venerdì 6 aprile 2012
​Dopo lo stanziamento di 105 milioni di euro da parte della Ue, presentato a Napoli il piano di investimento. Ornaghi, ministro deo Beni culturali: dimostreremo all’Europa che ce la possiamo fare da soli.
«E neppure un euro alla camorra»
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​Pompei, la città morta che vive, sarà dunque soccorsa. Quasi un mini consiglio dei ministri a Napoli con un solo punto all’ordine del giorno: il "Grande progetto Pompei", secondo la definizione europea insolitamente poco burocratica che piace a Monti. Ha due obiettivi: proteggere gli scavi dalle ingiurie del tempo e fare in modo che «non un euro finisca nelle mani della camorra». L’investimento di 105 milioni di euro può fare gola alla delinquenza organizzata. Pompei, che per il ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi, è vita e morte, imprevisto e imprevedibile, è soprattutto «un bene dell’umanità ed emblema di una delle più importanti radici della cultura occidentale che si espresse con il concetto di cittadinanza e con il commercio». I crolli degli ultimi anni hanno reso urgenti gli interventi di restauro e chiedono tempi brevi. Questi tempi devono essere non velleitari, per Ornaghi, che fissa il limite di tre anni: «L’efficacia delle procedure e la precisione dei tempi saranno indispensabili». La presenza di quattro ministri a Napoli che firmano insieme a Monti il protocollo che dà l’avvio ai lavori è il segno della cooperazione tra diverse istituzioni. Questo modello, dice Ornaghi, è piaciuto all’ Europa, ma - aggiunge -  «occorre anche suscitare un po’ di italianità e dimostrare all’Europa che la strada davanti ce la possiamo fare da soli». Ai 105 milioni della Ue si potrà aggiungere l’intervento dei privati: «Ben venga - dice il ministro - una sussidiarietà anche per Pompei, ma la gestione sarà seria e caratterizzata da regole precise. Il primato assoluto e la regia saranno dello Stato». Salvare Pompei, senza che la camorra azzanni l’osso, dunque. Il ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, assicura la massima attività del Viminale per supportare la prefettura di Napoli che sarà "capolinea" del Grande Progetto Pompei: si pensi soltanto a tutta l’attività di controllo delle ditte appaltatrice, passate ai raggi ics. Gli investimenti pubblici saranno dunque blindati, perché questa di Pompei è anche una sfida e l’Europa ci guarda con attenzione. Quanto poi agli investimenti privati, Cancellieri assicura: «Noi possiamo fare la nostra parte dove ci sono investimenti pubblici. Comunque c’è un’altissima vigilanza sul territorio. «E tanto più i privati chiederanno collaborazione, tanto più noi saremo efficaci». A Napoli il ministro ha annunciato la creazione di una sezione specializzata dei Vigili del Fuoco per gli interventi su beni culturali. L’Aquila, ad esempio, è stata già per questi vigili una sorta di apprendistato. Progetto "interistituzionale", dunque, tant’è che l’hanno firmato anche i ministri della Pubblica istruzione, Francesco Profumo, e per la Coesione sociale, Fabrizio Barca il quale ha racchiuso in tre parole lo sforzo per Pompei: fiducia, metodo e territorio. «Senza la fiducia - spiega - non si innova e non si cambia. Si segue un metodo nuovo, con obiettivi chiarissimi, un disegno progettuale prototipo e un nuovo sistema di utilizzo delle risorse. Questa operazione, infine, perché esplichi il suo potenziale deve riversare la sua attrattiva sul territorio». Il ministro Profumo, invece, coniuga cultura, sviluppo e legalità: «La cultura - spiega - genera sviluppo, ma perché il nostro patrimonio realizzi appieno le sue potenzialità abbiamo bisogno di un contesto di legalità diffusa e regole trasparenti» Il presidente Monti, nella sua full immersion a Napoli raggiunge i ministri con un piccolo ritardo sul ruolino di marcia. Non vede nemmeno un gruppo di dimostranti sotto le finestre della prefettura che se ne sono andati già via. Monti ringrazia il governo precedente che con Fitto, Galan e Villari iniziò l’iter che ha portato al finanziamento: «È necessario - dice subito - che Pompei resti in piedi con elevati standard di qualità». È noto: Pompei conosce un «turismo mordi e fuggi». Il futuro degli Scavi sta nella capacità di creare condizioni perché il turista (una media di seimila al giorno) resti di più. Per prima cosa va tenuta lontano dal progetto la criminalità organizzata. Partire, dunque, dal turismo perché la situazione economica - ammette Monti - al Sud è seria. «Il Meridione - dice - patisce la crisi generale dell’economia e la fase recessiva del Paese. C’è qui minore capacità della scuola di compensare l’effetto del divario sociale sulla competenza degli studenti; peggiore qualità della formazione e dei sistemi pubblici per l’impiego; peggiore qualità dei servizi ferroviari; peggiore assistenza agli anziani non autosufficienti e all’infanzia; peggiori condizioni di contesto per l’avvio e l’espansione delle attività imprenditoriali». Cosa salverà il Sud, in cui è assente la "massa critica"? «Un subbuglio - parola precisa - che inneschi movimenti virtuosi»
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