché dalla condivisione del concetto di legge morale naturale. Diversamente dai sistemi totalitari politici e ideologici, noi insistiamo sul fondamento inabrogabile dei diritti umani, cioè la dignità che possiede ogni uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio [...]. Il 1° febbraio 2009 con grande onore e gioia ho partecipato, come rappresentante dei vescovi tedeschi, all’insediamento del metropolita Kirill nell’ufficio di patriarca di Mosca e di tutte le Russie, nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca [...]. Un vero gioiello di architettura sacra, che unisce in sé la memoria della vittoria sull’aggressione napoleonica contro la libertà della Russia, nel 1812, e sull’aggressione ateista-comunista contro la fede del popolo russo. Con la distruzione della cattedrale, simbolo straordinario di libertà e di fede, Stalin ha voluto distruggere, nel 1931, l’identità culturale e teologica della fede ortodossa in Russia. Sulle fondamenta della cattedrale egli volle edificare un monumento all’ateismo alto 415 metri (senza portarlo a compimento) e una piscina gigante. La costruzione materiale del corpo era ritenuta più importante dell’edificazione dello spirito, più importante della rinascita nell’acqua e nello Spirito Santo, per la vita eterna! La successiva ricostruzione della cattedrale e la sua dedicazione nel 2000 a Cristo Salvatore ne fa un simbolo della vittoria della pace sulla violenza, della fede in Cristo, Redentore di tutti gli uomini, su ogni forma di auto-redenzione dell’uomo. La salvezza realizzata da Dio in Cristo porta alla verità e alla libertà, a una vita di rinuncia del proprio io e di amore per gli altri. Al contrario, tutti coloro che si sono presentati come messia e redentori, hanno portato solo oppressione e sterminio di milioni di vite innocenti. A buon diritto, il patriarca chiede – retoricamente – qual è la differenza tra i tentativi del regime sovietico di estinguere la fede cristiana e gli attuali progetti degli Stati di cultura ateista e laicista dell’Occidente che cercano di estinguere la memoria delle radici cristiane d’Europa, relegando il culto cristiano in ambito privato, senza concedere alcun diritto pubblico. Fin dall’inizio del cristianesimo, le varie persecuzioni hanno cercato non solo di sterminare i cristiani, ma di estinguere completamente la memoria di Cristo. Ai nostri giorni è assai eloquente il gelido silenzio e la cinica indifferenza della classe politica e dei mass-media davanti alla sanguinosa persecuzione ed estinzione del cristianesimo nel Vicino Oriente! In tali situazioni, il martirio dei fedeli sotto il regime ateista del comunismo sovietico può servire come riferimento e orientamento, secondo la promessa che Cristo ha dato alla sua Chiesa: «Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16,18).Pertanto, non ha alcun senso la critica del laicismo occidentale, emanazione politica del nichilismo filosofico e del materialismo scientistico, contro l’ortodossia russa, la quale è accusata di tornare allo stato precedente la Rivoluzione russa. In verità, non si tratta della situazione prima della Rivoluzione, ma della situazione che si è venuta a creare dopo il regime di violenza. La dissoluzione disastrosa di ogni solidarietà naturale, del fondamento morale di un grande popolo, nonché la distruzione della dignità umana e la riduzione dell’uomo alla soddisfazione di istinti animali, sono l’eredità della mera fiducia nello sviluppo economico-scientifico presente nel materialismo ateistico. Il “paradiso sulla terra” ha mostrato, in realtà, l’inferno anticipato. Soltanto il paradiso in cielo, cioè il Regno di Dio, ha la forza, anche sulla terra, di orientare la vita del singolo e della società verso la verità e di assumersi responsabilità per il mondo, in piena libertà [...]. Il patriarca constata che i risentimenti e i rancori e il mutuo conteggio delle colpe e delle ferite, non potranno mai favorire il cammino verso la piena comunione tra i cattolici e gli ortodossi, ma solo l’amore, che risulta dalla verità e produce l’unità: «L’unità è la forma visibile dell’amore. Se non c’è unità, non c’è amore e se non c’è amore, il valore cristiano supremo, significa che la verità non è stata pienamente assimilata» [...]. La fede cristiana non è un’ideologia: le ideologie umane sono costruzioni del pensiero secondo cui l’unità nella diversità degli uomini non è mai raggiunta tramite verità e libertà, ma tramite violenza e oppressione, tramite seduzioni e bugie, per creare solo pseudo-unità. I metodi dell’ideologia sono l’allineamento e il mainstreaming. Al contrario, l’unità che proviene dalla fede è frutto dello Spirito Santo [...]. La ricca indagine di Kirill sull’identità e la missione del Figlio di Dio [...] potrebbe essere paragonata all’opera di Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. Nel presentare singole pericopi della Sacra Scrittura con brevità e chiarezza, offrendo conclusioni spirituali e morali per la vita odierna, le riflessioni del patriarca Kirill ricordano le omelie mattutine di papa Francesco nelle Sante Messe celebrate presso la Casa Santa Marta e altre sue meditazioni offerte in occasione di esercizi spirituali. Gli sforzi di tali eminenti rappresentanti del Vangelo in un tempo di devastazione dovuto al relativismo e all’ostilità aggressiva contro Dio e la Chiesa, concordano in un punto essenziale: non si tratta di comuni programmi che intendono proporre una anti-ideologia, cioè un ritorno a una precedente situazione socio-culturale. Al contrario, si tratta di una testimonianza comune, allo scopo di evidenziare la figura di Cristo nella sua verità e nel suo amore umano-divino per l’uomo [...]. Il libro di Kirill offre anche un indizio circa il suo desiderio di incontrarsi con papa Francesco, non sappiamo se a Roma, a Mosca o su terreno neutrale. Io credo che essi si sono già incontrati in Cristo, che entrambi quotidianamente pregano e annunciano. Già godono, nella fede, di una grande comunione in qualità di membra del suo corpo, nella Chiesa, e con loro tutti i fedele cattolici e ortodossi. Noi non siamo due organizzazioni distinte che sono alla ricerca di fini e valori più o meno convergenti. Secondo la volontà di Gesù, c’è solo un’unica Chiesa, che nelle varie Chiese particolari è retta dai legittimi pastori di successione apostolica. Purtroppo tale unione non è ancora pienamente realizzata, in quanto manca ancora la piena concordia riguardo l’essenza e l’esercizio del primato del vescovo di Roma: vi sono Chiese che riconoscono tale primato in unione con il Papa – cioè le cattoliche – e altre Chiese che sono tali secondo la sacramentalità, ma che hanno riserve storiche e sistematiche riguardo il dogma cattolico sul primato. Tuttavia [...] siamo l’unica cristianità nella via verso la piena unione dell’unica Chiesa del Dio Trino [...]. Rispondendo all’accusa fatta alla Chiesa ortodossa russa di essere connessa con la politica come al tempo zarista con l’intento di avere potere politico e seguire interessi nazionali, il patriarca espone con chiarezza la differenza essenziale che esiste tra la missione dello Stato e quella della Chiesa. Lo Stato si occupa del bonum temporale dei suoi cittadini; la Chiesa, fondata da Cristo, ha lo scopo di convertire il cuore degli uomini e di condurli, nella libertà della fede, verso l’unione e la comunione con Dio. Poiché la vita dei credenti si attua nello Stato e nella società, essi, tramite le loro attività e i princìpi positivi della loro concezione antropologica, contribuiscono molto all’edificazione della cultura e della società. La Chiesa, inoltre, ha il diritto e il dovere di alzare la voce quando la potestà statale si pone in contrasto con i fondamenti essenziali della legge naturale morale, cioè l’essere creatura a immagine e somiglianza di Dio, oppure quando intende abolire tali leggi per motivi ideologici. Una delle più intense meditazioni del patriarca Kirill è dedicata al racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto, per opera del diavolo, omicida e padre della menzogna. Tale racconto assume il valore paradigmatico della costante lotta del male che cerca di contrastare il Regno di Dio. Respingendo la tentazione di assoggettare il suo potere divino al potere umano, alla ricchezza, all’auto-idolatria, Gesù illumina il vero significato del Regno di Dio e della missione della Chiesa.
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