domenica 22 agosto 2021
Un album nato sotto il lockdown: «Dovevo festeggiare i 60 anni un anno fa ma la pandemia me l’ha impedito, così ho trasformato uno stop in opportunità: 40 musicisti in 9 studi diversi»
Il chitarrista blues genovese Paolo Bonfanti

Il chitarrista blues genovese Paolo Bonfanti - / Guido Harari

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C’è un bluesman, un signor chitarrista, che dagli anni Ottanta srotola note e chilometri. Arrivato a 60 anni decide di festeggiarli. Come? Con un disco voce e chitarra, una cosa intima. Intanto però succede l’impensabile: scoppia una pandemia, non si può uscire. E allora lui che si chiama Paolo Bonfanti, arriva da Genova ed è uno dei nomi portanti del blues e della musica di matrice americana in Italia, decide di sparigliare, di sconvolgere il progetto e di farlo diventare l’opposto, una chiamata alle armi collettiva. «Vedevo i musicisti che non suonavano più, i fonici, i tecnici, i negozi di dischi, i gestori di locali e teatri, gli organizzatori di eventi, le professionalità cancellate, gli investimenti persi, le entrate mancate, le occasioni perdute che per loro natura non possono tornare e di cui nessuno parla. E allora ho pensato: nel mio piccolo, li faccio suonare io, con me. La mia musica che diventa nostra».

Ed ecco allora Elastic Blues, un disco straripante, con quaranta musicisti e nove studi coinvolti. In tutto 16 brani e 70 minuti di musica custoditi in un libro di 80 pagine di ricordi, riflessioni, testi, immagini. Vita e musica che escono da tutti i pori. La presentazione era fissata nel teatro municipale della città piemontese in cui Bonfanti si è trasferito da parecchi anni, Casale Monferrato, con due concerti: il 14 e 15 novembre 2020. I suoi 60 anni scoccavano il 15, che era anche il giorno d’uscita del disco. E invece no, si sa com’è andata: un nuovo lockdown. La presentazione è slittata sino a questa fine di agosto, a stasera, alle 21, sempre a Casale ma nel Castello del Monferrato (a ingresso gratuito), dopo che a fine luglio ne era stata fatta una anche a Genova. Finalmente Elastic Blues si muove.

A proposito: perché elastic? «Perché il blues come l’oro è duttile e malleabile, come il cervello e la coscienza dovrebbero essere, è elastico». Ma non solo: «Il blues è casa – ci spiega lui –, è il posto da cui si parte per poter fare i propri viaggi, le proprie esperienze e poi si sa che quando si vuole tornare è lì che ti aspetta. E il blues è alla radice di una parte enorme della musica che si ascolta ora nel mondo, compresa quella cosiddetta italiana. Il blues è anche un atteggiamento, un’attitudine: la verità e la genuinità, i pochi fronzoli, la vicinanza con la realtà, la vita vera».

Sa di quel che parla Bonfanti. Si è laureato al Dams con una tesi sul blues, ha inciso una quindicina di dischi, ha suonato con fior di musicisti americani e inglesi. Ce l’ha nel sangue: il nonno Leonello Argeri è stato uno dei primi batteristi jazz in Italia, lo zio Sergio violoncellista alla Scala. Lui smentisce il luogo comune del bluesman maledetto (il suo vizio massimo è l’acqua minerale gassata) ma non è uomo di scorciatoie, sa e vuole rischiare, ad esempio aprendo questo nuovo album con un pezzo strumentale di 7 minuti, Alt!, un rigoglioso, irresistibile rock-blues. Non è l’unico strumentale in un album con molti pezzi in inglese e anche con due in genovese, perché come l’inglese si presta bene per queste musiche, anche se «non sarei onesto se negassi che Creuza de mâ di De André ha sdoganato l’uso di questo dialetto in ambiti esterni al pop-folk».

Vedi Fin de zugno, che rievoca la contestazione del 1960 a Genova contro il congresso del Msi. C’era anche lui, nella pancia di sua madre. Musicalmente nel disco i generi si alternano, si mescolano, si sommano, ci sono anche folk, funk, country, jazz elettrico (Miles Davis docet). «Per il tipo di progetto, una sorta di riassunto di 60 anni di vita e quasi 40 di carriera, ho voluto inserire anche brani di stili che mi hanno appassionato ed influenzato nel corso del tempo». Senza steccati. L’elasticità è appunto anche mentale.

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