giovedì 20 gennaio 2011
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Oltre un italiano su tre è un «pirata». Secondo una ricerca effettuata dalla Ipsos e presentata ieri mattina dalla Fapav, la Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva, «nel 2010 il 37% degli italiani ha fruito di materiale pirata audiovisivo». Sarà (anche) per colpa della crisi economica, sarà perché, come spesso accade, il reato c’è ma la sanzione quasi mai, la pirateria audiovisiva continua a crescere. In particolare tra i giovani (età compresa fra i 15 e i 44 anni) di cultura media superiore e ben attrezzati tecnologicamente.La ricerca Ipsos, che ha preso in esame i tre tipi di pirateria possibili (fisica: acquisto di dvd contraffatti; digitale: download da fonti non ufficiali o circolazione di copie pirata su chiavette USB; secondaria: prendere in prestito o vedere una copia illegale attraverso parenti e amici), fa emergere un quadro preoccupante. Il primo dato, il più importante: rispetto allo scorso anno, l’incidenza della pirateria è cresciuta del 5%. Nello specifico: la pirateria digitale (più forte al nord) è aumentata del 3% come quella fisica (più forte al centro sud), mentre quella indiretta segna un +5%. Nell’ultimo anno sono stati commessi ben 384 milioni di atti di pirateria audiovisiva, con una crescita di quasi 30 milioni rispetto alla rilevazione precedente e con un impatto economico stimato intorno a 500 milioni di euro persi per i canali legali. Tra questi ultimi, a subire il maggior danno economico sono la vendita (150 milioni) e il noleggio (130 milioni) dei supporti ottici, mentre per il cinema il valore perso è di oltre 100 milioni.Tutto questo non accade certo per la scarsa consapevolezza dei pirati: «il 70% di chi commette atti di pirateria audiovisiva sa di commettere un reato ma tale consapevolezza è accompagnata dalla quasi certezza dell’impunità». Unico vero deterrente sembrerebbe essere la denuncia penale (83%), seguita da pesanti multe (78%), dal possibile distacco della rete (77%) e dall’avviso di violazione da parte degli operatori Internet (73%).Un aiuto nella lotta alla pirateria cinematografica potrebbe arrivare dalla visione in 3D: il 6% dei «pirati» dichiara di rinunciare alle copie illegali in caso di film in 3D per poter fruire della qualità della visione offerta dalla sala.In ogni caso, visto che il fenomeno della pirateria riguarda non solo il cinema, ma anche quello della tv, della musica e dell’editoria, è chiaro che il dato rappresenta solo una goccia nel mare: «La pirateria è un atto di violenza terribile verso l’industria cineaudiovisiva che occupa oltre 300mila persone» sostiene il presidente della Fapav Filippo Roviglioni, sottolineando che «l’home video ne ha già perse diverse migliaia, senza che nessuno se ne sia accorto. Un’azione efficace non è possibile senza l’aiuto del governo».In questo senso va la collaborazione con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, il cui commissario Stefano Mannoni, però, ammette: «La battaglia è cominciata ma è ben lungi dall’essere vinta».
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