martedì 9 giugno 2009
Pagato 8,5 milioni nel 2003 e oggi venduto per 68, cifra che copre il bilancio in rosso della società. In arrivo il bomber bosniaco Dzeko, Leonardo ha iniziato il corso per allenatore.
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A mezzanotte di un lunedì qualunque, il Milan ha perso la scarpetta, anzi, le scarpette di Ricardo Kakà, primo "galactico" del nuovo Real Madrid di Florentino Perez. La carrozza rossonera non si è immediatamente trasformata in zucca, ma la sensazione è che la favola, l’incantesimo di 20 anni e rotti di successi e di grandeur che hanno portato a vantarsi “club più titolato al mondo”, sia finita con questo trasferimento che sa di resa, con questo annuncio talmente dilatato nelle tempistiche da venire superato dai fatti e da risultare, come quel film di Tornatore, “una pura formalità”. I fatti, appunto, sono quelli che ieri hanno registrato l’uscita dell’ex (fa effetto, scrivere queste due lettere) numero 22 milanista dal ritiro della Nazionale brasiliana per sostenere esaustive visite mediche in ben due cliniche di Recife, accompagnato dal responsabile sanitario del Real Madrid, da un avvocato della Casa Blanca e dal dottore della Seleçao e medico di fiducia del fuoriclasse, José Runco. Da Via Turati e da Arcore, nel frattempo, tutto taceva: Berlusconi vede Galliani, anzi no, niente vertice, il Premier sceglie presenze istituzionali e l’a.d. se ne sta tappato in sede, ad aspettare disposizioni presidenziali e accompagnare - non senza un certo disagio, sicuramente - l’inesorabile conto alla rovescia verso l’ufficialità. A rompere gli indugi e a mettere nero su bianco ciò che tutti i cronisti del mondo, grazie a Internet, sapevano da ore ci ha pensato la Federcalcio brasiliana, che in un comunicato ufficiale ha spiegato che Kakà, su sua richiesta e del Real Madrid, era stato autorizzato a spendere quella che a tutti gli effetti è stata la sua prima giornata da madrilista tra cardiogrammi, provette e spirometri. Tutto bene, manco a dirlo: l’appuntamento tra il Santiago Bernabeu e il ragazzo che esulta ringraziando il Cielo è fissato per il 30 giugno. Anche prima nel caso (improbabile, comunque) che "o Brasil" dovesse lasciare anzitempo il Sudafrica e la Confederations Cup. In quei giorni non troppo remoti, chissà se i milanisti e il milanismo avranno superato lo sgomento di una cessione epocale per le cifre incassate (68 milioni di euro per un giocatore comunque acquistato a soli 8,5 milioni nel 2003) e per logica, che ha voluto il Milan (al di là delle concilianti versioni della vicenda offerte da Berlusconi) privarsi con volontà precisa del suo giocatore più importante e rappresentativo. Il futuro è un’ipotesi, anzi una serie di ipotesi, perché le parole del presidentissimo cozzano contro le mosse che Galliani e Braida stanno operando sul mercato: Berlusconi ha ancora una volta messo Ronaldinho al centro del nuovo scacchiere rossonero. Al debuttante Leonardo - che ieri a Coverciano ha affrontato il suo primo giorno di scuola nel corso per diventare allenatore professionista - Berlusconi ha parlato di squadra molto tecnica, di gioco palla a terra per esaltare le qualità del fuoriclasse messo ai margini dal reprobo Ancelotti e - anche se si dice sottovoce - dai senatori rossoneri, che durante l’annata appena chiusa non hanno gradito, proprio nel momento del bisogno, l’inversione a U del "Gaucho" troppo velocemente stanco di allenamenti, sacrifici, dedizione monacale alla professione e alla causa.Ronaldinho al centro di Milanello e del cuore presidenziale insomma potrebbe diventare un boomerang anche in spogliatoio, non solo in campo. Nel frattempo, però, dalla Germania e da Milano giungevano conferme che il primo tassello del Milan post-Kakà possa assumere le sembianze di Edin Dzeko, centravanti bosniaco sconosciuto ai più e oggi alla ribalta per essere stato uno degli uomini-gol del Wolfsburg fresco re di Germania. Giocatore giovane (23 anni), sicuramente di eccellenti prospettive, ma completamente privo di esperienza internazionale e dalle caratteristiche tecniche che fanno un po’ a cazzotti con il progetto berlusconiano. Dzeko è alto, potente, abile nel gioco aereo: ha bisogno di cross e molto meno di fraseggi preziosi. L’affare, secondo la Bild, si sta rifinendo intorno a una cifra di 20 milioni per il cartellino e un ingaggio di 2,5 milioni annui per il giocatore. Cifre quasi normali per un club che normale rischia di diventare. Sul ponte del Grande Milan sventola una bandiera bianca, anzi, "blanca": quello che forse diventerà Ricardo Izecson Kakà, mancata bandiera rossonera.
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