sabato 31 agosto 2019
Il film di Todd Philips in concorso a Venezia racconta le origini del nemico di Batman con una messa in scena di grande fascino e uno straordinario, istrionico, disperato Joaquin Phoenix
Una scena del film "Joker" di Todd Phillips, in concorso alla Mostra del Cinema Venezia 76 (Ansa)

Una scena del film "Joker" di Todd Phillips, in concorso alla Mostra del Cinema Venezia 76 (Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

Nessuno sapeva prima chi fosse il Joker, uno dei più iconici nemici di Batman. Per sua madre, una donna molto fragile che lo ha allevata da sola, Arthur ha uno scopo nella vita: portare gioia e risate nel mondo. Ma quello strano ragazzo che tenta invano di muoversi in sintonia con il resto del mondo, che non è abbastanza divertente per fare il clown o il comico e che ride convulsivamente solo a causa di una malattia che trasforma quell’apparente momento di gioia in una smorfia di dolore, ha imparato a indossare una maschera per nascondere il suo vero stato d’animo.

Nei panni del protagonista del film di Todd Phillips, applauditissimo oggi in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, c’è uno straordinario, istrionico, disperato Joaquin Phoenix al quale nessun attore quest’anno dovrebbe portare via l’Oscar.

In cerca del proprio posto nell’oscura Gotham City, in una società – siamo nei primi anni Ottanta - lacerata da conflitti insanabili e governata da una classe di ricchi prepotenti dediti solo ai propri interessi e capitanati da Thomas Wayne, il padre di Bruce, il futuro Batman, Arthur non potrà fare altro che reagire con violenza all’indifferenza, alla sopraffazione, al sopruso, al tradimento, varcando sulle note della dolcissima Smile quel confine che lo consegnerà prima al plauso della folla inferocita, poi alla follia e al crimine.

Incrociando fumetto, musical e rivendicazioni sociali, Phillips firma una “origin story” che rievoca I miserabili e L’uomo che ride (diventato un film muto nel 1928) di Victor Hugo, suscita paura con un ghigno e contiene la violenza in una dimensione di rappresentazione, dove il realismo cede il passo a una messa in scena di grande fascino e spesso astrazione.

Prima di diventare l’antagonista di Batman, già incarnato da attori come Jack Nicholson ed Heath Ledger, Arthur è un uomo in cerca di riscatto contro l’emarginazione al quale la società lo condanna, le umiliazioni alle quali lo sottopongono i colleghi di lavoro e un troppo disinvolto presentatore tv, interpretato da Robert De Nito, che si prende gioco di lui davanti a milioni di spettatori

«Sono stato molto influenzato dai film che ho visto negli anni Settanta – dichiara il regista – e ho cercato un diverso approccio al genere. La sfida era quella di creare qualcosa di completamente originale perché nessun fumetto ha mai raccontato le origini di questo personaggio. Non c’erano confini, né regole, ma uno dei temi intorno al quale ruota questa storia è la mancanza di empatia».

Il nuovo approccio al personaggio è la ragione che ha spinto Phoenix a interpretare il Joker: «Non mi sono ispirato a nessuna interpretazione del passato, e questa è stata la chiave per costruire le tante personalità di Arthur, un personaggio molto difficile da definire. Ho cercato di identificare i molti tratti della sua personalità e poi ho fatto un passo indietro per non privarlo del suo alone di mistero. Ma è stato un vero e proprio work in progress: ogni giorno scoprivo elementi diversi che ho utilizzato per dare vita alla mia creatura. Ho cominciato proprio con l’affrontare il tema della perdita, senza dare al Joker caratteristiche psicologiche troppo individuabili. E ho molto lavorato per ottenere la sua risata dolorosa, che cambia a seconda delle diverse situazioni».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI