domenica 13 giugno 2010
Questa sera a Città del Capo l’esordio della Nazionale contro i sudamericani. Tattica e condizione fisica: attesa preoccupata per gli azzurri.
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«Sorry, who is this guy?" (Scusi, chi è quel ragazzo?). Salvatore Bocchetti. "And the other?" (E l’altro?). È Christian Maggio, rispondiamo. Fa tenerezza il tifoso Pit, 20 anni, nero di Centurion, etnia xhosa, simpatizzante dell’Italia per via di Gattuso. Ama gli azzurri ma ne conosce uno solo: «Because Rino is a warrior». In questo clima molto collegiale del Southdown College, in effetti l’unico guerriero nell’anonima truppa italiana è proprio il Ringhio di centrocampo. Nonostante le "jene", di arpiniana memoria, provino a farlo sentire un veteroazzurro per caso, svetta per personalità e replica in calabro-british: «Io vecchio a 33 anni? Ma allora mio nonno che dovrebbe dire?».Battute per coprire un sottile nervosismo. Domani sera a Città del Capo l’Italia esordisce contro il Paraguay in questo strano Mondiale e tocca a Gattuso prendere per mano una squadra che non perte certo con il favore dei pronostici: «Indossare la maglia n° 8 della Nazionale - dice - per me è il massimo della vita. Alla fine di questa avventura lascerò la Nazionale ma se sono qui a giocarmi il mio terzo Mondiale è perché credo di essere ancora utile, altrimenti me ne starei a Schiavonea in barca a pescare...».Un po’ in barca alla vigilia della sfida con il Paraguay sembrano un po’ tutti i cadetti dell’ex Sergente sulla neve, ormai Special "March" Lippi. A forza di cambiamenti di modulo, la maggior parte dei 14 novizi nazionali accusano labirintite tattica e una tensione che rende le gambe molli. Il fascione blu, messo sulla rete di recinzione del campo (come a Duisburg nel ritiro de 2006) per coprire la visuale degli allenamenti "secretati" di Special Lippi, rende tutto ancora più incerto ed anonimo. E la paura di andare incontro a un flop annunciato, cresce. «Certo che c’è tensione, ma è la stessa che quattro anni fa avevamo prima di affrontare il Ghana - spiega Gattuso -. Con il Paraguay non è mica la partita dell’oratorio, ci giochiamo subito un pezzo di qualificazione e noi non siamo venuti fino in Sudafrica per pettinare le bambole». Quello che preoccupa, più dei moduli in fase di sperimentazione (a 44 ore dal debutto, il 4-2-3-1 visto con il Messico, con Gilardino unica punta e Marchisio trequartista, sembra temibilmente il più accreditato), è la condizione fisica del clan Italia. «Inutile negarlo, siamo al 70-80%», ammette Gattuso. Daniele De Rossi è stato tenuto fermo per precauzione (problemi al polpaccio) nella partitella con il Gauteng All Stars, Mauro Camoranesi è recuperato in extremis, mentre Andrea Pirlo vuole esserci a tutti i costi (Cossu il 24° azzurri infatti ieri sera ha lasciato il ritiro ed è tornato in Italia) nella terza partita con la Slovacchia. «Pirlo sta lavorando 7 ore al giorno con lo staff medico per recuperare. Per questa squadra la sua presenza in campo è troppo importante».Molti pensano, specie dopo lo sbarco a Centurion, che in questa squadra avrebbero avuto la loro importanza pure Totti e i geni ribelli Balotelli e Cassano, tagliati con largo anticipo. Gattuso invece dissente: «Lippi sappiamo bene che privilegia il gruppo e quattro anni fa è grazie a quello se abbiamo vinto la Coppa del Mondo. Balotelli di strada ancora ne deve fare tanta per arrivare a Totti. Cassano se non è qui, è perché si è fatto male da solo con il suo atteggiamento e questo gli capita anche nelle squadre in cui gioca…». Parole sagge di un Rino che sta per dire addio alla Nazionale e forse anche al campionato italiano: destinazione Dubai, anche per lui. «Non è questo il momento e la sede per parlare del mio futuro», dice sibillino il più schietto e celebre degli azzurri, tentato di raggiungere capitan Cannavaro all’Al Alhi, trascinandosi dietro Special Lippi. Dall’anno prossimo, dunque si prospetta un orizzonte nazionale tutto spostato negli Emirati Arabi. E uno smacco per il ministro Calderoli: non vedrebbe la decurtazione degli ingaggi milionari di questi tre campioni del mondo che verrebbero direttamente versati nelle banche degli emiri? «Mi dà fastidio sentire certe cose. Perché noi giocatori non parliamo di politica. Invece ogni volta che c’è una manifestazione internazionale loro devono parlare di calcio. C’è voglia di strumentalizzarci e questo non mi va», ribatte il combattente Gattuso che comunque ha ancora due anni di contratto con il Milan e che per il futuro ha ancora un sogno, tutto azzurro, da realizzare: «Mi piacerebbe allenare la Nazionale a un Mondiale». Quello brasiliano del 2014 (qualificazione permettendo) è appaltato a Cesare Prandelli, ma non è detto che l’allora 37enne Rino Gattuso non possa essere il nuovo vice. Il futuro dell’Italia, al momento, batte nettamente un presente azzurro criptato. Felici di essere smentiti, da domani.
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