giovedì 31 marzo 2016
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Nel teatro si dice che il laboratorio sia il luogo della mente e del corpo, dove si cerca il proprio spazio e la propria dimensione, nello sport può essere l’allenamento ad espletare questo bisogno. Un luogo dove trovarsi e ritrovarsi per crescere attraverso un cammino comune come quello dei ragazzi della Stella Rossa Rugby, una squadra amatoriale di Milano che sta dimostrando come il rugby e il suo spirito, declinato in sostegno, gioco di squadra e contatto fisico, sia un ottimo strumento per accrescere il benessere di chi lo pratica aiutando il dialogo tra mente e corpo. Da queste esigenze e necessità è nato nel 2010 il progetto riabilitativo nell’ambito della salute mentale denominato Mud Star Rugby per iniziativa di due suoi giocatori Martino Napolitani (medico) e Pietro James Pastonesi (psicologo). «La nostra idea – spiega Napolitani – nasce dal dare a tutti la possibilità di giocare e in particolar modo a persone con disagio psichico. Lo sport, si sa, apporta numerosi benefici psico-fisici e abbiamo pensato alle potenzialità del rugby usando i suoi valori per sviluppare un’attività riabilitativa sociale e psicologica per utenti dei servizi della salute mentale del territorio di Milano e Provincia. In pochi anni si è formato un buon gruppo e ora abbiamo un nucleo di una ventina ragazzi e ragazze di svariate età che sono riusciti a migliorare la propria vita sociale proprio grazie al rugby e questo ci è stato confermato dai medici e professionisti che li seguono ogni giorno». Molti di loro non conoscevano nemmeno questo sport ma con il tempo è diventato un momento significativo del loro quotidiano come racconta l’allenatore Francesco Gadina: «Hanno capito bene lo spirito del gioco e del progetto. Molti non parlavano e non avevano rapporti sociali, ora invece sono una squadra vera e affiatata anche se non partecipano a campionati. La miglior soddisfazione è quando chi li vede allenarsi non si accorge dei loro problemi, ma anche vedere che quando facciamo le partite miste fra Stella Rossa e Mud Star nessuno si risparmia. Le loro paure erano date dal contatto fisico e avevano difficoltà di coordinazione, grazie agli allenamenti hanno superato queste barriere e la loro vita ne ha beneficiato». Su questa scia sono nate in Italia altre realtà simili: «Ci sono altre squadre come la nostra – spiega Roberto Sesena, ex giocatore e aiuto allenatore di Gadina – a Pontedera, Colorno, Crema e Bari dove sono nati da poco gli Atipici. Lo scorso settembre abbiamo anche fatto un torneo a Pontedera. Io seguo questo percorso fin dall’inizio e ho avuto grandi soddisfazioni. Tutti i ragazzi che hanno aderito hanno avuto una crescita individuale incredibile e qualche settimana fa in occasione di un nubifragio si sono allenati lo stesso mentre i ragazzi della Stella Rossa non si sono nemmeno cambiati. Il loro allenamento dura un’ora e mezza con intensità e concentrazione da professionisti e molti si fermano anche a quello della Stella Rossa. Ormai sono preparatissimi e quando ci troviamo alle cene sociali o a vedere l’Italia fanno commenti tecnici di rilievo. Hanno capito cosa vuol dire integrazione, arrivano tutti insieme e hanno ideato loro il nome Mud Star». Le “Stelle del fango” il loro campionato l’hanno già vinto, anche se il presidente Pietro Brighi non si pone limiti: «Stiamo cercando di fare rete con le altre realtà per creare attraverso bandi e finanziamenti un campionato vero e proprio con un regolamento ad hoc, sarebbe qualcosa di unico e per loro una conquista enorme». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Mud Star Rugby dà a tutti la possibilità di giocare e così migliora il benessere dei malati. L'allenatore Francesco Gadina: «Molti sono riusciti a superare la paura del contatto fisico» I ragazzi del Mud Star Rugby durante un allenamento
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