«Chi del Bologna s’intende... », come canta Lucio Dalla, sa che questa volta la casa rossoblù è nelle mani giuste. Sono le mani gentili di una donna, Francesca Menarini, «45 anni», dichiara senza alcun pudore: la prima “presidentessa” in 100 anni di storia del Bologna Fc, fondato il 3 ottobre 1909. Ci accoglie in tailleur d’ordinanza in una breve pausa di lavoro nella sede della Cogei, l’azienda di famiglia specializzata in costruzioni. La giornata di questa giovane imprenditrice elegante, dal fisico atletico che rimanda a Lady Diana, comincia prestissimo e si divide tra le ore in ufficio a seguire i nuovi progetti edili e il “cantiere” aperto del Bologna, impegnato nella missione salvezza. Un compito arduo, portato avanti con estrema decisione, dribblando sicura le critiche, ogni insinuazione perfida o satirica (compresa quella di Teocoli: «Lei non potrà mai entrare nello spogliatoio a strigliare la squadra ») sul suo ruolo “anomalo” di numero uno di un club di serie A.
Signora, come nasce questa sua passione per il Bologna? «Da bambina mio padre Renzo mi portava al Dall’Ara, lì è scoccata la scintilla. La prima cotta calcistica è stata per il Bologna di Beppe Savoldi. Crescendo ho continuato a seguire la squadra, ma a distanza. Mi sono riavvicinata quattro anni fa quando siamo diventati soci di minoranza nella gestione Cazzola. Adesso che la proprietà è nostra, naturalmente non perdo una partita in casa e quando posso cerco di andare anche in trasferta».
Un impegno costante e quotidiano, ma quante ore lavora? «Dalla mattina alla sera mi divido tra la Cogei e il Bologna. Un sacrificio certo, ma sono la mia vita. Riuscire a conciliare non è semplice, però sia nell’azienda che nel calcio ognuno sa qual è il suo compito e lo assolve nel migliore dei modi. Mi piacerebbe avere più tempo per andare a Milano in Lega, ma il più delle volte alle riunioni partecipa mio padre».
Come l’hanno accolta i “megapresidenti” della serie A? «Ho trovato un ambiente molto disponibile, maschile, ma non maschilista. Sono stata accettata da subito, ma più come persona e imprenditrice coraggiosa che come donna prestata al calcio». Le quote rosa nel Palazzo del pallone sono ancora rarità. «Intanto la vicepresidente di Lega è Rosella Sensi che è anche patron della Roma. In campo cominciano a vedersi delle guardalinee e questo mi pare un ruolo di una certa responsabilità. Magari prima o poi arriverà anche l’arbitro donna».
Se lo augura perché potrebbero far meglio degli arbitri uomini? «Da quando sono entrata nel calcio sento sempre parlare dell’arbitro come di un problema; io penso che sia necessario valutare il loro operato partendo dal fatto che in quanto essere umani sbagliano come tutti noi. È capitato che qualche decisione abbia danneggiato il Bologna, ma ho sempre visto la buona fede anche negli errori più grossolani».
C’è un aspetto del sistema-calcio che non la soddisfa? «Gli ingaggi dei calciatori, sono troppo elevati. In un tempo di crisi nera, in cui tanta gente fa fatica ad arrivare a fine mese, credo che dovremmo collaborare tutti per evitare gli eccessi e cercare di venire incontro a quelle fasce che sono in difficoltà e per le quali il calcio rappresenta una boccata d’ossigeno, un gancio con la normalità».
Questo rientra nel suo progetto di fare del Bologna un vero “prodotto sociale”. «Abbiamo cominciato con il ridurre i prezzi dei biglietti per i giovani e per gli anziani e con il rendere più agevole l’accesso e la visione della partita alle scolaresche e alle persone disabili. Inoltre stiamo aderendo al progetto di riciclaggio Last minute market. I cibi che non vengono consumati nel catering domenicale che offriamo agli abbonati della Tribuna platino, con appositi contenitori lo portiamo alle associazioni che poi si occupano di distribuirlo alle mense dei poveri». Un altro obiettivo che si è data è quello della valorizzazione del settore giovanile rossoblù... «Dopo tanti anni siamo tornati al Torneo di Viareggio. Il nostro patrimonio da qui in poi dovrà essere il vivaio che deve dare un’opportunità a tutti quelli che da bambini cominciano a giocare nei campetti di quartiere. Andrò a conoscerli e a parlare con ognuno di questi ragazzi del nostro settore giovanile per dirgli che il loro sogno di arrivare in prima squadra è anche il nostro».
Quanto è stato vicino al suo Bologna quel “genio ribelle” di Mario Balotelli che gioca nell’Inter, vostra avversaria di oggi? «Lo abbiamo cercato, era nella lista dei rinforzi con Pazzini e Osvaldo, che poi è arrivato. Balotelli è un giocatore che mi piacerebbe vedere nel Bologna, ma siccome è un grande talento gli auguro di realizzarsi lì nell’Inter».
Ha notato che più che dell’Inter si parla esclusivamente di Mourinho? «Rientra nel gioco dei media. Mourinho è un personaggio accattivante che ha fatto presa con la sua aggressività. Qui a Bologna accade la stessa cosa con Mihajlovic, di cui si parla molto più di quanto non si faceva con Arrigoni».
Dopo due mesi al comando del Bologna lei con Arrigoni ha conosciuto e messo in atto anche la pratica dell’esonero dell’allenatore. «Purtroppo è una delle tante leggi non scritte del calcio che certo non posso cambiare io che sono l’ultima arrivata. Comunque il cambio era necessario e visti i risultati anche azzeccato. Mihajlovic è un eccellente allenatore e soprattutto una persona di grandissima umanità».
La Bologna di sinistra non la pensa proprio così e non perdona al serbo le simpatie per la “ Tigre” Arkan. «La politica deve stare fuori dal calcio, così come ogni forma di strumentalizzazione che il più delle volte genera violenza. Io non considero nostri sostenitori quelli che si sono macchiati dell’aggressione al tifoso juventino fuori dallo stadio».
La violenza si combatte anche con stadi più accoglienti e sicuri? «Certo e ci stiamo già lavorando, ma la volontà di costruire un nuovo impianto sul modello inglese non dipende solo dal Bologna. Mi auguro si arrivi presto a uno stadio per le famiglie, di proprietà del club con parcheggi comodi e strade di accesso che evitino di partire 3 ore prima per andare a vedere una partita».
Queste famiglie di tifosi del Bologna cosa devono aspettarsi dal futuro della loro squadra del cuore? «Quest’anno dobbiamo pensare solo a salvarci. Poi l’obiettivo minimo del Bologna dovrà essere la zona Uefa. E l’obiettivo massimo sarà - Francesca fa una pausa, poi sorride divertita - … Ancora la zona Uefa».