giovedì 13 febbraio 2014
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Da quando ha scritto quel post su Facebook, Leonardo Pieraccioni è stato giosamente "assalito" da ringraziamenti e inviti da parte dei paesani di Pavone del Mella e, simpaticamente, replica ricordando l’importanza delle piccole sale. Pieraccioni, ci racconta cosa ha pensato quella notte quando ha scoperto i 16 spettatori del Cinema Aurora di Pavone del Mella? «Nella lista degli incassi dei cinema che proiettavano il mio Un fantastico via vai c’era solo quello di piccolo cinema! Per questo mi è rimasto impresso. E poi un paese con un nome così bello, importante. Ho scoperto in seguito che il Cinema Aurora è la sala parrocchiale del prete rimessa a posto da volontari e questo mi ha fatto ancora più piacere».Li andrà a trovare? «Le idee nascono quando meno te lo aspetti. L’ho buttata là, poi sono le idee che ti vengono a ricercare, è sempre così, altrimenti tante idee ti abbandonano loro e magari vanno da un altro».Le è capitato di frequentare i cineforum?«Da ragazzo andavo al cinema Universale di Firenze, un’istituzione in quegli anni. programmavano il meglio del meglio della stagione ed in quegli anni, si sta parlando del ’78/80 sono usciti il meglio del meglio del cinema mondiale: Taxi Driver, The Blues Brothers, Toro Scatenato, Animal House, Chiamami aquila, solo per citarne qualcuno».Lei che è sempre attento alle realtà dei piccoli paesi, come ha dimostrato nei suoi film, quanto considera importanti le sale di comunità?«Importantissime! Il sabato pomeriggio alla parrocchia di Sant’Ambrogio a Firenze, dove sono cresciuto, la proiezione delle ore 15 era un appuntamento imperdibile, un momento di aggregazione molto forte. C’è da dire che queste sale devono solo fare i conti con i conti! Dalle città sono sparite le monosale perché esistono adesso dei grandissimi – e devo dire attrezzatissimi – multischermi che attraggono il 90% degli spettatori. È una legge di mercato e non si può stare troppo a piangerci sopra, ci si fa il sangue amaro e basta».Passare al digitale però costa. La Regione Veneto ha appena stanziato 2 milioni di euro a questo scopo. C’è bisogno di sostegni pubblici?«Complimenti alla Regione Veneto dunque! Credo che faccia parte di una gestione del denaro importante decidere i campi dove poter elargire un sostegno economico, se lo hanno fatto si vede che avevano il "fiato" per poterlo fare. In altre regione può darsi che il cinema non sia nelle loro priorità. Per quanto riguarda la digitalizzazione c’è un accordo con i distributori che pagano alla sala un tot su ogni dcp – la copia elettronica – proiettata. È come dire "investiamo insieme" per ogni singolo schermo». Molte sale però chiudono.«L’esercente della sala mono ha paura adesso ad avventurarsi in un investimento ed è più facile che se le mura sono le sue possa vendere o cambiare destinazione d’uso al cinema e farlo diventare un condominio con 10 appartamenti. A Firenze, dove vivo, ce ne sono diversi di cinema storici che sono diventati delle case. Chissà se aleggerà fra quelle nuove cucine il fantasma di Marilyn Monroe o di Humphrey Bogart».
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