mercoledì 2 marzo 2011
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benché conosciutissimo per i suoi romanzi – da Malombra (1881) a Piccolo mondo antico (1895), da Piccolo mondo moderno (1901) a Il Santo (1905), che venne messo all’Indice da Pio X e che condusse il suo autore ad un clamoroso atto di "sottomissione" – Antonio Fogazzaro (Vicenza, 1842-1911) si è considerato fondamentalmente un poeta. Lo scrittore, di cui ricorrerà il 7 marzo prossimo il centenario della morte, in un discorso che precedette la sua produzione narrativa, «Dell’avvenire del romanzo in Italia» (1872), rifletteva sul modo in cui la tecnica, l’economia, la politica, la scienza contemporanee avevano via via dissolto lo spazio della poesia. Compito della poesia diveniva trovare una relazione nuova con la  realtà. Egli dunque – pur continuando a comporre versi – si "convertì" letterariamente al romanzo, che vedrà come una struttura di poesia multidiscorsiva.Agli inizi Fogazzaro era stato fortemente attratto dalla parte più segreta della psiche umana, appassionandosi a scrittori quali Hoffman e Poe; proprio questa tematica venne scandagliata nel suo primo romanzo, Malombra. Dalla reinterpretazione letteraria della dimensione magico-fantastica egli passò poi al mondo dell’inconscio, affrontando le tematiche dell’occulto in termini psicologici: il termine inconscio, che dapprima è aggettivo, diverrà poi nella sua prosa un sostantivo. Fogazzaro appartiene al gruppo dei primi studiosi europei della psicologia e scoprì prima di Pirandello teorie psicologiche che aprirono la strada alla psicanalisi, dissertandone nel saggio «La nuova scienza» (1895). Questa ricerca lo accomuna a Pascoli, nell’attenzione alle «cellule pre-semantiche» del linguaggio; in entrambi ciò che sembra domestico e familiare diviene lo spazio del perturbante, come in Freud. In Pascoli, tuttavia, lo spazio inconscio dell’anima non affonda nell’ontologico, rimane bensì in un ambito psichico; mentre in Fogazzaro lo spazio del sogno e della psiche incontra l’oscurità e l’inconscio dei mistici, nel contatto tra l’anima e l’assoluto di Dio.Come due suoi grandi predecessori, Manzoni e Tommaseo, Fogazzaro fu affascinato dalla filosofia di Antonio Rosmini, in cui vedeva una luce di libertà, che anche nei suoi romanzi si accende nella profondità più oscura, nelle "notti dell’anima" degli eventi. Il tema dell’ombra, figurativo e simbolico, è fortissimo in Fogazzaro, ma sempre correlato a quello di una luce nascosta nell’ombra, che ci salva impedendoci di smarrirci. Benché scientificamente attento, sulle orme del suo maestro Giacomo Zanella, alla portata innovatrice della teoria evoluzionista (che definì «spiegazione di metodo» della creazione divina), Fogazzaro sostenne la rosminiana idea dell’essere e con essa quel «misticismo della ragione», sulla base del quale il collegamento profondo tra l’anima e Dio non indebolisce ma rinforza la dimensione razionale e intellettuale.Questo collegamento, non oppositivo ma correlativo, si riscontra puntuale nei romanzi. Tuttavia il modernismo di Fogazzaro (benché egli si definisse «non modernista ma moderno») si manifestò dopo il suo grande romanzo patriottico-risorgimentale, Piccolo mondo antico, uscito nel 1895. «Il punto di contatto tra i due aspetti» dice uno dei maggiori esperti di Fogazzaro, Fabio Finotti, docente alle Università di Pennsylvania (Philadelphia) e di Trieste, «è il fortissimo idealismo dello scrittore, proiettato verso l’avvenire e costruito sulla base del principio di evoluzione, guardando al passato per continuare verso il futuro. Se Fogazzaro mira alla grande memoria italiana, interpretando come Manzoni uno spirito e una storia nazionale, allo stesso tempo si rifà al grande modello di Ippolito Nievo, che parlava di una storia fortemente agganciata al presente».Quanto al seguente Fogazzaro «modernista», ebbe un effetto e una presa straordinaria sul pubblico, tanto da essere considerato un maestro spirituale. «Si impose anche sull’orizzonte internazionale diventando, un po’ come Tolstoj, maestro di coscienze» rileva ancora Finotti. «Uno dei suoi lettori appassionati, ad esempio, fu il XXVI Presidente degli Usa, Theodore Roosevelt, Premio Nobel per la pace nel 1906, che lo considerava uno degli scrittori più rappresentativi della cultura contemporanea e che lo incontrò a Porto Maurizio nel 1910.«Fu poi visto in quest’ottica soprattutto da un vasto pubblico femminile, di donne che ricercavano una autonomia di fede e di pensiero». Non a caso, tra gli avvenimenti di rilievo nelle celebrazioni per il centenario, oltre al convegno internazionale Fogazzaro nel mondo e ad una mostra iconografica che Vicenza gli dedicherà tra settembre e ottobre, troviamo la pubblicazione delle oltre duecento lettere inedite del carteggio con la gentildonna patavina Yole Moschini Biaggini, sua lirica ispiratrice.
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