venerdì 8 gennaio 2010
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In Rai è allarme radio? La battuta viene spontanea. In questi primi giorni dell’anno, con le presenta­zioni dei nuovi palinsesti radiofonici, ci si sta chiedendo se a Viale Mazzini c’è effettiva intenzione di rifondare la radiofonia, recuperare negli ascolti perduti, in particolare quelli giovani­li, adeguarla alle nuove esigenze di mercato sulla base di quanto stabili­to dal documento di rilancio appro­vato dal Cda in estate, al momento delle nomine dei nuovi direttori. An­che a fronte del calo di ascolti di alcu­ne edizioni del gr come quella delle 7.30 e dell’invecchiamento della me­dia degli ascoltatori di RadioRai a tut­to vantaggio delle reti commerciali. Ieri, nel presentare il palinsesto di Ra­dio1 (nei giorni scorsi ci sono state quelle di Radio2 e Radio3), il diretto­re dell’ammiraglia della radiofonia An­tonio Preziosi, direttore anche del Gr, ha parlato del rilancio dell’informa­zione sulla prima rete, ma non ha af­frontato il discorso del rilancio sulle altre due reti e del necessario coordi­namento, per evitare il fenomeno dei gr fotocopia. In margine all’incontro il vicediretto­re generale con responsabilità sulla radiofonia, Antonio Marano, ha spie­gato che «non siamo ancora all’a­dempimento delle direttive del Cda, ma al primo passo. Ci sono altri 6-8 mesi di lavoro per arrivare ad avere quelle diverse caratteristiche fra i ca­nali e fra i gr richieste dal vertice a­ziendale vo per il gr di Radio3. A chiusura del cerchio della presen­tazione dei palinsesti, resta da capi­re se come dice Marano si va effetti­vamente nella direzione indicata dal Cda, che ha chiesto innovazione e «u­na marcata differenziazione dell’of­ferta informativa, anche attraverso l’istituzione di nuove testate», anche in relazione all’avvento del digitale. Un’idea, quella del ritorno ai tre gr di­stinti, frenata in Cda dalle polemiche politiche e sindacali. In sostanza il gr di Radio1 deve riba­dire le caratteristiche di giornale di ri­ferimento, il gr di Radio3 deve raffor­zarsi nell’informazione dedicata a po-­litica, economia, esteri e cultura, men­tre al gr della seconda rete si chiede di diventare quel giornale innovativo e giovane capace di vincere la concor­renza con le reti commerciali, in una prospettiva di rafforzamento del ser­vizio pubblico ma anche di potenzia­mento delle entrate pubblicitarie. A questo proposito, il direttore di Ra­dio2 e condirettore per il Gr2 Flavio Mucciante, come affermato nell’au­dizione in Commissione parlamenta­re di vigilanza, sostiene che «si po­trebbe fare un gr di qualità, in linea col nuovo formato di Radio2 e in sintonia col documento del Cda sul rilancio della radiofonia, quindi diverso da quelli in fotocopia che vanno in onda oggi, semplicemente mettendo a di­sposizione del Gr2 il 25% dell’organi­co dell’intera redazione del GrRai». In­somma, ». In attesa del possibile ma non con­fermato ritorno a tre distinte testate giornalistiche il grosso della redazio­ne resta nella disponibilità del gr del­la prima rete. Agli altri due gr vanno, a partire dal 10 gennaio, 12 giornali­sti più un caporedattore per il gr di Radio2 e 11 giornalisti più un capo­redattore e un vicedirettore operati- sono pochi 12 giornalisti su 191 (7%), chiamati a coprire 12 edi­zioni quotidiane, dalle 5 alle 22.30. Lo stesso sindacato «deve capire che gli organici possono crescere solo in una prospettiva di diversificazione ed e­voluzione dei modelli produttivi». Non critico, ma pur in attesa di una più marcata differenziazione, il condiret­tore per il Gr3 Riccardo Berti. «Quella del ritorno alle tre testate – ha detto il direttore della Radiofonia Bru­no Socillo – è una prospettiva da veri­ficare, che resta in piedi. Serve uno studio di fattibilità, un’analisi dei co­sti... Con la radio digitale si può pen­sare a un canale all news. Abbiamo i­niziato la differenziazione dei gr. Sia­mo al primo passo. Presenteremo al C­da un progetto specifico, aperto a in­terventi e modifiche. Entro primave­ra si arriverà a una scelta». Nei fatti Radio2 e Radio3 hanno un or­ganico ridotto: circa 50 persone fra programmisti, amministrativi e fun­zionari. Radio1, oltre ai 165 giornali­sti può contare su 40 persone fra pro­grammisti e amministrativi, esclusi i dirigenti con varie mansioni. Nel 2009 il budget di Radio1 è stato di 11,5 mi­lioni, quello di Radio2 di circa 8 milioni e quello di Radio3 di circa 5 milioni. Tutto questo a fronte di una raccolta pubblicitaria che vede Radio1, in ca­lo, raccogliere circa il 50% dei ricavi della radiofonia Rai. Radio2, in cre­scita, raccoglie il 46%. Radio3 si atte­sta sul 3-4%.
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