martedì 20 luglio 2010
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La palla è rotonda, ma forse numeri e statistiche aiutano a interpretarne i rimbalzi. Stefan Szymanski, docente di Economia alla Cass Business school dell’Università di Londra, ne è talmente convinto da aver scritto - con Simon Kuper - Calcionomica (Isbn Edizioni), un fortunato saggio che tenta di spiegare il calcio in termini economici, storici e sociali. A una settimana dalla finale mondiale, analizza quello che è successo in Sudafrica. Professor Szymanski, perché ha vinto la Spagna?«Credo che la maggior parte della gente sia d’accordo sul fatto che ha vinto la squadra migliore. La Spagna attualmente dispone di uno spettacolare gruppo di stelle, qualcosa che ognuna delle nazioni con grande tradizione calcistica riesce a esprimere di tanto in tanto. Quel che però è interessante notare è che pochissimi Paesi sono stati capaci di produrre talento in tale quantità. Forse questo cambierà quando la “tecnologia” del calcio si diffonderà».Da campioni a ultimi del girone. Perché il calcio italiano è in crisi?«La scarsa prestazione non coincide con una crisi del calcio nazionale. Ciò che la maggior parte degli italiani segue è la serie A, che cattura molto più tempo e attenzione. La Coppa del Mondo può essere importante, ma alla fine è solo un evento collaterale. La Serie A ha dei problemi perché fatica a raccogliere risorse per mantenersi competitiva: stadi di scarsa qualità e non di proprietà dei club, tifo violento e entrate televisive relativamente basse. Però bisogna dire che tutto il calcio, non solo quello italiano, è sempre in crisi. Ma sopravviverà sempre...».Quattro semifinaliste su quattro nel 2006, tre nel 2010. Perché il calcio europeo è sempre il migliore?«Il motivo è semplice: ricchezza. L’Europa ha le risorse per sviluppare il talento e le ha sempre avute. L’America e gli asiatici la raggiungeranno perché dispongono sempre più delle risorse necessarie, ma ci vorrà del tempo. È un po’ come costruire la bomba atomica: tutti conoscono la tecnologia ma serve un certo livello di capacità organizzativa per farla diventare una realtà. Penso che i Paesi asiatici ci riusciranno nei prossimi due decenni».Quando vedremo una nazionale africana in una finale mondiale?«Non nel prossimo futuro per la stessa ragione: la ricchezza, che in questo caso manca. Come l’organizzazione. Non hanno ancora la capacità di sviluppare il talento.Perché nemmeno Capello è riuscito a far vincere l’Inghilterra?«L’Inghilterra è sempre e stata una squadra di medio valore. Per vincere serviva un Rooney al top e un pieno di fortuna. Se Rooney avesse segnato contro l’Algeria, l’Inghilterra avrebbe evitato la Germania e nessuno sa cosa sarebbe successo. Ma in verità la storia dice che l’Inghilterra non è quasi mai stata in grado di andare oltre i quarti di finale».Dopo il Mondiale il Sudafrica sta meglio o peggio di prima?«C’è un fattore felicità, ma non ci sono stati guadagni in termini economici. La spesa per le infrastrutture è stata in gran parte sprecata perché non si vede nessun uso possibile per gli impianti. Anche il turismo ha ricevuto un impulso trascurabile».Chi è il vero vincitore della Coppa? La Fifa o gli sponsor?«La Fifa. Con gli impianti pagati dal governo sudafricano e i giocatori forniti dai club la Fifa si è presa tutto il denaro e tutto il merito. L’Esecutivo, ovvero i 24 uomini che governano la federazione, può utilizzarli per mantenere il controllo dei profitti.Quali benefici trae un Paese da una vittoria in un Mondiale?«Solo la felicità. Non ci sono benefici economici».Si può già capire il favorito nel 2014?«No, in quattro anni emergeranno nuovi talenti e le squadre che oggi sembrano fantastiche potrebbero accusare infortuni e perdite di forma. Ma il calcio sarebbe veramente noioso se fosse così prevedibile...».
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