giovedì 14 maggio 2020
L’attore, nel cast di “Propaganda Live” de La 7, confessa: «Questa pandemia mi ricorda la guerra in Eritrea da cui fuggii da bambino»
L'attore Salvatore Marino

L'attore Salvatore Marino

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E’difficile fare ridere in epoca di coronavirus, e lo sa bene Salvatore Marino, comico abituato ai giochi di parole più raffinati della lingua italiana, che vediamo su La 7 ospite con i suoi sketch a Propaganda Live, il venerdì alle 21.15. Difficile, perché Marino, italiano nato in Eritrea e fuggito da adolescente dalla guerra civile, conosce i drammi della vita. Tanto che oggi sostiene la campagna di Amref sul diritto all’acqua nei Pesi africani (www.acqua.amref.it), tema ancor più importante in epoca di coronavirus. «Il mio rapporto con Amref nasce molti anni fa, con una campagna volta a garantire l’accesso all’acqua pulita in Africa – ci racconta Marino –. Molto spesso diamo per scontato che l’acqua sia presente ovunque, ma non è così. Nella campagna di Amref di quest’anno sotto il volto di una bambina compare la scritta “Pensi che lei possa lavarsi le mani?”».

Concetti da veicolare alle nuove generazioni, aggiunge l’attore che si interroga anche sul futuro dello spettacolo: «È una condizione insolita, inedita, che grava molto anche a livello lavorativo. Noi attori abbiamo bisogno di un pubblico, di un riscontro. La sensazione è quella di essere intrappolato in una terra di nessuno, senza la possibilità di progettare un futuro. Ho pochi stimoli creativi, perché la mia creatività è disturbata da un’inquietudine che non mi permette di stare sereno. A Propaganda Live non scherzo sugli aspetti sanitari di questo periodo, bensì sulle conseguenze politiche ed economiche».

«Vivo questo periodo come se fosse un segnale che ci ha mandato il Padre Eterno, per chiederci di fermarci – aggiunge l’attore –. Dobbiamo rimettere in sesto le cose, i pensieri, le priorità. E se riusciremo a trarre il positivo da questo periodo così ostile, riusciremo anche a uscirne migliori di prima». Per Marino, cattolico praticante, è stato anche dura non aver potuto sinora partecipare alla messa: «Soffro nel non potere andare in chiesa, un luogo di raccoglimento, di riflessione, ma soprattutto di celebrazione con la comunità. A me piacciono le omelie».

Marino spiega di pensare molto anche all’Africa, dove ha ancora parenti, anche se in Eritrea non riesce più a tornare da 40 anni, perché colto da attacchi di panico ogni volta che ci ha provato. «Io sono nato e cresciuto in Eritrea, figlio di un italiano e di una eritrea, il più piccolo di una famiglia numerosa: quando avevo 14 anni è scoppiata la guerra. Siamo rimasti chiusi negli scantinati di una casa ad Asmara, sotto i bombardamenti, per molto tempo. Poi una notte siamo stati evacuati dalla Croce Rossa Internazionale – racconta – . Dovendo paragonare la clausura forzata di oggi alle bombe che sentivo da giovane, posso dire che questa situazione mi mette più inquietudine. Ai tempi sapevo che se fossi uscito, avrei rischiato la vita ma il nemico invisibile è angosciante. Quando sarà tutto finito, usciremo e cammineremo su macerie invisibili, e questo spaventa».

Nei suoi spettacoli, Salvatore Marino ha parlato anche spesso di razzismo. «Ho frequentato prima l’accademia di stato, poi il laboratorio di Proietti. Diplomato di tutto punto, ho iniziato a cercare lavoro come attore – racconta –. Quando andavo a fare i provini per Pirandello o Shakespeare, però, non trovavo una collocazione. “Non cerchiamo ballerini” tuonò dal buio della platea un giorno addirittura Giuseppe Patroni Griffi. Ho quindi deciso di utilizzare le mie energie in un altro modo ed è stato grazie alla comicità che, le prime cose che ho fatto, le ho potute dedicare al colore della mia pelle. Al fatto che noi africani, negli anni 70, eravamo delle “mosche bianche”. Eravamo pochi. Eppure, c’erano molti atteggiamenti razzisti. Io ho sempre giocato su questi stereotipi con autoironia. Quando parlo di razzismo posso osare molto di più rispetto a un comico che non ha la pelle nera – prosegue – . Da anni propongo ai ragazzi delle scuole il laboratorio “Comici integrati” per il Ministero delle Pari Opportunità. Da 2000 questionari su temi come razzismo e bullismo, distribuiti ai ragazzi delle medie di tutta Italia ho tratto uno spettacolo da me interpretato che porto in giro per l’Italia, e che ora sarebbe il caso di mettere in rete».

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