sabato 3 novembre 2012
​La supersfida di questa sera può dire molto in chiave scudetto. Bianconeri a bocca cucita contro ogni polemica. Stramaccioni: «Non firmo per un pareggio».
COMMENTA E CONDIVIDI
Prima contro seconda, numeri di lusso. E soprattutto la consapevolezza di essere grandi davvero, al punto da evitare (si spera) altre risse dialettiche da cortile. Eccolo il derby d’Italia, ecco un Juventus-Inter diverso, adulto, dove molto è cambiato rispetto al passato più recente.Le cifre, prima di tutto, fredde ma sinceri. Dicono che mai i bianconeri erano partiti così bene da quando ci sono i 3 punti a vittoria (1994): 28 in dieci giornate, il loro bottino. Uno in più del precedente record assoluto, realizzato nel 2005-2006 dalla Juve targata Fabio Capello. Con 49 risultati utili consecutivi in campionato, ora Conte punta a superare la striscia record di 58 partite senza macchia realizzata dal suo illustre collega tra il 1990-91 e il 1992-93 sulla panchina del Milan. Sull’altro fronte Stramaccioni continua a studiare da Mourinho. L’avvio della sua marcia in nerazzurro è identico a quello del portoghese: 13 vittorie nelle sue prime 19 partite all’Inter. E con 8 successi consecutivi, l’Inter si presenta questa sera a Torino in forma smagliante. «Posso dire che non firmerei per il pareggio - dice infatti il tecnico - perchè siamo lìInter e nelle mie poche gare da allenatore non ho mai pensato di entrare in campo per non vincere .Ce la possiamo giocare tranquillamente, contro la miglior squadra in Italia degli ultimi due anni, ma non abbiamo nessuna paura».Il derby d’Italia insomma mette di nuovo in palio una fetta di scudetto, questa volta senza gran parte dei veleni del dopo-Calciopoli. Il clima, rispetto agli anni scorsi, sembra più disteso. I due club hanno stipulato una sorta di armistizio propiziato dalle recenti telefonate di disgelo tra Agnelli e Moratti, con tanto di invito allo Stadium recapitato dal numero uno bianconero al suo omologo nerazzurro. Un segnale importante, che va a rasserenare il clima senza comunque scalfire la rivalità storica tra i due club. Non solo. In corso Galileo Ferraris hanno accolto con piacere, e un pizzico di stupore le dichiarazioni rilasciate dal presidente nerazzurro e dal tecnico Stramaccioni sulle questioni arbitrali di Catania («solo errori, nessun favore pro-Juve»). Amici mai, però un po’ meno nemici sì.A testimoniare comunque che Juve-Inter non può essere una sfida come altre, c’è il silenzio che avvolge il quartier generale juventino di Vinovo. La seconda vigilia con le bocche cucite, dopo quella che ha preceduto lo scontro con il Bologna, riporta i bianconeri ai tempi di Capello, quando il club imbavagliava i suoi tesserati per evitare a priori la polemica di turno. Zero parole dunque, solo fatti.Il cerino invece questa volta rischia di averlo acceso chi ha scelto l’arbitro. Si tratta infatti di Tagliavento, che in Milan-Juve il 25 febbraio scorso, insieme al suo guardalinee Romagnoli, non vide che il colpo di testa di Muntari aveva superato di almeno mezzo metro la linea di porta. Sarebbe stato il 2-0 in una partita poi chiusa sull’1-1. Tagliavento è anche lo stesso arbitro che il 20 febbraio 2010, in Inter-Sampdoria espulse per un fallo da ultimo uomo Samuel e poi anche Cordoba per doppia ammonizione facendo infuriare Mourinho che si girò verso le telecamere mimando il famoso gesto delle manette. Tagliavento è al momento forse il migliore in circolazione, ma prudenza e precedenti potevano indurre una scelta diversa.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: