sabato 10 luglio 2010
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Che la saga dei giocattoli Pixar inaugurata ben quindici anni fa da Toy Story, pietra miliare dell’animazione, e giunta al suo secondo sequel dopo Woody e Buzz alla riscossa potesse ancora riservare al pubblico di adulti e bambini un’esplosiva carica di fantasia, emozione, creatività, garbo e intelligenza, proprio non ce lo aspettavamo. A Hollywood, si sa, seguiti e remake sono sinonimo di penuria di idee, ma di John Lasseter, unico grande erede dello spirito disneyano, ci si può fidare. Non ha mai sbagliato un colpo e ogni volta ci sorprende con storie coraggiose e originali, scritte con grande attenzione, ma soprattutto «rispetto, per il pubblico più esigente e sottovalutato che esista, quello dei bambini».Diretto da Lee Unrich, Toy Story 3 – La grande fuga (da vedere con gli occhialini 3D) orchestra una tale quantità di spunti narrativi, stili e generi da bastare per almeno una decina di film. Comincia come un western, prosegue come una commedia, poi diventa dramma e melò per sfociare nel carcerario (il genere più lontano dal mondo dei bambini, ma azzeccatissimo in questo contesto) e tornare al sorriso passando per l’azione mozzafiato. Eppure la storia, magnificamente costruita, ruota intorno a valori molto semplici come l’amicizia, la lealtà, la solidarietà, lo spirito di gruppo.Ricordate il piccolo Andy che nella sua stanzetta giocava con Woody il cowboy e Buzz l’astronauta, il tirannosauro Rex, Mr. Potato e il cane a molla Slinky? Ebbene, quel bambino ora ha diciassette anni e sta per andare al college. Per i suoi giocattoli la partenza del loro amico è fonte di grande preoccupazione: solo Andy lo seguirà, mentre alcuni di loro, i più fortunati, finiranno in soffitta, gli altri nella pattumiera. Per uno spiacevole equivoco finiranno tutti al Sunnyside, un asilo dove i giocattoli sono governati da Lotso Grandi Abbracci (Riccardo Garrone), un morbido orsacchiotto rosa che profuma di fragola, ma gronda rabbia e risentimento da ogni cucitura. Il perché lo scopriremo strada facendo. Per sfuggire alla sua dittatura Andy (Fabrizio Frizzi), Buzz (Massimo Dapporto) e amici si lanceranno in una rocambolesca fuga degna di quella di Steve McQueen che li porterà dritti a una minacciosa discarica illuminata dall’orrida luce del forno per lo smaltimento di rifiuti. Ma il lieto fine per tutti i balocchi del mondo è una certezza finché al mondo ci saranno bambini disposti a giocare con loro.Tra le felicissime new entry di questa geniale avventura, c’è il malinconico Chuckles (Giorgio Faletti), il Telefono Chiacchierone (Gerry Scotti), ma soprattutto la coppia Barbie (Claudia Gerini) e Ken (Fabio De Luigi) che ha scatenato le insulse, se non ridicole polemiche di un gruppo di femministe americane offese per «il sessismo e l’omofobia del film». Possiamo solo dire che solo chi non ha mai trascorso interi pomeriggi in compagnia di questi due giocattoli (o chi non sa più che fare per attirare l’attenzione) può partorire una simile sciocchezza.
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