martedì 1 febbraio 2022
Lo spagnolo a 35 anni diventa il tennista più vincente di sempre. Ma da Chris Paul nel basket a Ibra nel calcio sono tanti i veterani ancora protagonisti. E a 37 anni Razzoli punta in alto ai Giochi
Lo spagnolo Rafa Nadal, 35 anni, il tennista più vincente di sempre nei grandi tornei

Lo spagnolo Rafa Nadal, 35 anni, il tennista più vincente di sempre nei grandi tornei - Reuters

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Non dovete badare alla carta d’identità: classe e talento non hanno età. Quante volte, soprattutto di recente, lo sport ci ha messo in guardia dal sottovalutare i campioni in là con gli anni. Si fa presto a definirli “bolliti”, ma poi ci stupiscono con le loro imprese che se ne infischiano del tempo che passa. Che sia una rovesciata, un canestro o uno slalom sugli sci, i fuoriclasse non invecchiano mai. L’ultima lezione arriva dall’altro mondo, dalla racchetta di un veterano del tennis che in Australia ha riscritto la storia di questo sport. È accaduto domenica, ma negli occhi abbiamo ancora i colpi surreali con cui il 35enne Rafa Nadal ha rimontato il russo Medvedev, dieci anni più giovani di lui, nella finale di Melbourne. Lo spagnolo è diventato il tennista più vincente di sempre nei grandi tornei con 21 slam conquistati. Un trionfo clamoroso a dispetto del covid che lo aveva colpito lo spagnolo qualche settimana fa, oltre agli infortuni e la schiena dolorante che gli hanno fatto anche pensare di appendere la racchetta al chiodo. Eppure è riuscito a mettere in bacheca di nuovo l’Open d’Australia, per lui sempre ostico: qui aveva vinto solo u- na volta, tredici anni fa. Una partita infinita, da batticuore, perché Medvedev, in vantaggio di due set a zero, già pregustava di diventare il nuovo numero uno mondiale (ora è 2°). E invece la strepitosa rimonta, conclusa al quinto set dopo cinque ore e 24 minuti con il punteggio di 2-6 67(5) 6-4 6-4 7-5.

Con il russo sbigottito a fine partita: «Mi congratulo con Rafa, sono rimasto a bocca aperta per quello che ha fatto, è stato pazzesco. Ad un certo punto gli ho chiesto se fosse stanco. Dopo i primi due set ha alzato il livello del suo gioco: speravo che si stancasse, ma evidentemente non è stato abbastanza ». Tutti in piedi ad applaudirlo, anche i due grandi rivali della triade leggendaria che ancora domina questo sport: Novak Djokovic e Roger Federer (superati da Nadal negli slam vinti, sono fermi a quota 20). Lo svizzero, 40 anni, si dimostra un fuoriclasse anche di sportività: «Mai sottovalutare un grande campione. Che partita. Al mio amico e grande rivale Nadal sincere congratulazioni per essere diventato il primo uomo a vincere 21 titoli del Grande Slam. Qualche mese fa stavamo scherzando sul fatto che entrambi fossimo con le stampelle. Incredibile».

Mai dire mai, insomma, quando di mezzo c’è la stoffa del campione. Non è mai troppo tardi per rinascere. Prendete il nostro Giuliano Razzoli, 37 anni, pronto di nuovo a giocarsi il sogno olimpico a Pechino dopo aver vinto l’oro ai Giochi di Vancouver nel 2010. Un trionfo che allora lo lanciava come erede di Alberto Tomba, ma poi una carriera segnata da tanta sfortuna con una miriade di infortuni. Una strada sempre in salita affrontata però con la saggezza e l’umiltà di un campione: «Se non avessi avuto tutti quegli infortuni non avrei avuto quella voglia di riscatto e di tornare ad alti livelli che invece ho adesso. La mia avventura è stata bellissima così». Originario di Villa Minozzo (Reggio Emilia), “Razzo” è convinto: «Niente è casuale». Due anni fa al Messaggero di Sant’Antonio rivelò: «Ho avuto la fortuna di nascere e crescere in un paesino piccolo, dove, a differenza delle grandi città, dispersive, la tradizione cattolica c’è sempre stata. I miei genitori, il paese, la comunità, mi hanno trasmesso il valore della fede. E la fede ti aiuta a crescere e a maturare, ad andare avanti nei momenti belli e anche in quelli in cui qualcosa non va bene». Quindici giorni fa il ritorno sul podio in Coppa del Mondo a distanza di sei anni, ora punta in alto anche alle Olimpiadi invernali che si aprono venerdì: «Mi sento vicino ai migliori perché non ho mai sciato bene come adesso. Ai Giochi non si va solo per partecipare».

Ma basta allargare lo sguardo ad altre discipline per riconoscere che non sono pochi i grandi vecchi che continuano a stupire. Nel basket dei sogni della Nba, la scena la sta rubando Chris Paul che a 36 anni sta trascinando al vertice i Phoenix Suns. Eppure anche nella deludente fin qui stagione dei Lakers, continua a firmare prestazioni impressionanti ancora un “certo” LeBron James che di anni ne ha ormai 37. Un calcio all’età arriva anche dal mondo del pallone. A 55 anni Miura è ancora in campo in Giappone (in quarta divisione), ma se parliamo di alti livelli basta rimanere nei nostri confini per guardare i “numeri” del 40enne Ibra col Milan. Lui che punta a un altro anno in rossonero e al Mondiale in Qatar (se la Svezia si qualificherà) non ha nessuna intenzione di smettere. Come Buffon, 44 anni, che è tornato a Parma, oggi in Serie B, e ora sogna un’avventura anche in Messico. Chi può dirlo quando “devono” smettere? E quanto incidono premi e sponsor? Solo loro possono saperlo. Certo per continuare a fare la differenza ci vogliono ancora costanza e passione. A noi non resta che goderceli fino a quando rimarranno in campo, consapevoli che potranno stupirci, come i veri artisti. Perché, come diceva Chesterton: «La dignità dell’artista sta nel suo dovere di tener vivo il senso di meraviglia nel mondo».

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