giovedì 13 agosto 2009

L'attore scoperto da Salvatores il 23 agosto sarà protagonista di «Miguel Mañara» di Milosz con la regia di Otello Cenci.

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«Dai film di Salvatores al Meeting di Rimini il passo è grande e im­pegnativo. È una realtà che non co­noscevo, ma che mi affascina. Sarà una sfida». Gigio Alberti, milanese, classe 1956 è conosciuto al grande pubblico per le commedie dolcea­mare Mediterraneo (Oscar nel ’92), Marrakesh Express, Sud mentre a teatro viene apprezzato da anni al­l’Out Off di Milano come nell’ultimo Aspettando Godot. Aria da eterno scapigliato, il 23 agosto sarà invece un frate spagnolo del ’600 in Miguel Mañara, opera di Oscar V. Milosz che aprirà il trentesimo «Meeting di Ri­mini» con la regia di Otello Cenci. Senta Alberti, la sua partecipazione al Meeting di Comunione e Libera­zione è piuttosto insolita. «In effetti spesso sono targato come attore di Salvatores, e questo mi sta un po’ stretto. Sono sorpreso che qualcuno abbia pensato a me per un ruolo così denso per il Meeting. Pen­si che il regista Otello Cenci mi ave­va visto a teatro nei panni di un ri­venditore d’auto idiota. Ed ora inve­ce sarò un religioso tormentato, pa­dre Miguel Mañara da anziano, men­tre il ruolo da giovane è affidato a Matteo Bonanni». Si tratta di un’opera poco rappre­sentata del primo ’900 del lituano Milosz. Cosa vedremo? «Si inizia dalla mattina in cui Maña­ra muore e rivede la sua vita. Da gio­vane è un don Giovanni ma già in­soddisfatto e disgustato, sempre al­la ricerca di qualcosa. Poi, conosce Girolama, una ragazza molto cre­dente: se ne innamora e si avvicina a qualcosa di diverso che non cono­sceva. Purtroppo lei muore e questo porta Mañara verso una ricerca più profonda. Va a pentirsi da un abate, e questi lo istruisce su come 'elabo­rare' il passato, un tragitto com­plesso che alla fine lo porterà alla fe­de e addirittura a fare miracoli». Sarà un’opera intima o corale? «Sarà un mistero in sei quadri, il Meeting lo ha già rappresentato nell’89 come una sacra rappresen­tazione. Noi lo recitiamo in un pala­sport da 3000 persone, sarà uno spet­tacolo grandioso, anche se le di­mensioni da concerto rock un po’ mi spaventano. Ma sono convinto che questo testo non sia stato scelto a ca­so, è denso di parole che hanno un peso e una sostanza e sono certo che il pubblico che avremo davanti ab­bia voglia di confrontarsi con certi temi». Il sacro è così insolito per lei? «Non ho mai affrontato il teatro sa­cro, ma alla fine tanti testi teatrali che hanno un minimo di profondità si scontrano coi problemi fondamen­tali dell’esistenza. In Aspettando Go­dot , in qualche modo c’è una ricer­ca, anche se non di Dio. In Miguel Mañara, la risposta arriva tramite gli incontri: la possibilità di cambia­mento sta nel contatto con gli altri». Sue riflessioni personali? «Il testo mi ha molto colpito come persona. C’è una frase dell’abate che dice a Mañara disperato dalla mor­te dell’amata: 'Non venire qui a ur­lare la disperazione, pensi troppo al tuo dolore. La penitenza non è do­lore, è amore'. Ora sono in monta­gna da solo e cerco di avvicinarmi verso l’Alto, cerco un’ispirazione per affrontare questo testo». Progetti futuri? Sarà nel nuovo film di Salvatores? «No, ma ritrovo alcuni miei compa­gni di viaggio in tv. Girerò una sit­com per Mediaset con Diego Aba­tantuono, Fabio De Luigi, Bebo Stor­ti. Saremo un gruppo di vecchi cal­ciatori». CHI E' GIGIO ALBERTILuigi 'Gigio' Alberti nasce a Milano nel 1956. mentre studia all’università si iscrive a una scuola di mimo dove incontra Paolo Rossi. Insieme iniziano la carriera d’attore e in palcoscenico incontra Gabriele Salvatores per cui recita in «Comedians», «Eldorado», «Café Procope». Da anni lavora all’Out Off di Milano e la prossima stagione riprenedrà «Aspettando Godot». Dalla fine degli anni ’80 in poi partecipa a molte pellicole italiane, a volte come semplice attore (come in «Sud» di Gabriele Salvatores), a volte come protagonista in film 'corali' come «Kamikazen ultima notte a Milano», «Marrakech Express» e «Mediterraneo» (vincitore dell’Oscar 1992 come migliore film straniero) sempre di Salvatores. Tra gli altri film «L’ora di religione» di Bellocchio e «Tutti gli uomini del deficiente» di Paolo Costella e la Gialappa’s band. Partecipa anche a telefilm e film per la televisione come «Zanzibar», «Renzo e Lucia» (2004), «Cuore di Ghiaccio» (2006), «I liceali» (2008­2009). Quest’autunno sarà in una sit-com targata Mediaset su un gruppo di vecchi calciatori con Diego Abatantuono, Fabio De Luigi e Bebo Storti.
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