mercoledì 16 maggio 2012
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​«Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu...». Sono i versi di Scrivere il curriculum della poetessa polacca - premio Nobel - Wislava Szymborska. Versi che sembrano racchiudere la grande sgroppata nella storia del calcio polacco e mondiale (è nella lista Fifa dei 100 calciatori più forti di tutti i tempi) di Zbigniew Boniek. Il “bello di notte” per l’Avvocato, Gianni Agnelli, nella Juventus del Trap e di Platini, arrivato in Italia da Lodz, nell’estate mundial dell’82, in piena “cortina di ferro”. «Mi presero per 2 milioni di dollari. Una cifra incredibile con cui allora potevi comprare qualsiasi cosa», dice con la solita allegria veloce “Zibì”, monumento vivente del calcio in una Polonia che si appresta ad ospitare per la prima volta nella sua storia, gli Europei assieme all’Ucraina.

Ma come reagiscono i polacchi del 2012 quando per strada passa Boniek?«Sono un uomo che ha la fortuna di essere amato non solo in Polonia, ma un po’ ovunque, tranne che da quel “giovanotto” che fa il presidente della Juventus che ha dato retta a 2-3 mila ultrà... Gli hanno chiesto di togliere la mia stella personalizzata dallo Juventus Stadium, perché sarei un “romanista”, per sostituirla con quella di uno squalificato per doping per aver preso il nandrolone (Davids, ndr). Ma io spero che 14 milioni e passa di tifosi juventini si ricordino di quel Boniek che vinse la Supercoppa Europea praticamente da solo e che dopo la conquista della Coppa dei Campioni con il Liverpool donò i 100 milioni di premio alle vittime dell’Heysel...».Chiusa la parentesi bianconera, voliamo nella sua Polonia. Che Paese ci aspetta?«Beh innanzitutto spero che nessuno abbia ancora in mente di venire in un Paese in cui per le strade girano gli orsi o che la gente porti il cappotto anche in estate - sorride divertito -... Posso assicurare che anche sotto il regime comunista non ho mai visto nessun polacco chiedere l’elemosina ai bordi delle strade. Si lavorava tutti, in ogni casa si mangiava e non mancava quasi niente. Certo mancava la cosa più importante, la libertà. E a noi giovani era vietato sognare un futuro migliore».Voi giovani atleti però vivevate in una condizione di “privilegio”, tutelati e stipendiati dal regime.«Per forza, le società sportive erano in mano all’esercito o alla polizia. I politici, specie quando si vinceva, erano subito lì pronti a vantarsi che erano “tuoi amici”. Sotto il comunismo pensavo fosse una caratteristica esclusivamente polacca, girando il mondo poi ho capito che tutti i governanti si comportano così: si fanno belli nella foto con il campione giovane e carino, specie sotto elezioni».Tutto il mondo è paese. Ma che Paese è diventato il suo?«La Polonia di oggi ha 40 milioni di abitanti ed è la quinta nazione in Europa per estensione. L’Europeo si disputerà a Poznan, Varsavia, Danzica e Breslavia: città moderne, allegre, giovanili ed accoglienti, ognuna con il suo ottimo aeroporto internazionale. Dobbiamo un po’ migliorare sulle comunicazioni stradali, ma abbiamo infrastrutture all’avanguardia, a testimonianza di un Paese che ha un Pil che viaggia forte e che regge bene all’urto della crisi. Forse anche perché noi dell’euro non ne abbiamo voluto sapere...».E gli stadi delle quattro sedi polacche come sono?«Sicuramente migliori di quelli italiani. Ma ci vuole poco, anche perché ormai qui ne è rimasto uno e mezzo: quello della Juve e metà San Siro. I nostri sono uno più bello dell’altro e l’unico rifatto, Poznan, ha avuto un ottimo restyling».Un Europeo che però organizzate in società con l’Ucraina che non è uno stato membro dell’Unione Europea...«Senza i buoni uffici diplomatici del presidente della federcalcio ucraina, Gregory Surkis, alla Polonia da sola non avrebbero mai assegnato Euro2012. In Ucraina hanno problemi di distanze, di comunicazioni e in questo momento le loro beghe delicate di governo, ma lì ci sono delle ricchezze finanziarie che il resto dell’Europa se le sogna. Un “dettaglio” che ha giocato a favore dell’accoppiata che sono sicuro risulterà vincente».Un’accoppiata, immaginiamo caldeggiata dal suo amico ed ex compagno alla Juve, il presidente della Uefa Michel Platini.«Ma se Platini ha votato per voi... Prima della votazione finale Michel mi telefonò per dirmi che Polonia-Ucraina avevano pochissime chance e che l’elettorato Uefa era propenso ad assegnare Euro2012 all’Italia. Ma quello che fanno nelle stanze dei bottoni i “politici del calcio” non l’ho mai capito...».

Anche Boniek ha fatto esperienza di “politico del calcio” in Polonia.«Sono stato vicepresidente della federazione dal 1999 al 2002 e mettemmo in campo una serie di riforme rivoluzionarie che sono quelle che ancora oggi tengono a galla il calcio polacco. Con la centralizzazione dei diritti tv incassammo 100 milioni di euro, un’altra cifra pazzesca per noi».Poi è passato dalla poltrona alla panchina.«Cinque partite da ct della Polonia, nell’autunno del 2002, poi ho dovuto lasciare per motivi che non hanno nulla a che vedere con lo sport. Tre anni fa mi proposero di diventare presidente del Lecce e rifiutai. Io o lavoro e metto al servizio la mia creatività, altrimenti a fare il tecnico e il dirigente “burattino” non ci sto».Ecco il Boniek battagliero, quello che non ha mai digerito il Mundial dell’82...«L’Italia vinse quel Mondiale perché fece fuori Boniek... Nessuno mi toglie dalla testa che l’arbitro Valentine con l’Urss mi ammonì apposta per farmi saltare la semifinale con l’Italia che politicamente contava molto di più della Polonia... Avremmo perso lo stesso? Sarebbe bello rigiocarla quella partita, ma con Boniek in campo e Paolo Rossi squalificato, vediamo come finisce...».Torniamo al bello del calcio: Trapattoni è ancora in campo a Euro2012.«Grandissimo, un settantenne con la vitalità di un ragazzino che ad ogni sfida sembra sempre al debutto. Occhio Italia alla sua Irlanda, non sarà uno squadrone, ma corre e ragiona con la testa del Trap».E la Polonia che squadra è?«Imprevedibile, ma imbottita di naturalizzati, che arrivano da Under 21 di altre nazionali e che non parlano neppure una parola di polacco. I nostri tifosi non gradiscono...».Azzardiamo il podio finale?«Spagna e Germania in prima fila, poi Olanda e Italia. A Prandelli manca l’attacco e bisogna vedere cosa combina Balotelli che è più un problema che una risorsa: se non lo avessero squalificato, Mancini non avrebbe vinto la Premier - sorride -. Cassano è un valore aggiunto, ma non ha la forma per reggere i 90 minuti. Insomma, Prandelli deve sperare che gli esploda qualche buon “operaio”, come capitò a Lippi nel 2006».

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