giovedì 1 marzo 2018
Dopo le 12 date al Forum di Assago, il cantante prosegue i concerti: «Se il pubblico se ne va dal palasport con un seme di vitalità piantato nel cuore io ho raggiunto il mio scopo»
Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti, in Lorenzo live 2018 (foto M. Lugaresi)

Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti, in Lorenzo live 2018 (foto M. Lugaresi)

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«Se il pubblico se ne va dal palasport con un seme di vitalità piantato nel cuore io ho raggiunto il mio scopo. E' uno spettacolo che parla di immaginazione e di vita, appunto». E di vitalità Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ne ha spesa e ispirata tanta nell’incredibile serie di 12 concerti con cui ha aperto il Lorenzo live 2018 battendo il record di permanenza al Forum di Assago, Milano. Tutto esaurito e pubblico entusiasta per la serie dei concerti milanesi conclusisi ieri sera, 28 febbraio, totalizzando circa 140mila spettatori, più di due stadi di San Siro per intenderci. «I dodici giorni dopo 30 anni dal mio primo concerto proprio qui a Milano saranno impossibili da dimenticare» aggiunge Jovanotti che a 51 anni riesce ancora a tenere alta l’adrenalina come nessun altro showman in Italia, saltando e correndo in scioltezza per il palco avvolto in brillanti giacchette di lamé e paillettes. Ed è solo l’inizio di un tour che prosegue per un totale di 53 date: dal 3 marzo sarà infatti a Rimini e dal 10 marzo, per nove serate, al Mandela Forum di Firenze. Poi in tour fino a fine giugno toccando Torino, Roma Acireale, Verona, Eboli, Ancona fino ad arrivare a Vienna e Londra.

Dopo due ore e mezzo di spettacolo due ore e mezzo di spettacolo e 28 brani tutti d’un fiato, cantati e ballati dal pubblico ininterrottamente in una immensa sala da ballo con 13 lampadari da 3 metri e mezzo di diametro, un palcoscenico gigante ricco di soluzioni grafiche coloratissime ed effetti laser che neanche nelle discoteche di Miami, ci rendiamo conto che però, il vero segreto di Lorenzo/Jovanotti è un altro. Beninteso, lo spettacolo è una costosa produzione Trident Music degna delle migliori star internazionali, che impiega 120 persone in tour e 15 autoarticolati e che sul palco vede a supporto una band di caratura internazionale che comprende, oltre allo storico bassista Saturnino, una sezione fiati d’eccellenza con Gianluca Petrella al trombone, Jordan Mc lean alla tromba e Matthew Bauder al sax.

Il segreto è la gioia che arriva come un’esplosione di energia da un repertorio di successi, ma anche dalla simpatia dell’eterno “ragazzo fortunato”. Una positività che irrompe dall’inizio alla fine, da quel «come posso io, non celebrarti vita» che apre lo show (Oh, vita! che dà nome all’ultimo all’album) alla chiusura chitarra alla mano con Viva la libertà dove Jovanotti invita il pubblico ad essere ragionevole e tollerante in questo arroventato clima pre elettorale.

Un Jovanotti che si trasforma in cartoon diventando un Don Quichote armato di canzoni che spaziano dall’hip hop, al rap, dal funky alla disco, dal reggae alle ballate più romantiche dedicate a compagna e figlia, continuando a “pensare positivo”. Anche nell’affrontare le sofferenze e le complessità del mondo. Jovanotti è uno capace di trasformare il momento più spettacolare della serata, quando torna deejay per una notte su un enorme braccio meccanico che si leva sulla folla, in una performance dove i piedi si muovono e la testa ragiona. Perché quando rappa sincopato «ricordati di quelli come me che hanno fame, fame fame» (Fame, dall’ultimo album) si rivolge alla sua Tribù che balla «e cerca una ragione / Perché ci sia una terra e ci sia una nazione / Formata dai ragazzi e dalla gente / Di credo, di colore e di cultura differente / Perché è l’unica strada ed è l’unica certezza / Perché nei nostri cuori finisca l’amarezza» (e ricordiamo che la canzone è stata scritta nel 1991). Qualcuno dirà che sarà banale o che c’è troppo “volemose bene”, qualcuno invece considera Jovanotti un guru. Nessuno potrà mai negargli, però, di essere sincero, di essere uno dei più grandi showman italiani e di proporre da sempre, con la sua musica, una energia “pulita” per alimentare le nostre esistenze. Noi usciamo dallo show con una gran voglia di vivere con gioia perché ci siamo sentiti insieme a tanti, per una sera, “l’ombelico del mondo”.

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