sabato 29 agosto 2020
Al Mittelfest andrà in scena l’ultimo lavoro del regista sloveno, morto 53enne nel 2016. Il monologo riadattato dalla sorella Livija: «Rimane ancora un enigma la verità della Madre di Gesù».
La protagonosta di "Immaculata" Natasha Matjasec Rosker

La protagonosta di "Immaculata" Natasha Matjasec Rosker - Alijosa Reboli

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Come ha vissuto Maria, la madre di Gesù, dopo la morte di suo figlio? Cosa rappresenta per noi oggi? Un tentativo di rispondere arriva dai Balcani, con l’opera teatrale Immaculata, del grande regista sloveno Tomaz Pandur, opera postuma che debutta in Italia al Mittelfest il 7 settembre. La rassegna che andrà in scena dal 5 al 13 settembre a Cividale del Friuli ancora sotto la direzione artistica di Haris Pašovic, rifletterà sul tema dell’empatia in particolare dopo il dramma della pandemia che ha unito nella stessa sfida il mondo intero. Mittelfest quest’anno avrà 25 progetti artistici fra cui dieci prime assolute e italiane. A inaugurare il 5 settembre ci saranno Il Terzo Reich di Romeo Castellucci e Panico ma rosa, dal diario di un non intubabile di Alessandro Benvenuti, ma c’è anche molta attesa per Immaculata, ultimo lavoro di Pandur scomparso prematuramente nel 2016 a soli 53 anni.

Il monologo, interpretato da Nataša Matjasec Rošker, è tratto dal romanzo Il testamento di Maria dello scrittore irlandese Tom Tóibìn, un testo intenso e problematico, in cui Maria si ritrova a ripensare in modo toccante alle vicende della Passione dal punto di vista di una madre straziata, ponendo però dubbi e interrogativi sulla trascendenza del suo ruolo. Ora arriva la versione di Tomas Pandur, che ne ha curato adattamento e drammaturgia insieme alla sorella Livija, sua storica collaboratrice, per il Teatro Nazionale Sloveno di Maribor. «In questo “mondo angusto” lo spazio per per- sone eccezionali, grandi spiriti, è sempre stato limitato, a maggior ragione per le grandi donne, che con la loro vita e il loro lavoro hanno plasmato le epoche in cui hanno vissuto – ci spiega Livji Pandur – . Ma la storia non scritta di individui, viaggiatori ed esiliati è più grande di tutti loro messi insieme. Soprattutto la storia di chi è sempre stato considerato “il secondo sesso” come dice Simone de Beauvoir e che ha lottato con passione e coraggio per la propria esistenza e la propria verità. Il clamore della storia è fatto dai loro silenzi. Ed è in questo silenzio di oggi che Maria cerca di ricordare alcune parole, volti e parti della storia. I suoi silenzi sono la nostra nuova storia».

Maria è divenuta l’archetipo stesso della donna. «Duemila anni fa si cominciò a scrivere la biografia di Maria, la madre di Cristo. È stata raffigurata e descritta innumerevoli volte, ma sempre con lo stesso leit motiv: quello di una donna che ha perso suo figlio – ci spiega la Pandur – . La solitudine dopo la perdita è infinita, la storia della perdita è inspiegabile; il suo viaggio è un viaggio sull’orlo di un abisso, dove ogni pensiero si trasforma in un rasoio e nessuna ferita guarisce mai. Tra le crepe di questo testo, nei suoi spazi di pensiero, la sua verità rimane un enigma. Rimane incompresa, sola, diversa, divina e mortale. Ma è diventata un’eroina, un’icona, un idolo. Una di quelle donne che hanno ispirato l’arte ancora, e ancora». Che interpretazione ha dato suo fratello al testo originale in cui sembra che Maria non capisca la missione di suo figlio? «Immaculata è una celebrazione dell’amore, della perdita, della solitudine. Si concentra su una donna trasformata dalla storia nella Madre di Dio, un’eccezione tra le donne. Come l’individuo venga a volte travolto dai meccanismi della storia è uno dei grandi temi che hanno attraversato tutte le performance di Tomaz» chiarisce Livija ricordando quanto «con la sua scomparsa, la mia ferita era così profonda che poteva essere sopportata solo dal palco. E senza dubbio la performance riflette anche questi momenti della mia vita».

Come pure conserva echi della guerra nei Balcani, ma non solo, aggiunge Livija Pandur: «Purtroppo stiamo ancora vivendo in un mondo in cui ogni giorno le madri perdono i loro figli nelle guerre. E perdere un figlio è un dolore indescrivibile ». Ed anche la confessione teatrale di Maria alla ricerca della verità è molto sofferta. «Era immacolata, madre, consolatrice, piena di grazia, regina di angeli e profeti, santa vergine delle vergini, venerabile, sempre disponibi-le, vaso spirituale – elenca la Pandur – . Una donna che ha cambiato il mondo? Chi era veramente? Una donna in carne e ossa, che ha perso il figlio, che è andata “a moltiplicare le piaghe e da tutte farne un unico, determinabile dolore” come dice Saramago? O, come ha detto papa Francesco, visitando il santuario della Madonna Nera di Czestochowa, nel luglio 2016, “Maria non è una regina distante, ma è madre e serva?”».

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