venerdì 16 settembre 2022
L’Athletica Vaticana Cycling il 25 settembre debutta ai Campionati del mondo in Australia. La squadra della Santa Sede è capitanata dall’olandese “volante” Rien John Schuuruis
Il ciclista olandese Rien John Schuuruis dell’Athletica Vaticana-Vatican Cycling con il figlio Thomas

Il ciclista olandese Rien John Schuuruis dell’Athletica Vaticana-Vatican Cycling con il figlio Thomas - Ivan Sommonte

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«Il bene si fa, ma non si dice ». Tornano alla mente le parole dell’immenso campione del ciclismo Gino Bartali nel giorno in cui l’Athletica Vaticana-Vatican Cycling ufficializza la prima storica presenza del suo team ai Mondiali di ciclismo 2022. Del Ginettaccio di Ponte a Ema, salvatore di almeno 800 ebrei, per questo riconosciuto “giusto tra le nazioni” allo Yad Vashem di Gerusalemme – di cui è in corso la canonizzazione – sappiamo che corse sempre con la benedizione della Chiesa e in particolare di papa Pio XII che appoggiò la sua missione di “salvataggio” degli ebrei dalla mannaia nazifascista grazie alle sue epiche tappe da Firenze ad Assisi. La stessa benedizione ora papa Francesco la darà a Rien John Schuuruis, ciclista di Groningen, classe 1982, che il 25 settembre, a Wallongong (Australia) nel giorno in cui il Santo Padre andrà in visita a Matera capitanerà la squadra di ciclismo che porta i colori del Vaticano. Gioca nella sua «seconda casa » Schuuruis, ciclista giramondo, ora residente in Italia, che ha vissuto anche in Australia: «Paese che mi ha insegnato come lo sport possa unire le varie culture che lì convivono da sempre. Con mia moglie – Chiara Porro, ambasciatore d’Australia presso la Santa Sede – poi ci siamo trasferiti in India, nel Pacifico francese», racconta questo corridore dallo spirito “jovanottiano” «orgoglioso di rappresentare l’Athletica Vaticana Cycling ai Campionati del Mondo su strada. Non vedo l’ora di portare questo spirito di squadra in gara, lo sport ha il potere di spingere ciascuno di noi a dare il meglio di sé, sposando la generosità, il sacrificio e l’umiltà. Noi di Athletica Vaticana non vediamo l’ora di trasferire questi valori ai Campionati del Mondo e di incoraggiare tutti gli atleti a essere ambasciatori dello sport come veicolo di inclusione e fratellanza».

Rien John non ha vinto molto in carriera, ma può raccontare ai figli, Thomas e George, e un domani ai nipoti di aver tagliato i traguardi più esotici «in tutta l’Asia, nel Pacifico, in Malesia, in Nuova Zelanda e nella Polinesia francese. Una delle esperienze più incredibili – continua Schuuruis – è stata una gara ciclistica sull’isola di Flores, in Indonesia. Siamo stati accolti in diversi monasteri che punteggiano l’isola e mentre completavamo le tappe tutta la popolazione era lì ad aspettare il nostro passaggio... Un’esperienza spirituale che non dimenticherò mai». Questo insomma il passaporto umano e sportivo del n.1 del ciclismo della Polisportiva del Vaticano. Il profilo perfetto dell’atleta della Santa Sede, al quale papa Francesco ha chiesto di «farsi ambasciatore nel mondo con l’Athletica Vaticana». La squadra di ciclismo nella sua prima trasferta transoceanica è attesa dalla comunità aborigena e con Caritas Australia condividerà il progetto solidale per i bambini, “First Australians” (Kinchela boys home). Ad accogliere il team vaticano ci sarà l’arcivescovo di Sydney, monsignor Anthony Colin Fisher e il vescovo di Wallongong monsignor Brian Mascord. Per l’Athletica Vaticana questa tappa australiana può essere un ponte verso le prossime Olimpiadi. Parigi è il sogno immediato, ma di sicuro gli atleti delle Mura Leonine saranno pronti e abilitati per le Olimpiadi australiane, a Brisbane, nel 2032.

Intanto la Polisportiva negli ultimi quattro anni è cresciuta in discipline e tesserati (sono circa 200, cittadini, dipendenti vaticani e famigliari di primo grado), nell’atletica leggera, nel padel e il taekwondo. I risultati, data la giovane formazione delle squadre non sono ancora di rilievo ma in Vaticano considerano un successo la partecipazione a giugno ai Campionati dei Piccoli Stati d’Europa (con un 3° posto sui 5000 metri donne) che si sono tenuti a Malta, e a luglio ai Giochi del Mediteranneo di Orano, in Algeria (con un 9° posto nella mezza maratona, sempre femminile). Tutte prime volte, come questo debutto assoluto della Vatican Cycling ai Campionati del mondo. Un traguardo che è stato reso possibile dall’affiliazione all’Uci, avvenuta il 21 settembre di un anno fa, a Leuven (Belgio) dove si era svolto il 190° Congresso dell’Unione ciclismo internazionale che nell’occasione festeggiava i suoi 100 anni. Un traguardo che la dirigenza della Polisportiva considera un processo di crescita all’interno di «un’esperienza sportiva di comunità – spiega Giampaolo Mattei, presidente di Athletica Vaticana – . Tra le esperienze più significative dei ciclisti vaticani c’è, ad esempio, l’accoglienza dei tanti pellegrini, molti con disabilità, che arrivano a Roma in bicicletta per incontrare il Papa. E a dar loro il primo benvenuto, con una “pedalata insieme” è la comunità di Vatican Cycling».

Messaggi e riflessioni che si mettono a ruota con quelle di papa Bergoglio sul ciclismo: «Pedalare in bicicletta, mette in risalto alcune virtù, come la sopportazione della fatica - nelle lunghe e difficili salite -, il coraggio - nel tentare una fuga o nell’affrontare una volata - , l’integrità nel rispettare le regole, l’altruismo e il senso di squadra», parole pronunciate dal Papa, il 9 marzo 2019, ai partecipanti al Congresso dell’Unione ciclistica europea e della Confederazione africana di ciclismo. Parole scolpite nella mente e nel cuore di Schuuruis e i suoi compagni che in Australia porteranno con loro anche le parole di papa Francesco che gli ricorda: «Durante le gare tutta la squadra lavora unita... e quando un compagno attraversa un momento di difficoltà, sono i suoi compagni di squadra a sostenerlo e ad accompagnarlo. Così anche nella vita è necessario coltivare uno spirito di altruismo, di generosità e di comunità per aiutare chi è rimasto indietro e ha bisogno di aiuto per raggiungere un determinato obiettivo».

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