venerdì 7 ottobre 2011
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Era da tempo che il nome del poeta svedese Tomas Tranströmer circolava tra i favoriti al Nobel per la letteratura, sostenuto anche da grandi nomi che il premio l’hanno vinto, come Derek Walcott, o che sono stati candidati al prestigioso riconoscimento, come Mario Luzi, che nel 1999 ha fortemente voluto e sollecitato la prima traduzione delle sue poesie in  Italia, ad opera di Giacomo Oreglia, che gli aveva fatto conoscere Tranströmer. Il premio è meritatissimo ed è anche un segnale per i lettori, come a dire che la letteratura scandinava non è solo "giallo", ma c’è anche una forza e una bellezza che va ad indagare sulle grandi domande dell’esistenza. Lo ricorda anche l’editore Crocetti che ha pubblicato nel 2001 la raccolta Poesia dal silenzio e che ieri ha annunciato: «Stiamo pubblicando un piccolo volumetto di haiku, intitolato Il grande mistero. Tranströmer è il poeta della metafora. La sua capacità è quella di prendere e scombinare elementi della realtà quotidiana ricomponendoli in una forma diversa. Tutto viene ricondotto nella sfera dell’interiorità».È una poesia, quella dello svedese, che si muove tra malinconia e ricerca di infinito, stando in ascolto di quelli che sono i movimenti interiori dell’anima umana, una poesia che si costruisce da sé, quasi in una trasfigurazione delle percezioni raccolte dalla vita. Anche gli Accademici svedesi parlano, nella motivazione, di come «attraverso le sue immagini condensate e translucide abbia offerto un nuovo accesso alla realtà». Una poesia che trova un proprio riferimento anche nella musica, un altro grande interesse dell’autore: lo sta a dimostrare l’omaggio che viene fatto a Liszt in una raccolta degli anni Novanta, tradotta in italiano da Herrenhaus nel 2004, La gondola lugubre, a cura di Gianna Chiesa Isnardi che sottolinea come «il viaggio poetico sulla lugubre gondola è una sorta di riassunto della vita. Un viaggio che, come suggerisce il poeta, va fatto nel silenzio».Nato nel 1931 a Stoccolma, Tomas Tranströmer è cresciuto da solo con la madre. Si è laureato in psicologia nel 1956 e ha iniziato a lavorare, per scelta, in un istituto per minorenni disadattati nel 1960. Ha così sempre condiviso l’attività di scrittore e quella di psicologo, lavorando con disabili, carcerati e tossicodipendenti e, al contempo, affermandosi come uno dei poeti di area scandinava più significativi a livello internazionale. Nel discorso che ha tenuto in Italia, nel 2004, quando gli è stato assegnato il Premio Nonino, ha detto: «Nella mia scrittura ci sono poesie che sono nate in un tempo brevissimo, quasi mi fossero state dettate dall’inconscio; ci sono poesie che sono nate attraverso processi lunghi e difficili, e ci sono poesie che non sono mai decollate, restando solo ambiziosi esperimenti. Ma è anche difficile sapere che cosa si intende per scrivere in generale. È in atto dentro di noi un costante processo di scrittura e non c’è bisogno che approdi sulla carta».  Nel 1990 viene colpito da un ictus che gli toglie la possibilità di parlare e da allora vive su una sedia a rotelle, con accanto una figura straordinaria che Crocetti definisce come «una moglie devotissima con la quale comunica e scrive le cose che lui le detta nel loro linguaggio». La sua testimonianza in questo senso diventa esemplare come possibilità di superare difficoltà e dolori. Dice sempre il poeta: «Dentro di me continua uno scrivere costante, ma quello che arriva oggi sulla carta sono poesie molto brevi, concentrate, come quelle in forma di haiku con le loro 17 sillabe». E per spiegare come l’afasia non abbia compromesso la sua forza creativa cita l’esempio di una poesia che aveva scritto molti anni prima, dedicata al musicista russo Shebalin, anch’egli colpito da afasia, ma che continuava a comporre. Anch’egli dunque continua a scrivere e suona il pianoforte ogni giorno, usando la mano sinistra.Il Nobel di quest’anno, giocato in casa, invita a scoprire un poeta che volge lo sguardo tra realtà e metafisica, che afferma ancora: «Con la poesia voglio chiarire a me stesso il mistero della vita, voglio descrivere in modo chiaro quegli aspetti della realtà che io vivo e sento come misteriosi», Un poeta che ha molto amato l’Italia, tanto da sceglierla come meta per il viaggio di nozze, in una Venezia in cui viene abbracciato da «un angelo senza volto» che gli sussurra: «"Non vergognarti di essere uomo, sii fiero! / Dentro di te si aprono volte su volte all’infinito / Tu non sarai mai finito e tutto è come deve essere"».
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