lunedì 12 gennaio 2015
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​Basta che Totti ne faccia uno direttamente sotto la Curva Sud e, immediatamente, la notizia non sono più i suoi gol ma «il primo selfie in campo». E tutti giù a parlare e rilanciare: il selfie moda, tormentone, questione effimera eppure serissima che ha già scomodato sociologi, filosofi e studiosi del costume. Se sono fortunato nella vita scatterò un selfie che diventerà virale. Onore al capitano della Roma (finora poco avvezzo ai selfie pubblici): ha fatto un capolavoro di immediatezza, cui contribuisce la faccia troncata dall'inquadratura. Anche se poi il Capitano giallorosso lo ha confessato candidamente: "er selfie", come lo hanno ribattezzato i romanisti sui social, era stato ideato prima della partita, e il telefonino portato in campo apposta per il caso in cui si fosse presentata l'occasione buona. 
Voilà. Una freschezza, quella contenuta nel "gesto tecnico" di Totti, che viene a mancare quando dal selfie "puro" si passa a quello con il braccio "bionico". Parliamo degli “stick”, i bastoncini telescopici venduti in strada per pochi euro dagli ambulanti. Un vero e proprio business. Si trovano anche on line e, nella loro versione non contraffatta e un po’ più costosa, hanno avuto visibilità al Ces di Las Vegas. Una moda nella moda. Già che mi faccio un selfie, perché non fare ancora meglio e di più? Un selfie “dopato”. Mi immortalo nel mio splendore, qui e ora, con il fai da te e l’aiutino. Se uno dei pregi del selfie (già parola dell’anno 2013 per l’Oxford Dictionaries) è la sua estemporaneità, con il braccio metallico che si allunga all’occorrenza la foto rischia di diventare un po’ più calcolata: a meno di non vivere con il cellulare perennemente agganciato a un bastoncino perpendicolare, prima di sorridere verso la fotocamera del telefonino posizionata a più di un metro da noi qualche manovra sarà stata necessaria. Mi selfo, con l’aggravante della premeditazione. «Se solo il braccio di Bradley fosse stato più lungo....» aveva scritto Ellen Degeneres sotto il (tutt'ora) selfie più retwittato della storia dei selfie. Ma, allora, non bastava un fotografo?
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