mercoledì 10 giugno 2015
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Una gabbia come metafora della trincea. E dentro questo spazio chiuso, astratto, dal quale si può uscire soltanto per andare a morire, si trovano due corpi, quello inerme di un soldato finito sotto i colpi della mitraglia nemica e quello di un uomo atterrito e solo che perde la coscienza di sè, disintegrato dalla paura. È un frammento di storia reso paradossalmente vivo sul palcoscenico, cento anni dopo, da un attore e da un fantoccio che rappresenta il suo doppio. Tregua, scritto e interpretato da Marco Baliani per la regia di Maria Maglietta (in scena in anteprima assoluta oggi e domani al Teatro Astra di Torino nell’ambito del Festival delle Colline Torinesi) è uno spettacolo sulla tragedia della Prima Guerra Mondiale. Non spiega cosa è accaduto, non racconta una vicenda particolare ma inchioda lo spettatore davanti al grido di un essere umano di fronte alla morte. «Tentiamo di mostrare al pubblico – commenta l’autore e protagonista della piéce – cosa succede alla carne umana, che è l’espressione dello spirito, quando diventa un pezzo di artiglieria». L’assurdità della guerra concentrata in una gabbia claustrofobica nella quale l’uomo, un anonimo ed emblematico soldato, urla tutto il suo dolore e si dissolve piano piano, come nei quadri dell’irlandese Francis Bacon. Una scommessa severa e tagliente portare in teatro la ferita più profonda che ha lasciato il primo conflitto “globale” del XX secolo, quella inferta al cuore dell’uomo squarciato dalla barbarie, senza soffermarsi sulla narrazione di un fatto. «Ma Tregua vuole essere soprattutto un atto d’accusa nei confronti della modernità», dice Baliani, che è anche uno scrittore di successo (suo il romanzo L’occasione, uscito per Rizzoli nel 2013, sul rapporto tra una madre e il figlio) e vincitore nel 2005 del premio Ubu con Pinocchio nero, diario dell’esperienza teatrale con i ragazzi di strada di Nairobi. E perché prendersela con il progresso? «L’immensa catastrofe provocata dalla prima guerra mondiale è stata l’origine di un male profondo che ha fatto leva sulle scoperte tecnologiche: è stata una gigantesca macchina industriale bellica, per la prima volta sono scesi in campo i carri armati e hanno preso il volo i micidiali bombardieri mentre adesso ci sono i droni... La guerra, oggi come allora, non percepisce più le persone come esseri umani ma solo come obiettivi da colpire, nulla ha più valore, i soldati nel ’15-18 erano ridotti a fantocci, solo a numeri sulla piastrina... Facilmente si pensa ai numeri stampati sulle braccia dei deportati nei lager, alle vittime dell’Olocausto e agli sgozzamenti dell’Isis, altri orrori del nostro tempo». Morti in nome di niente, se non dell’insulso potere e della follia dell’uomo. «Bisogna tenere presente – riafferma Baliani – che da qui, da quel momento storico, si inaugura in occidente la possibilità di un controllo biopolitico del corpo umano, in forma industriale, di massa. Aprendo la strada ai tanti totalitarismi del terrore del nostro Novecento». Ma come rendere sulla scena questa «notte del mondo»? Gesti, movimenti del corpo, espressioni del viso avviluppati insieme possono non essere sufficienti, però, a trasmettere stati d’animo, il senso di solitudine, la disperazione, la fame di cibo e di relazioni. E allora è stato necessario ricorrere alle immagini di ambiente del visual design, ai suoni, ai rumori registrati dal vivo e alla musica elettronica di Mirto Baliani con sorpresa verdiana finale... Spiega Baliani: «La struttura narrativa dello spettacolo, che dura un’ora e dieci minuti, è fatta di brevi monologhi in cui affiorano frammenti di pensieri, angosce, situazioni a volte grottesche: è una provocazione forte di fronte alla quale, credo, difficilmente il pubblico reagirà subito con un applauso». Lo scrittore, attore e regista sta lavorando a un progetto intitolato Fratelli di storia per rileggere i principali avvenimenti accaduti nel nostro Paese a 150 anni dall’Unità d’Italia e riflettere sulla nostra identità.Dopo il debutto di Torino, Tregua, prodotto da Marche Teatro, approderà a Bologna (8 luglio) all’interno del programma dei Teatri della Memoria/Parco della Zucca, poi lo spettacolo sarà in tournée al Teatro delle Briciole di Parma (24-29 novembre), al Teatro India di Roma e allo Sperimentale di Ancona (il 10 dicembre).
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