martedì 9 agosto 2022
Dal 20 al 28 agosto, a Praga, si svolgerà la 26ma Conferenza dell’International council of museums (Icom). Tante aspettative, un po' di apprensione
I musei, fulcro di una nuova stagione idealista

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Siamo prossimi a un importante appuntamento per chiunque abbia a cuore il rapporto tra società e cultura: dal 20 al 28 agosto, a Praga, si svolgerà la 26ma Conferenza dell’International council of museums (Icom), un evento al quale giungiamo con grandi aspettative e con una certa apprensione. Gli anni difficili appena trascorsi hanno reso ancor più evidente il ruolo cruciale che i musei possono e devono svolgere nella contemporaneità: di fronte alla crisi pandemica, alle tensioni politiche, ai contesti di guerra, alle persistenti disuguaglianze i musei hanno dimostrato non soltanto un’indubbia resilienza, ma anche la capacità di prendere posizione, di scendere in campo e di formulare soluzioni possibili (una facoltà che, per ragioni di convenienza, la politica fatica a esercitare). Il fermento che precede la conferenza imminente si è aggiunto al dibattito esploso nel precedente incontro dell’Icom: a Kyoto, nel 2019, la proposta di una nuova definizione di museo aveva suscitato una spaccatura così profonda da indurre a una sospensione del voto. Una decisione opportuna, tale da stimolare un lavoro di riflessione che si è esteso ben oltre l’ambiente degli addetti ai lavori, coinvolgendo gli organi di stampa, l’opinione pubblica, le università, il terzo settore, la scuola. Si è accesa così una consapevolezza di cambiamento ancor più forte e significativa, favorendo la comprensione dell’impatto che la nuova definizione poteva suscitare, non solo per i musei, ma per i territori e le comunità ai quali i musei si rivolgono. La definizione di Kyoto, da molti ritenuta troppo politica, suggeriva una spinta vigorosa dei musei verso una esplicita militanza etica, ispirata a principi di democrazia e di pluralità, volta a incoraggiare 'le diverse comprensioni del mondo, contribuendo alla dignità umana e alla giustizia sociale, all’eguaglianza globale, al benessere planetario'. Temi cruciali, dunque, che interessano il ruolo che intendiamo assegnare alle istituzioni culturali e la parte che esse possono svolgere nel plasmare il futuro. Un sondaggio ha consentito di analizzare la questione, selezionando gli obiettivi e le azioni che i musei intendono riconoscere nella propria missione. Il confronto è stato complesso e ha portato a una proposta ben più moderata di quella avanzata nel 2019, certamente meno coraggiosa e dirompente, anche se vi compaiono le parole diversità e sostenibilità, accessibilità e inclusione, partecipazione e condivisione. La formulazione è frutto di mediazione: tra un mondo professionale vincolato da rigidità organizzative e dalle legislazioni locali e un contesto sociale che reclama un maggiore attivismo da parte delle istituzioni culturali, mosso dal bisogno di colmare l’assenza della politica e di riconoscersi in una dimensione di slancio valoriale. L’apertura verso queste istanze è visibile nei temi scelti per la Conferenza di Praga: scopo (museo e società); sostenibilità (musei e resilienza); visione (musei e leadership); servizio (musei e nuove tecnologie). Il 'potere dei musei' (questo il titolo scelto per l’edizione 2022) deriva innanzitutto dalla consapevolezza che 'rimanere neutrali di fronte all’esclusione e alla discriminazione, comprometterebbe la rilevanza stessa delle istituzioni museali'. Come si concilia, dunque, la moderazione della proposta di nuova definizione col dichiarato attivismo che sembra ispirare il confronto che ci attende? La discrasia non è casuale e sembra chiarire tra le righe i termini della riflessione in corso: l’opportunità di una cornice di consenso, che non destabilizzi un contesto assai variegato e spesso in precario equilibrio con gli orientamenti politici di alcune nazioni, ma che possa accogliere al suo interno la vitalità di un dibattito urgente sui principi che l’umanità intende perseguire. Il museo, quale spazio pubblico di condivisione e di esercizio del libero pensiero, è il luogo privilegiato dove oggi è possibile promuovere un discorso politico sui diritti e sui valori. Non è utopia immaginare che da qui sia possibile fare la differenza. Un’ispirazione attivista anima il mondo dei musei da almeno un secolo: all’indomani del primo conflitto mondiale, il vento pacifista della Società delle Nazioni aveva favorito un clima di fiducia nel potere della cultura e dell’arte. Nel 1921, Henri Focillon, tra i grandi protagonisti di quella breve stagione di idealismo, affermava: 'La cosa essenziale è che i musei siano vivi: si viene qui non per giudicare, ma per apprendere, e - ancor più di apprendere per essere felici e per amare'. Il potere dei musei va inteso oggi non soltanto per questa capacità di stimolare curiosità e di ispirare benessere, ma quale baluardo di civiltà e di speranza, leva di cambiamento sociale, monito costante a vigilare in difesa dell’umano.

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